Istria. Vince il multiculturalismo

Presentati in forma virtuale i risultati di un’interessante ricerca effettuata nelle scuole elementari e medie superiori di diverse minoranze nazionali, tra cui la CNI. In primo piano il sentimento d’appartenenza e l’identità nazionale, nonché la tolleranza interetnica

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Istria. Vince il multiculturalismo

“Istruzione e integrazione sociale nelle comunità multietniche: stato, sfide, prospettive”: è questo il titolo di uno studio di ampio respiro che è stato effettuato fra il 2015 e il 2019 in varie zone della Croazia. I risultati sono stati presentati ieri in forma virtuale. La presentazione, ad opera di Dinka Čorkalo Biruški, del Dipartimento di Psicologia della Facoltà di Filosofia dell’Ateneo di Zagabria, avrebbe dovuto svolgersi a Valle, ma a causa dell’elevato numero di contagi da Covid-19 a livello nazionale, si è deciso di fare tutto per il tramite di Zoom. Poco male, in quanto c’è stata comunque una buona partecipazione, con molti direttori che hanno seguito con grande interesse l’esposizione sui risultati della ricerca.
Lo studio ha preso in esame 35 scuole, sia elementari che medie superiori, situate nei territori dove sono presenti minoranze nazionali. In particolare ci si è concentrati sull’Istria, per la minoranza nazionale italiana, su Daruvar, per quella ceca, sulla Baranja, per i magiari e su Vukovar per i serbi. In queste zone le varie domande dei questionari messi a punto dai ricercatori sono state poste sia agli alunni delle scuole della maggioranza, che a quelli delle scuole delle minoranze, con tutta una serie di quesiti ai quali hanno dovuto rispondere i genitori, per avere un confronto globale su tutta la materia presa in esame.
Ebbene, che cosa dicono i risultati? Tantissimo. Certo, i dati raccolti sono molti ed è impossibile riassumerli qui in maniera esaustiva. Tuttavia partendo dalle conclusioni proposte da Dinka Čorkalo Biruški, possiamo cogliere quelli che sono i dati più interessanti.

 

Appartenenza regionale
“Gli appartenenti alle minoranze nazionali e alla maggioranza che vivono nelle stesse zone d’insediamento hanno un forte senso d’appartenenza, in modo particolare in Istria, dove troviamo però oltre a un sentimento legato all’identità nazionale, anche uno regionale o regionalista. Questo non accade in altre zone del Paese, come ad esempio a Vukovar, dove ci si dichiara sempre serbi o croati, ma mai come slavoni. In Istria, invece, non soltanto ci si identifica come Istriani, ma capita anche che non si sia necessariamente croati o italiani in modo esclusivo, con vari ragazzi che hanno ammesso di aver modificato la loro dichiarazione d’appartenenza negli ultimi anni”, ha evidenziato Dinka Čorkalo Biruški.

Il discorso fatto dalla professoressa su come il concetto di nazionalità e il modo di dichiararsi dei ragazzi muti con il tempo e con gli impulsi dell’ambiente sociale è stato particolarmente interessante, con l’Istria che in questo contesto è stata definita come una specie di oasi felice all’interno della Croazia. “In Istria non soltanto c’è mediamente più tolleranza verso la multiculturalità, che è comunque molto buona in tutta le località prese in esame, ma c’è anche una minore percezione relativa alle differenze tra le varie culture. Per la stragrande maggioranza di ragazzi e genitori è normale avere amici e parenti che un’altra appartenenza nazionale”, ha spiegato la ricercatrice.

 

Una situazione singolare
“Quando abbiamo chiesto ai ragazzi se sapessero di che nazionalità fossero i loro migliori amici in Istria ci è capitata una cosa stranissima. I bambini hanno iniziato a chiedere l’un l’altro, di banco in banco, di che nazionalità fossero, perché non avevano la più pallida idea se il compagno di classe si dichiarasse italiano o croato. In alcun altro ambiente sociale in Croazia non abbiamo assistito a una scena di questo tipo, il che indica innanzitutto come in Istria sia più difficile fare distinzioni, ma anche che per i bambini questa non è una cosa importante. Giocano e fanno amicizie allo stesso modo fra loro indipendentemente dalla nazionalità”, ha sottolineato Dinka Čorkalo Biruški.

 

Discriminazioni
Non è però tutto oro ciò che luccica. L’Istria è al primo posto anche per quanto riguarda il senso di discriminazione, un tema sul quale è intervenuta pure Patrizia Pitacco, consulente pedagogica presso l’Agenzia per l’istruzione e l’educazione. “È vero che noi ci sentiamo discriminati. A livello legislativo è tutto regolato molto bene, ma spesso ci troviamo costretti a batterci per l’attuazione di questi diritti”, ha affermato Patrizia Pitacco in un suo intervento.

Dinka Čorkalo Biruški ha confermato in toto questa sua frase, spiegando come a livello normativo la Croazia sia da prendere d’esempio in materia di tutela delle scuole delle minoranze nazionali, ma come a livello pratico ci siano ancora molte cose da fare. Una fra queste, sottolineata da Patrizia Pitacco, riguarda il problema della lingua. Perché se da un lato è un bene che in ambienti come l’Istria si possa passare fluentemente da una lingua all’altra – il 32 per cento degli alunni delle scuole della minoranza ha detto di parlare a casa indistintamente il croato o l’italiano – dall’altro lato bisogna dare molta importanza alla qualità della lingua parlata. “Non ci può bastare che i ragazzi passino facilmente da una lingua all’altra, dobbiamo curare moltissimo la qualità, soprattutto della lingua materna”, ha affermato la consulente Patrizia Pitacco.

Il problema non riguarda soltanto gli italiani; infatti i cechi di Daruvar ne soffrono ancor di più. “Per cercare di risolverlo bisogna investire sui professori. Sia in quelli di lingua che degli altri”, ha affermato Dinka Čorkalo Biruški, che ha ringraziato Patrizia Pitacco per le sue osservazioni.

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