Italiani all’estero e le scelte di voto

Uno studio di Federico Quadrelli per Neodemos sulla partecipazione alle Europee

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Italiani all’estero e le scelte di voto

ROMA | La partecipazione politica dei cittadini italiani residenti all’estero è spesso sottovalutata ed è anche una realtà poco studiata. Lo afferma Federico Quadrelli illustrando un’analisi dei dati relativi alla partecipazione attiva al voto e una riflessione generale sul ruolo che i residenti all’estero possono avere nella politica sia italiana che del Paese di residenza.
All’appuntamento con le Europee del 2014, secondo i dati messi a disposizione sulla piattaforma del Ministero degli Interni, gli aventi diritto al voto nella circoscrizione estero (Europa) erano 1.406.291. Di questi, votò solo il 5,92 p.c. ossia 83.254 persone. In occasione delle elezioni europee del 26 maggio 2019, invece, le elettrici e gli elettori italiani residenti nella stessa circoscrizione erano saliti a 1.676.123, con un incremento del 19 p.c. rispetto al 2014, ossia 269,832 elettrici ed elettori in più. In questa tornata elettorale ha votato il 7,63 p.c. degli aventi diritto: 127.926 persone. I dati indicano quindi, a fronte dell’ampliamento della platea degli aventi diritto, un incremento della partecipazione di 1,7 punti percentuali. Questo in controtendenza rispetto al dato nazionale che, invece, ha segnato un trend negativo passando dal 58,69 p.c. di votanti alle elezioni europee 2014, pari a 28.908.004 persone, al 56,09 p.c. del 2019, pari a 27.652.929 votanti. Con una calo significativo di 1.255.075 votanti. Il dato complessivo, tenendo insieme voti all’estero e in Italia, ci dice che la partecipazione al voto è stata pari al 54,5 p.c. nel 2019, mentre era del 57,22 p.c. nel 2014.

Elettori, numeri in crescita

Andando ad osservare più nel dettaglio i dati relativi alla partecipazione al voto degli italiani all’estero per Paese, si osserva che il numero di votanti è aumentato in tutti i Paesi europei. Tuttavia, i Paesi che segnano l’incremento maggiore sono quelli che negli ultimi anni sono stati i principali destinatari dei flussi in uscita dall’Italia: Germania (+11.190), Gran Bretagna (+8.010), Francia (+7.385), Belgio (+3.719) e Spagna (+3.095). Un incremento si registra anche in Slovenia dove il numero di elettori italiani è passato dai 3.016 del 2014 agli attuali 3.737 e dove l’adesione è cresciuta dal 9,35 al 10,76 p.c. Stesso quadro anche in Croazia dove da 12.202 elettori italiani si è passati a 13.684. Registrata però una flessione dell’adesione al voto, dal 6,14 del 2014 al 5,50 p.c. del 2019.

La normativa europea

La normativa europea prevede che una cittadina o un cittadino di un Paese UE che risieda in un altro Paese UE possa esprimere il voto per le liste elettorali locali. Il dato della partecipazione attiva di italiane e italiani alle elezioni europee risulta, quindi, sottodimensionato poiché nei dati del Ministero dell’Interno non sono inclusi quelli relativi a quella parte di elettorato di nazionalità italiana che ha votato per liste del Paese UE di residenza. Per avere un quadro completo andrebbero raccolti i dati dei registri elettorali di tutti i Paesi andati al voto e andrebbe scorporato il dato sulla componente di nazionalità italiana al fine di definire in modo più preciso il livello della partecipazione attiva delle/dei connazionali alle elezioni europee, misurare, seppur in modo superficiale, il grado di integrazione politica di italiane e italiani che vivono all’estero.

La situazione in Germania

Purtroppo, fa presente Federico Quadrelli, ottenere queste informazioni non è cosa semplice, anzi. Non sempre, infatti, viene resa nota nelle statistiche ufficiali questa componente. A titolo esemplificativo Quadrelli riporta l’unico dato al momento reso pubblico, quello relativo a Berlino. L’ufficio elettorale della città ha reso noto il numero di cittadine e cittadini UE che hanno fatto richiesta di votare per i partiti tedeschi. Su una platea di 256mila aventi diritto (cittadini UE) si è registrato solo un 7,1 p.c. pari a 18.057 persone. Di questi 2.647 sono italiani, pari all’8,6 p.c. In Germania, invece, su una platea di 743.799 presenze (Fondazione Migrantes, 2018) si sono registrati per votare le liste tedesche in 38.400, ossia il 5,16 p.c. delle italiane e degli italiani in Germania. Di fatto, quindi, per quanto riguarda la città di Berlino e per la Germania, ai votanti registrati in Ambasciata per le liste italiane andrebbero aggiunti quelli che hanno invece votato per gli eurodeputati i tedeschi, così da avere il numero complessivo di italiane ed italiani andati effettivamente ad esercitare il proprio diritto di voto, a prescindere dal fatto che abbiano votato le liste italiane o, in questo caso, quelle tedesche.

Croazia e Slovenia scelgono Lega

Arrivando ai risultati di queste elezioni europee è possibile osservare un quadro molto differente rispetto al contesto italiano: il Partito democratico (PD) infatti, è il primo partito tra le italiane e gli italiani all’estero, con il 32,7 p.c. pari a 39.502 voti espressi, in aumento dal punto di vista dei numeri assoluti rispetto al 2014 di 9.132 voti, ma in contrazione come incidenza relativa (-7 p.c.). La perdita è di 5 punti percentuale per l’M5S, ma con un aumento in numeri assoluti di 2.065 voti, passando dai 14.497 del 2014 ai 16.562 del 2019. Incrementa di 16 punti percentuale il suo risultato la Lega, che passa dal 2 al 18 p.c. dei voti, ossia da 1.641 nel 2014 ai 21.570 del 26 maggio, con un incremento impressionante di 19.929 consensi. Una tendenza positiva emersa anche in Croazia e Slovenia. In Croazia, infatti, il voto espresso dai 753 votanti che hanno scelto di votare per gli europarlamentari italiani definisce un quadro che vede al primo posto la Lega (28,59 p.c.), seguita da Pd (21,97 p.c.), Forza Italia (12,39 p.c.) e M5S (10,56 p.c.). In Slovenia hanno votato per le liste italiane 402 (8,99 p.c.) e la Lega ha ottenuto un voto in più guadagnando il primo posto (27,65 p.c.) davanti al Pd (24,81 p.c.) all’M5S (18,09) e a Forza Italia (6,46 p.c.).

Potenziale ago della bilancia

“Le italiane e gli italiani all’estero rappresentano una componente di popolazione interessante, poiché, almeno potenzialmente, potrebbero essere l’ago della bilancia di tutti gli appuntamenti elettorali in cui è consentito loro di votare: per le elezioni politiche o quelle europee, per esempio. Una platea di elettrici/elettori in crescita costante, come evidenziato dall’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, che però sembra non interessare ai partiti italiani. Eppure, una loro attivazione significherebbe aumentare i margini di successo elettorale anche in modo sostanziale”, spiega Federico Quadrelli nella sua analisi. “D’altra parte, nemmeno i partiti locali dei Paesi di residenza sembrano essere consapevoli del potenziale politico che questa comunità può esprimere. Infatti, fatta eccezione per le elezioni nazionali o regionali – dove è richiesta la cittadinanza del Paese di residenza – italiane ed italiani, in quanto cittadini comunitari, possono votare. Attuare strategie di coinvolgimento e inclusione può rappresentare, quindi, un vantaggio strategico di notevole impatto per la vita politica e sociale del Paese di residenza.”

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