Matjaž Kek: «Il Rijeka ha tappato la bocca a tutti i suoi detrattori»

L'eroe del doblete sulla cavalcata trionfale dei biancocrociati

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Matjaž Kek: «Il Rijeka ha tappato la bocca a tutti i suoi detrattori»

“È meglio non aver vinto al Poljud: farlo a Rujevica è indescrivibile”. Parola di Stjepan Radeljić durante i festeggiamenti per il titolo. Impossibile dare torto al ministro della difesa biancocrociata quando quella marea tinta di bianco ha invaso il campo ancor prima del triplice fischio di Erceg. Il Rijeka è campione di Croazia, otto anni dopo quel primo titolo conquistato con Matjaž Kek in panchina. Il tecnico più vincente e longevo della storia del Rijeka ha trovato il suo erede, che risponde al nome di Radomir Đalović, il quale potrebbe eguagliare quella clamorosa cavalcata qualora vincesse giovedì anche la Coppa. Matjaž non era presente in tribuna con lo Slaven Belupo, ma “mi sono visto la partita in tv e me la sono proprio goduta!”.

Temeva che la pressione di dover vincere a tutti i costi avrebbe potuto far tremare le gambe ai giocatori in campo?

“L’avevo già detto dopo la sconfitta al Poljud con l’Hajduk, peraltro meritata, che il Rijeka alla fine ce l’avrebbe fatta. E vedendo l’atteggiamento dei giocatori fin dal primo minuto contro lo Slaven ero sicuro che nulla sarebbe potuto andare per il verso sbagliato. La domanda non era se il Rijeka avrebbe segnato, ma quando avrebbe segnato. E quando Janković ha aperto le marcature la partita era già chiusa. Esattamente come nel 2017 nella penultima giornata contro lo Cibalia: nel momento in cui siamo passati in vantaggio sapevamo che niente e nessuno ci poteva più fermare. In questa stagione il Rijeka ha dimostrato una solidità mentale incredibile”.

Quando a gennaio la società aveva ceduto Pašalić, Smolčić e Galešić, il Rijeka sembrava tagliato fuori dalla lotta…

“Anche se fossero rimasti non ci sarebbe comunque stata alcuna garanzia di successo. Statene certi, Damir Mišković non li avrebbe mai ceduti se non fosse stato costretto a farlo. L’ambizione di vincere non deve però mai venire anteposta alla stabilità economica del club. L’anno scorso aveva investito tutto nel tentativo di vincere, ma gli è andata male e quello è stato per lui un grande insegnamento. Questo titolo è figlio della stabilità, dell’organizzazione e della responsabilità”.

E anche dei passi falsi di Dinamo e Hajduk…

“Non esiste! Il Rijeka ha vinto il titolo per merito suo e non per demerito degli altri. Mi danno molto fastidio questi discorsi. In Croazia non esistono soltanto il nord e il sud. Tutti coloro che per tutta la stagione continuavano a ripetere che il titolo sarebbe stato un affare a due tra Dinamo e Hajduk si sono rivelati degli incompetenti che di calcio non capiscono nulla”.

L’eliminazione in Europa ha sì pesato sulle casse societarie, però d’altra parte ha permesso di concentrarsi sul campionato: è d’accordo?

“Mantenere la continuità di risultati in campionato non è mai facile quando c’è l’Europa di mezzo. Vedi la Dinamo, che ha disputato un’ottima Champions conquistando 11 punti, ma in compenso ha fatto fatica in campionato. Il Rijeka ha commesso l’errore di sottovalutare l’Olimpija, probabilmente perché l’ha sempre battuto in amichevole, ma sottovalutare il tuo avversario è un errore che non devi mai permetterti di commettere. Un po’ come quei saccenti che pensano che Dinamo e Hajduk siano superiori al Rijeka… Ricordo che dopo la disfatta di Lubiana Đalović disse di sentirsi in discussione dopo ogni partita. E questa è la cruda verità perché gli allenatori hanno zero garanzie. E poi chissà, se il Rijeka avesse superato l’Olimpija magari avrebbe fatto schifo in Conference e Đalović l’avrebbero cacciato…”.

Una stagione così combattuta con tre squadre in corsa fino all’ultima giornata è il riflesso di un calo generale in termini di qualità e competitività del campionato?

