La conoscenza costruisce il futuro

La memoria e le prospettive europee al centro del dibattito online organizzato dalla FederEsuli e dall'Unione Italiana

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La conoscenza costruisce il futuro

Dalla nostra memoria al comune futuro europeo, è questo il titolo dell’evento online organizzato congiuntamente dalla Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati e dall’Unione Italiana in occasione del Giorno del Ricordo 2022. Un appuntamento importante, sia per i temi trattati che per i relatori che vi hanno partecipato, ciascuno dei quali ha dato un suo contributo trattando le vicende storiche e le prospettive future in modo via via diverso, chi facendo un’accurata analisi dei fatti storici e chi rimarcando come ci siano ancora passi avanti da fare.

Il primo oratore è stato l’Ambasciatore italiano in Slovenia, Carlo Campanile, che ha ricordato la genesi del Giorno del Ricordo, l’approvazione della legge in Parlamento con il voto di una larga maggioranza, le sue motivazioni ufficiali e l’obiettivo che questa vuole perseguire, per fare poi i complimenti agli organizzatori per la scelta di un titolo a suo dire quanto mai azzeccato. Secondo l’Ambasciatore è giusto parlare di memoria e del suo processo di recupero e riscoperta, in quanto soprattutto in determinati periodi non è stato facile trattare l’argomento, sul quale pareva sceso un certo oblio, anche a causa di tendenze negazioniste presenti ancora oggi.

Scuole e Atenei sono fondamentali

Giuseppe De Vergottini, presidente della FederEsuli, ha lodato la legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, facendo presente come questa abbia due principi alla sua base: il ricordo e la conoscenza. De Vergottini ha spiegato che se da un lato il ricordo è un qualche cosa di essenziale, sul quale non si può non insistere, la conoscenza è l’unico modo per tramandare questo ricordo alle generazioni future. “Le nuove generazioni se non vengono istruite, se non hanno la possibilità di sapere, di accedere alla conoscenza, non ricorderanno mai niente, perché non sapranno mai niente. In questo ambito il lavoro delle scuole, delle Università e dei mezzi di informazione è essenziale, essi devono essere il braccio operativo della politica”, ha affermato De Vergottini. Franco Papetti, vicepresidente della FederEsuli, nonché presidente dell’Associazione fiumani italiani nel mondo, ha ricordato come la volontà di diffondere la conoscenza richiesta sia stata rinvigorita dall’accordo di Zagabria del 29 luglio, che con firma dei presidenti dell’Unione Italiana e della Federesuli ha voluto definire anche formalmente una collaborazione molto più attiva fra le due parti anche nell’ambito della conservazione della memoria.

Ricordando i primi passi…

Una collaborazione che oggi potrebbe sembrare banale e scontata, ma che per molti anni è stata semplicemente impensabile, come ha spiegato Giovanni Radossi, presidente onorario dell’Unione Italiana e per più di 50 anni direttore del Centro di ricerche storiche di Rovigno. Radossi ha raccontato dei suoi primi incontri con degli esuli a Trieste, con il suo interlocutore che per il pranzo sceglieva sempre un posto dove non li si potesse vedere, per timore di cosa avrebbero detto i suoi amici, esuli pure loro, nel vederlo parlare con un rimasto. Una mentalità che secondo Radossi è stato difficile abbandonare, finché non sono cambiati i tempi, con l’arrivo delle idee per una nuova costituente e la necessità di sostituire la vecchia Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume con la nuova Unione Italiana, grazie alla ventata innovatrice che aveva coinvolto la Comunità Nazionale Italiana. Sono analoghe le esperienze di Giovanni Stelli, presidente della Società di studi fiumani di Roma, che ricorda come loro abbiano iniziato a collaborare con i rimasti all’inizio degli anni ‘90, ossia subito dopo la caduta del Muro di Berlino. Un percorso di collaborazione che sta andando avanti ancora oggi e che ha portato recentemente la Comunità degli Italiani di Fiume a tradurre in croato lo Storia di Fiume di Stelli, con l’obiettivo di diffondere appunto quella conoscenza prima nominata da altri. Stelli ha spiegato dove siano nati molti dei problemi, dovuti al nazionalismo e al totalitarismo, con la volontà di equiparare i concetti di stato e di nazione. Gli interventi di Radossi e di Stelli meriterebbero una pubblicazione tutta loro, per la bontà dell’analisi storica dei fatti, degli esempi concreti portati a sostegno delle tesi avanzate e soprattutto perché purtroppo in larga parte si tratta di fatti poco noti all’ampio pubblico.

