L’aeroporto è (finalmente) pronto a ridecollare

La ripresa è fissata per il 17 giugno con il primo volo post-emergenza da Riga. «Nella migliore delle ipotesi arriveremo forse a 50mila passeggeri», spiega il direttore Tomislav Palalić

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L’aeroporto è (finalmente) pronto a ridecollare

All’aeroporto di Veglia s’inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Tra qualche giorno, infatti, gli aerei di linea torneranno a sorvolare il Quarnero. In realtà, nei tre mesi di lockdown lo scalo era comunque rimasto sempre operativo e lo spazio aereo aperto per accogliere voli privati, l’elisoccorso e le aeroambulanze, solitamente impiegate in caso di trapianti urgenti, oltre che per consentire l’addestramento di piloti e test per i velivoli.

Il direttore dello scalo, Tomislav Palalić. Foto: Ivor Hreljanović

La Croazia un Paese sicuro
“Si riparte il 17 giugno con il collegamento con Riga, anticipato di circa 10-15 giorni rispetto a quanto originariamente programmato – ha annunciato il direttore dello scalo, Tomislav Palalić –. Ciò perché la Croazia è ritenuta in questo momento un Paese sicuro e quindi la airBaltic ha voluto anticipare i tempi. Si proseguirà il 20 e 21 giugno, rispettivamente con Düsseldorf e Amburgo, a inizio luglio riprenderanno anche le linee nazionali con Spalato, Ragusa (Dubrovnik) e Osijek. E poi ancora Francoforte, Monaco di Baviera, Londra, Varsavia e via dicendo. Nei primi quattro mesi dell’anno abbiamo avuto un crollo del 90 p.c. in termini di passeggeri. In compenso però, è aumentato il numero di operazioni effettuate tra interventi dell’elisoccorso, delle aeroambulanze e delle esercitazioni, ai quali si sono aggiunti anche due voli di rimpatrio per cui, nonostante tutto, siamo stati l’unico scalo del Paese ad avere chiuso il primo quadrimestre in positivo”.
Il restart è una manna dal cielo, ma anche così il numero di voli e di passeggeri sarà chiaramente contenuto. Inutile quindi aspettarsi miracoli.
«Un nuovo lockdown ci seppellirebbe»
“È impossibile fare previsioni – ha ammesso il dirigente –. Considerando però il numero di linee rimaste in calendario e i tre mesi ancora a disposizione, nel senso che dopo settembre c’è un calo fisiologico di voli e passeggeri, nella migliore delle ipotesi potremmo forse arrivare a quota 50mila. Che alla fine sarebbe soltanto il 25 p.c. dell’anno scorso. La seconda ondata del virus? Un nuovo lockdown a settembre ci seppellirebbe perché stiamo parlando di un mese che, come numeri, è molto vicino a luglio e agosto, quando abbiamo il picco della movimentazione”.
Malgrado tutte le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria, la dirigenza non è ricorsa al taglio dei dipendenti e degli stipendi.
“In realtà i compensi sono leggermente scesi, ma ciò è dovuto semplicemente al fatto che sono saltati diversi weekend. Per quanto riguarda invece la questione dei dipendenti, siamo passati da 50 persone di inizio marzo alle 40 attuali. Data la delicata situazione, a una parte abbiamo proposto di lavorare part-time, ma 10 di loro non ha accettato la nostra proposta, si sono intascati la liquidazione e se ne sono andati. Ci sta, per carità, ma ci tengo a ribadire che non siamo stati noi a licenziarli”.

La torre di controllo. Foto: Goran Žiković

La torre di controllo della discordia
Più che la sospensione dei voli, nelle scorse settimane aveva tenuto banco la querelle tra la direzione dell’aeroporto e il Centro nazionale di controllo della navigazione aerea (HKZP), culminata a fine aprile quando per un giorno era stato sospeso il servizio di controllo del traffico aereo dopo che i controllori di volo avevano abbandonato la torre di controllo in seguito a un diverbio avuto con il direttore. Su intervento del ministro delle Infrastrutture, Oleg Butković, il giorno seguente il servizio era ripristinato e lo stesso Palalić, assieme al responsabile dell’HKZP, Vlado Bagarić, era stato convocato al Ministero nel tentativo (vano) di ricucire lo strappo. A monte della diatriba c’è la questione legata alla proprietà della torre di controllo, che ciascuna delle due parti reputa propria. Una controversia che si trascina ormai da diversi anni e che dal 2016 prosegue anche nelle aule di Tribunale.
“Quello svoltosi al Dicastero è stato un incontro interlocutorio. Continuo a ribadire che la torre di controllo è di nostra proprietà, come segnato nei libri catastali. Per 20 anni l’HKZP era in affitto e ora improvvisamente non vuole più pagare sostenendo che si tratta di una loro proprietà. Hanno anche perso la sentenza di primo grado e francamente non comprendo questa polemica e la necessità di agire per vie legali. Loro non possono ricattarci e minacciare di sospendere il servizio se non otterranno ciò che vogliono. Se il Tribunale deciderà diversamente, allora ne riparleremo, ma fino a quel momento sono tenuti ad assicurare tale servizio, che peraltro è imposto per legge. Ogni tipo di sospensione è illegittima”, ha concluso Tomislav Palalić.

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