“È tutta la stagione che sento dire che il campionato croato avrà la squadra campione più scarsa di sempre. Lo trovo molto offensivo. Nessuno invece pensa che magari ora la qualità generale è distribuita in maniera un po’ diversa. Non sono le big a essere calate, bensì sono le altre a essere cresciute, se penso all’Istra, a Varaždin e Slaven che si stanno giocando il pass europeo e la stessa Lokomotiva che contro la Dinamo è scesa in campo per vincere, tappando la bocca a tutti i complottisti di turno. La SHNL è un campionato difficile perché tutte le squadre, per tirare avanti, sono costrette a vendere i giocatori più forti e chiaramente non è facile rimpiazzarli. Però è anche un campionato che sa far crescere e valorizzare i giovani, senza dimenticare che ci giocano anche moltissimi nazionali di vari Paesi, il che smentisce un po’ tutti quanti gli scettici”.

Un giudizio su Đalović?

“Di lui mi piace che sa quali corde toccare. Ha lavorato all’ombra di Jakirović e Sopić assimilando i loro metodi di lavoro. Quella è stata per lui un’esperienza preziosa. È un allenatore ancora giovane e quindi ha ancora molto da imparare. Più in generale ogni allenatore deve lavorare su sé stesso cercando sempre di migliorarsi. L’unico consiglio che mi sento di dargli è di non snaturarsi, di rimanere fedele a sé stesso, di perseguire la sua strada senza lasciarsi influenzare dal giudizio altrui. È stato coraggioso ad accettare la panchina del Rijeka ed è stato bravo a circondarsi di persone che hanno le sue stesse idee. Lui e il suo staff hanno fatto un lavoro eccezionale”.

Il giocatore che le piace di più?

“Non ha alcun senso parlare di singoli in uno sport di squadra come il calcio. OK, tutti i riflettori sono ora puntati su Fruk, però a conquistare il titolo è stato il Rijeka, non Fruk. La forza del Rijeka sta nella squadra, forse ancor di più rispetto a noi nel 2017. È la coesione del gruppo a esaltare il singolo. Fruk è stato bravissimo ad adattarsi a giocare fuori ruolo, Janković un po’ si smarrisce ma poi ti segna i gol decisivi, anche Zlomislić è stato determinante con le sue parate, Radeljić e Majstorović sono due pilastri in difesa, Selahi e Petrovič sono magari un gradino sotto i ‘miei’ Bradarić e Mišić però hanno dato tantissimo equilibrio alla squadra. E lo stesso discorso vale anche per i giocatori entrati dalla panchina, il cui contributo è stato altrettanto importante”.

Che cos’hanno in comune il “suo” Rijeka del 2017 e quello attuale?

“L’aver entrambi vinto il titolo! È molto difficile fare paragoni tra epoche diverse. La squadra di otto anni fa era stata costruita lungo un arco temporale più ampio e ha chiuso quel campionato con 88 punti, ma non avevamo vita facile perché come avversario avevamo una Dinamo super competitiva; per il Rijeka di oggi è stato forse ancora più complicato perché ha dovuto lottare con addirittura due rivali, Dinamo e Hajduk, che sono sempre rimaste attaccate”.

Giovedì c’è il ritorno della finale di Coppa ancora contro lo Slaven a Rujevica: si aspetta un Rijeka scarico fisicamente e mentalmente dopo questa sbornia o piuttosto una squadra ancora affamata?

“La risposta l’ha già data Fruk durante i festeggiamenti: ‘Abbiamo ancora fame’. Ed è vero perché quando porti a casa un trofeo poi vuoi subito vincerne un altro. Giovedì mi aspetto quindi un Rijeka arrembante. Anche noi dopo aver vinto il titolo volevamo prenderci pure la Coppa. E infatti in quella finale contro la Dinamo la squadra in campo aveva una marcia in più”.

In estate però il rischio è che la squadra venga smantellata…

“E quindi? Basta con questo disfattismo. Sappiamo tutti qual è la politica del Rijeka ed è inevitabile cedere in estate, ma vi posso assicurare che la società ha già adesso un piano ben definito sia sulle cessioni che sugli acquisti. Ogni estate la rosa subisce dei cambiamenti, eppure il Rijeka è sempre rimasto competitivo. La società ha fatto sempre un’ottima programmazione. Poi è ovvio che a volte commetti qualche errore e quindi capita una stagione un po’ al di sotto delle attese, però il Rijeka non è più l’eccezione, bensì la regola. Detto ciò, tra mercato e preliminari delle coppe europee sarà un’estate molto interessante”.

Tra il primo e il secondo titolo sono trascorsi otto anni: quanti ne passeranno tra il secondo e il terzo?

“Non vedo perché il Rijeka non possa vincere il campionato anche l’anno prossimo…”.

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