Il lavoro ancora da fare

È stata poi la volta di Carlo Amedeo Giovanardi, senatore della Repubblica Italiana, definito del presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, come uno dei più grandi amici degli italiani di queste terre, nonché colui che ha lavorato più duramente di tutti gli altri per la stesura e l’approvazione della legge che ha poi permesso il riacquisto della cittadinanza italiana. Giovanardi da grande conoscitore delle nostre terre ha voluto far notare come la situazione generale sia migliorata molto negli anni, ma non in modo uniforme in tutto il territorio, con Zara e la Dalmazia che sono state evidenziate come aree dove ci sia ancora tantissimo lavoro da fare. Ma fra le questioni da risolvere, ha ricordato anche quel leone veneziano donato dalla Regione Veneto che è ancora in attesa di venir installato a Cherso, dove era stato per secoli.

Un monumento a Rovigno

Paolo Demarin, presidente dell’Assemblea dell’UI, ha voluto ricordare come ci siano dei fatti accertati, come l’abbandono delle loro terre da parte di centinaia di migliaia di italiani, che non possono e non devono venir strumentalizzati da pressioni ideologiche di parte. Demarin ha poi parlato della necessità di ricordare, ufficialmente, anche in Slovenia e in Croazia, e in virtù di questo ha lodato l’intervento fatto giovedì, 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, al Parlamento croato dal vicepresidente del Sabor e deputato della CNI, Furio Radin. Sulla necessità di fare qualcosa di significativo anche da questa parte del confine si è espresso anche Raul Marsetič, direttore del Centro di ricerche storiche di Rovigno, il quale ha spiegato come il Centro stia lavorando per la collocazione di un monumento dedicato all’esodo da porre a Rovigno in piazza Matteotti, davanti alla sede del Crs. Damir Grubiša, già Ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, è voluto entrare più nel concreto, citando il ripristino del bilinguismo storico come uno dei prossimi passi da fare, magari attraverso il ripristino degli odonimi. Ha parlato poi di come i tempi siano ormai maturi affinché la storiografia croata affronti questi eventi, diffondendone la loro conoscenza alla maggioranza, e in quest’ambito ha lodato l’iniziativa della CI di Fiume di tradurre il libro di Stelli, come pure il fatto che nel contesto di Capitale europea della Cultura a Fiume una piazza sia stata intitolata a Riccardo Zanella.

Coinvolgere l’UE

Ha parlato poi della possibilità di chiedere aiuto all’Unione europea, che dovrebbe venir chiamata a sostenere tutte queste iniziative e a favorire la tutela del patrimonio immateriale (ma anche materiale) della nostra comunità. In conclusione, Grubiša ha espresso il suo auspicio (ampiamente condiviso dai partecipanti all’incontro online) che come già avvenuto alla Foiba di Basovizza per i Presidenti italiano e sloveno, Mattarella e Pahor, si possa arrivare anche a un incontro tra i Capi di Stato italiano e croato. Riguardo ai tempi possibili, Grubiša ha precisato che questi dipendono da Sergio Mattarella e Zoran Milanović. A riguardo il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha voluto in chiusura dell’incontro ricordare l’evento organizzato dall’UI all’Arena di Pola, dove gli allora Presidenti italiano e croato, Giorgio Napolitano e Ivo Josipović, diedero lettura a una dichiarazione congiunta.

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