Memoria, formazione e conoscenza

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Memoria, formazione e conoscenza

“Ci sembra un’assurdità l’idea avanzata da qualcuno, per quanto autorevole, di sospendere il Giorno del Ricordo, dopo che il Parlamento è intervenuto con una legge specifica. Non accettiamo che possa essere messo in discussione”. Così il presidente di FederEsuli, Giuseppe de Vergottini, intervenendo giovedì in Senato alla celebrazione svoltasi alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, del premier Mario Draghi, della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, dei rappresentanti delle associazioni degli esuli, dell’Unione Italiana, di numerosi enti, istituzioni e di autorità.

Aperti al dialogo e al confronto

“Ci sembra assurdo e ci sembra veramente sgradevole che si dia adito a considerare solamente questo tipo di impostazione”, ha aggiunto Giuseppe de Vergottini. Il presidente della FederEsuli, stigmatizzando sul triste episodio rappresentato l’attuale ondata negazionista – emersa prepotentemente anche in occasione del 10 febbraio – che per quanto provocata da una parte infinitesimale della società rappresenta un “tarlo pericoloso” e tende a sbriciolare e compromettere l’importante lavoro svolto, ha rimarcato la piena disponibilità al dialogo, a un confronto storico serio. “Noi non abbiamo nulla da nascondere. Non abbiamo bisogno di strumentalizzazioni, siamo disposti a ogni confronto nel modo più onesto, corretto e limpido possibile non vogliamo nascondere i misfatti, gli errori, le sopraffazioni, l’assimilazione forzata… tutto questo non ci appartiene. In questi anni si abusa del termine dialogo; noi siamo dialoganti,non nascondiamo nulla ci confrontiamo, se c’è bisogno con chiunque. Parliamone in un confronto storico”, ha evidenziato il presidente di FederEsuli, nel suo intervento all’incontro organizzato congiuntamente con l’Unione Italiana durante il quale ha ripreso i concetti espressi il giorno prima al Senato.

Patrimonio culturale

“Il Giorno del Ricordo non va sospeso. Il ricordo riguarda il nostro patrimonio culturale e noi lo difendiamo e lo difenderemo. Se c’è qualcuno che sostiene che si negano le responsabilità, che dubita di alcune situazioni, parliamone con franchezza. La cultura distorta non può essere accettata”, ha aggiunto rimarcando l’importanza di coniugare l’impegno della diplomazia con quello delle associazioni e di lavorare guardando al futuro, dando il giusto spazio alla conoscenza e alla formazione che – ha sottolineato – “devono essere la stella polare dell’attività”.

Una riflessione che si pone sulla stessa traccia del pensiero espresso dal premier Draghi nell’aula del Senato, quando ha ricordato che con il Giorno del Ricordo si percorre un cammino di riconciliazione e si rende omaggio a tutte le vittime di quegli anni, italiane e slave, evidenziando trattarsi dello “stesso percorso che ha portato nel 2020 il Presidente Mattarella a tenere per mano il Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor a Basovizza”.

Valori europei

Draghi ha poi rilevato l’importanza di un dialogo che “deve ispirarsi ai valori che oggi ci accomunano: il pluralismo, la democrazia, la libertà. I principi fondanti della Repubblica italiana e dell’Unione europea. Le uniche, vere garanzie di un’autentica coesistenza tra nazioni e tra persone” e la necessità di continuare a costruire una memoria storica condivisa”. “Dobbiamo respingere – ha sottolineato il presidente del Consiglio – ogni tentativo di strumentalizzazione per fini politici”.

Anche per la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha espresso solidarietà alla redazione e al direttore Sangiuliano, “episodi vergognosi come i commenti sulle foibe al profilo Twitter del Tg2 non fanno che confermare l’importanza del Ricordo, contro l’ignoranza e la disinformazione”. Per il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, “i dati storici consentono oggi di confutare le posizioni negazioniste o giustificatorie dei tragici eventi” riguardanti le vittime delle foibe, l’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, ma anche le più complesse vicende del confine orientale. Sono i dati storici, a detta di Rosato che permettono “di rispondere con sdegno a chi, recentemente, ha addirittura considerato l’istituzione del Giorno del ricordo come frutto di un processo di falsificazione storica, volto a porre sullo stesso piano le ragioni e i torti delle diverse parti e ideologie in conflitto”.

Atto di verità e giustizia

“L’approvazione della legge sul Giorno del Ricordo ad ampissima maggioranza nel 2004 costituì atto di verità e giustizia, due valori fondamentali per ogni sistema democratico. Il Parlamento intervenne dopo che per decenni parti non trascurabili del mondo politico e culturale del nostro Paese avevano, per ragioni di natura ideologica, negato o sminuito le atrocità commesse contro gli italiani sul confine orientale”, ha detto nel suo intervento al Senato il vicepresidente della Camera, che non ha mancato di ricordare i gesti di fortissima importanza, simbolica e politica – come l’incontro nel luglio del 2020 a Trieste tra il Presidente Mattarella e il suo omologo sloveno Pahor – che hanno favorito “il processo di riconciliazione” e a “promuovere il valore dell’amicizia e collaborazione tra i nostri Paesi, appartenenti oggi alla stessa Casa europea”. Anche per Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera dei deputati, “giustificare le foibe, invocando le violenze dell’occupazione fascista della Jugoslavia, è un’aberrazione. Nessuna violenza ne giustifica un’altra. La verità è più forte delle menzogne”. Lo ha scritto su Twitter esprimendo solidarietà ad Enrico Letta, che ha reso onore a vittime innocenti.

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