Il ballo della furlana, presentato dai gruppi folcloristici delle Comunità degli Italiani di Dignano e Gallesano, è ufficialmente nella lista dei beni culturali immateriali della Croazia. L’annuncio è arrivato qualche settimana fa, nell’ambito del Festival dell’istrioto a Sissano. Idioma che da un anno ormai fa parte della stessa lista. Motivi per festeggiare ed essere fieri delle proprie radici non mancano. Ne abbiamo approfittato per studiare più a fondo questa particolare danza e per farci raccontare come si è svolto tutto il procedimento. Ce lo raccontano Maurizio Piccinelli e Debora Moscarda Demarin, rispettivamente presidenti delle CI di Dignano e Gallesano.
Un lungo iter
“Due anni fa, in collaborazione con la Comunità degli Italiani di Gallesano, abbiamo fatto richiesta al Ministero della Cultura e dei Media affinché le nostre due furlane vengano inserite nella lista dei beni culturali immateriali della Repubblica di Croazia – spiega Piccinelli –. Il 28 settembre 2023 si è riunita la commissione di esperti del Ministero della Cultura e dei Media preposta alla valutazione delle caratteristiche tipiche dei beni culturali immateriali. Questa ha stabilito che le furlane Istriane possiedono le caratteristiche di bene culturale immateriale. Il decreto viene emanato un anno dopo, l’11 settembre 2024 e le furlane vengono ufficialmente inserite nella lista dei beni culturali immateriali della Repubblica di Croazia”.
Un progetto che ha visto inclusa pure l’Università popolare aperta di Dignano, per la parte tecnica e finanziaria e una serie di esperti, come ci rivela Moscarda Demarin: “L’etnomusicologo Dario Marušić si è occupato della compilazione della modulistica. La stesura della richiesta ha visto poi la collaborazione del professor Vidoslav Bagur (esperto nel settore folcloristico), di Diriana Delcaro Hrelja e di Pietro Demori della nostra Comunità”.
Collaborazione tra enti e sodalizi
Un progetto ampio che ha visto quindi lavorare assieme Comunità, enti e professionisti. Quattro anni dopo le prime riunioni e i primi accordi, la bella notizia. Ma, cosa significa per le Comunità tale riconoscimento? “Un riconoscimento di prestigio, che ci rende fieri di essere i portatori di un bene immateriale riconosciuto a livello nazionale. Si tratta di un traguardo culturale rilevante, molto atteso, che non va ad arricchire e rafforzare solo le due Comunità degli Italiani, ma l’intera Comunità Nazionale Italiana – rivela la presidente del sodalizio gallesanese –. Il fatto di aver collaborato con la CI di Dignano e aver raggiunto assieme tale obiettivo, rende ancora più significativo il riconoscimento ottenuto”.
“Già da anni durante il Festival internazionale del folclore ‘Leron’ organizzato dalla Comunità degli Italiani di Dignano una delle tre serate del Festival viene dedicata alla furlana proprio perché vogliamo darle quanto più valore – aggiunge Piccinelli –. Negli anni a venire, grazie a questo decreto, le serate dedicate alla furlana verranno portate avanti con ancora più orgoglio”.
Le origini
Come spiega Marušić, la furlana (cioè la danza eseguita “alla friulana”) viene menzionata in fonti scritte già dal XVI secolo. A quell’epoca, a Venezia andavano di moda molte danze in stile friulano. Tra queste, vi erano spesso vari balli già conosciuti che la numerosa comunità friulana (vogatori, artigiani, contadini, balie, domestiche) danzava nel tempo libero nei piccoli campi (chiamati campieli) in modo caratteristico. Col tempo, queste danze furono adottate anche dalla popolazione locale, tanto che nel XVII secolo erano già praticate in tutti i quartieri di Venezia e oltre i confini della città.
Per la prima volta, la furlana viene menzionata esplicitamente in Istria nel 1845, quando venne pubblicato il diario di viaggio di H. Stieglitz sul suo viaggio in Istria e Dalmazia. L’autore, tra l’altro, fu presente a una festa di nozze a Pola, dove ebbe l’opportunità di assistere a diverse danze, tra cui la furlana. In seguito, ne scrissero anche C. Caprin (1889) e D. Rismondo (1914). Nel 1895 fu presentata la prima dell’opera “Nozze Istriane” del compositore istriano Antonio Smareglia, in cui appare la melodia della furlana, così come la conosciamo ancora oggi, sebbene indicata come villotta.
Passi ben pensati
Come si legge in “Costumi e tradizioni dignanesi” di Anita Forlani, la furlana è una danza di gruppo figurata eseguita in 4/4 con alternanza di 6/8, accompagnata da una bella voce baritonale e dal suono di violino (anche due in passato) e dal leron. Viene eseguita da sei ballerini divisi in due gruppi di due donne e un uomo che si mettono di fronte con l’uomo al centro: il ballerino alza le braccia all’altezza della spalla e prende per mano le due dame, con la mano libera che viene appoggiata al fianco. Il ballo si inizia con quattro battute introduttive di sosta a circa due metri di distanza frontale, poi si fanno quattro passi cadenzati in avanti fino all’incontro dei due ballerini e quattro indietro quindi, fatto un saltino tutti assieme, le donne cominciano a girare su sé stesse con passetti leggeri a punta di piede, facendo mezzo giro a destra la dama di sinistra e a sinistra quella di destra, fin a toccarsi elegantemente con i gomiti delle braccia al fianco (mentre con l’altra in basso tengono la cocca della gonna) per poi tornare al posto di partenza, mentre i due ballerini si esibiscono al centro con briose evoluzioni di passi e salti, che si concludono con una forte battuta sincronizzata del piede destro.
Dopo due mezzi giri si fa un giro completo e dopo quattro mezzi giri ci si dà la mano e in cerchio si cammina a tempo di musica: quattro passi avanti e quattro passi indietro. Si ripetono poi nuovamente i mezzi giri fino a chiudere la danza facendo tutti insieme un salto al centro. I suonatori e il cantante stanno di lato, come fuori scena.
La versione gallesanese
A Gallesano la danza viene accompagnata da uno strumento a fiato (piva o zampogna) e da uno a percussione (simbolo o cembalo). Anche qui la danza si esegue in tre figure. È una danza ritmata da una forte battuta del piede e da piccoli passetti delle donne, accompagnata da due suonatori che rimangono fermi a circa due metri dal gruppo. Pur essendo distanti appena due chilometri l’una dall’altra, Dignano e Gallesano presentano differenze nell’esecuzione, nella melodia, negli strumenti e nei costumi.
Oggi la danza sopravvive quasi esclusivamente nell’ambito dei gruppi folk, ma il suo nuovissimo status inciderà sicuramente a fare ancora di più circa la sua tutela e valorizzazione, e a tramandarla alle giovani generazioni. Furlana, missione compiuta.
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