Metropolis. Voglia di riqualificazione

È tempo di tornare a parlare anche di questioni non legate al Covid. Una di queste riguarda il destino (incerto) del vecchio complesso di magazzini portuali , la cui funzione andrebbe ripensata

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Metropolis. Voglia di riqualificazione

È cosa ormai risaputa che Fiume, città dal ricco e turbolento passato, custodisca in sé tesori architettonici che raccontano il suo particolare trascorso. Un trascorso che dovrebbe essere uno dei suoi motivi di vanto, ma che invece, in troppi frangenti, non viene valorizzato a sufficienza. E dire che basterebbe così poco per ridare a questi gioielli l’importanza che meritano, facendoli brillare di luce nuova, magari un po’ diversa, ma pur sempre tale da farli rivivere. Il titolo di Capitale europea della Cultura, che il capoluogo quarnerino sta onorando (tra una polemica e l’altra) in questo difficile 2020, sarebbe potuto essere un’ottima occasione per rivitalizzare angoli cittadini deperiti dal tempo, di cui nessuno ormai sembra più curarsi. Certo, l’insorgere dell’emergenza Covid non ha giovato a questi auspicabili fini e ora come ora, in un momento in cui una delle crisi sanitarie più devastanti di sempre è ancora in atto, risulta inutile nemmeno pensarci e figuriamoci poi discuterne per individuare una soluzione. Ebbene sì, oggi i problemi sono ben altri: bisogna pensare a come uscire quanto più indenni (soprattutto economicamente) dal malessere globale provocato dal coronavirus, tornare in carreggiata senza risentire troppo delle conseguenze della pandemia. Quella che stiamo vivendo è un’era nuova, che ci ha colti alla sprovvista contribuendo a far passare in secondo piano tutto il resto. La vita però, a un certo punto deve tornare alla normalità e di altre questioni che non siano il Covid, bisogna comunque tornare a parlare.

Il complesso Metropolis è formato da cinque capannoni collegati tra loro da ponti pedonali sospesi

L’esempio di Trieste
Una di queste è il tema del nostro servizio e riguarda l’inspiegabile mancata volontà da parte di chi di dovere di rivitalizzare, magari riqualificandolo, lo splendido (ai suoi tempi d’oro) complesso di vecchi magazzini portuali, denominato Metropolis.
Modelli da seguire ce ne sono, come ad esempio quello della vicina Trieste, il cui Porto Vecchio (per il momento soltanto alcuni dei suoi 23 capannoni dismessi) è sottoposto di questi tempi a una capillare opera di restauro. Un intervento voluto dal Comune, che ne detiene la proprietà, dopo che l’area è stata sdemanializzata nel gennaio del 2017 e riqualificata per fini culturali, turistici e commerciali. Per rendere possibile un’opera come questa, l’amministrazione cittadina ha optato per il modello pubblico-privato, senza tentare di attingere dai finanziamenti a fondo perduto dell’Unione europea, il cui iter avrebbe prolungato i tempi.
I primi capannoni del Porto Vecchio rinnovati hanno oggi una funzione museale e custodiscono al proprio interno antichi macchinari e attrezzature portuali, anch’essi tornati in vita dopo un intervento di conservazione. Dopo averli visitati di persona e averne ammirata la bellezza, viene spontaneo chiederci perché una soluzione simile non possa venir considerata anche a Fiume. Eppure, il complesso Metropolis è bene culturale della Repubblica di Croazia e come tale sotto tutela del Ministero della Cultura. La Direzione portuale, maggiormente concentrata sui terminal container di Brajdica e su quello che sorgerà in Molo Zagabria, ne detiene invece la proprietà e non sembra essere interessata a far rinascere il cuore del porto, che abbonda di vecchi magazzini quasi del tutto in disuso.

Il complesso Metropolis è formato da cinque capannoni collegati tra loro da ponti pedonali sospesi

Ci vuole dialogo
“Basterebbe che le varie parti si sedessero allo stesso tavolo e affrontassero la questione. Con un pizzico di buona volontà si potrebbe arrivare a una soluzione favorevole per tutti e invece c’è sempre qualcuno, o qualcosa, che frena le cose”, sostiene Zvonko Varljen, responsabile del settore per lo sviluppo e la gestione del patrimonio in seno all’azienda Luka Rijeka, il quale ci ha accompagnati in un giro d’ispezione nel capannone numero 21, collegato mediante ponti pedonali sospesi – soluzione architettonica unica nel suo genere – agli stabili numero 18, 19, 20 e 22, che assieme formano il complesso Metropolis. “Grazie a quest’accorgimento, i magazzini sono collegati tra loro”, spiega il nostro interlocutore, affermando che essendo i vecchi capannoni, risalenti agli inizi del XX secolo, volti a contenere tutt’altri tipi di merce racchiusa all’epoca esclusivamente in sacchi (sostituiti poi dai container) e come tale più leggera, risultano al giorno d’oggi quasi del tutto inadeguati. “Un motivo in più – sostiene Varljen – per ripensare del tutto la loro funzione”. Appunto, riqualificarla a fini culturali e in fin dei conti turistici, visto che Fiume, dopo il collasso dell’industria, punta sempre di più sul turismo. Che cosa si aspetta, allora, a far fronte comune? Non soltanto per il complesso Metropolis, bensì anche per altri gioielli architettonici di stampo industriale, vittime inesorabili di un totale (vergognoso) degrado?

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