
La piattaforma dei consumatori “Pronto, ispettore” (Halo, inspektore) ha annunciato che il boicottaggio delle catene commerciali è “stato finora un successo”, raggiungendo due importanti obiettivi. “Il boicottaggio è uno strumento di resistenza e dissenso. Ha un grande potere, spinge all’azione e richiede un immediato cambiamento di comportamento da parte di coloro contro cui è diretto. Il primo boicottaggio dei consumatori in Croazia ci ha uniti, ha sensibilizzato l’opinione pubblica, ha dato voce ai consumatori, ridotto la spesa complessiva e suscitato una reazione”, si legge nella nota della piattaforma pubblicata su Facebook.
“Qualunque cosa vi dicano, il boicottaggio è riuscito. È servito come megafono: tutti sono stati informati e coinvolti contemporaneamente. I consumatori sono stati spinti all’azione, mentre commercianti, produttori e fornitori di servizi sono stati costretti a reagire. Inoltre, lo Stato – ministeri competenti, agenzie, ispettorati e la Banca centrale croata – è stato chiamato in causa per non aver adottato misure tempestive contro l’inflazione e aver permesso il caos sul mercato”.
«Non ci arrendiamo»
La piattaforma sottolinea che il boicottaggio è uno strumento di pressione temporanea e riconosce che il terzo boicottaggio generale non ha avuto la stessa partecipazione del primo, ma ha comunque dato risultati soddisfacenti. “Non ci arrendiamo. Nei tre venerdì di boicottaggio, i consumatori hanno speso complessivamente 108 milioni di euro in meno, di cui 75 milioni solo nei venerdì coinvolti. Su 19 giorni monitorati, in 16 si è registrato un calo dei consumi. Questo è l’effetto del boicottaggio. Non ci scoraggiamo e non ci fermiamo”, affermano gli organizzatori.
Pola e Fiume tra le città virtuose
Le città che hanno registrato il maggiore calo della spesa includono Fiume, Pola, Zara, Zagabria, Spalato, Osijek, Varaždin, Karlovac, Slavonski Brod e Čakovec. Anche centri più piccoli come Valpovo, Požega, Čazma, Slatina, Donja Stubica, Albona, Zaprešić, Ivanec e Zabok hanno registrato cali significativi nei consumi.
Sconti dopo il boicottaggio: vera convenienza o solo marketing?
Gli organizzatori evidenziano che, dopo il boicottaggio, alcune misure sono state adottate, come il congelamento temporaneo dei prezzi di alcuni prodotti e numerose offerte promozionali. Tuttavia, ritengono che queste iniziative siano solo palliativi e non una vera soluzione al problema del continuo aumento dei prezzi. “Congelare i prezzi per un breve periodo e applicare sconti temporanei non porterà alla stabilizzazione dei prezzi, e tutti coloro che dovrebbero affrontare questo problema lo sanno bene”, dichiara l’associazione per la tutela dei consumatori.
Criticano inoltre le strategie commerciali adottate dai supermercati per contrastare il boicottaggio: “Con campagne di marketing senza precedenti, in pochi giorni le catene di supermercati hanno creato un’enorme pressione sui consumatori, cercando di dare l’impressione che improvvisamente tutto sia più conveniente. Ma questa è solo una strategia per limitare i danni e migliorare la loro immagine. La vera domanda è: se oggi possono abbassare i prezzi del 20, 30 o 50 per cento, perché non lo hanno fatto prima del boicottaggio?”.
Due obiettivi raggiunti, il terzo ancora da ottenere
La piattaforma “Pronto, ispettore” sottolinea che il boicottaggio ha raggiunto due obiettivi fondamentali:
1. Ha dimostrato che i consumatori hanno un potere collettivo, possono mobilitarsi e difendere i propri interessi.
2. Ha portato all’attenzione pubblica il problema dell’aumento incontrollato dei prezzi, costringendo chi di dovere a prendere posizione.
Tuttavia, il terzo obiettivo – fermare l’aumento dei prezzi e stabilizzare il mercato – non è stato ancora raggiunto. “Questo dovrà essere ottenuto da chi ha ricevuto la fiducia dei cittadini alle elezioni”, affermano.
“La gente non vuole soluzioni temporanee per calmare gli animi, ma un cambiamento reale nel comportamento delle catene commerciali e delle autorità di regolamentazione. Solo una concorrenza sana può fermare questa corsa al rialzo dei prezzi”, concludono gli organizzatori nella loro dichiarazione pubblicata su Facebook.
Dati ufficiali sul boicottaggio
Secondo i dati della Direzione delle Imposte, venerdì 7 febbraio sono stati emessi il 26 per cento di scontrini in più rispetto al venerdì precedente, quando si svolgeva il secondo boicottaggio, e il valore totale degli scontrini è aumentato del 40 per cento. Tuttavia, rispetto a venerdì 17 gennaio, quando non c’era boicottaggio, il numero di scontrini è diminuito del 15 per cento e il valore totale del 21 percento.
– Venerdì 7 febbraio (terzo boicottaggio): 3.146.514 scontrini, valore totale 47.586.863,27 euro.
– Venerdì 31 gennaio (secondo boicottaggio): 2.498.911 scontrini, valore totale 34.030.624,29 euro.
– Venerdì 24 gennaio (primo boicottaggio): 2.081.506 scontrini, valore totale 28.604.251,58 euro.
– Venerdì 17 gennaio (senza boicottaggio): 3.697.571 scontrini, valore totale 60.565.083,41 euro.
Questi dati dimostrano che, il 7 febbraio, il numero di scontrini è aumentato del 26 per cento rispetto al 31 gennaio, ma resta inferiore del 15 per cento rispetto a un normale venerdì senza boicottaggio. Anche il valore totale degli acquisti conferma questa tendenza.
Il boicottaggio ha quindi avuto un impatto significativo, portando a una riduzione tangibile dei consumi e mettendo pressione su aziende e istituzioni per trovare soluzioni più durature.
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