Inglese, sudafricana, brasiliana: quanto sono pericolose le nuove varianti

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Inglese, sudafricana, brasiliana: quanto sono pericolose le nuove varianti

Variante inglese, sudafricana e brasiliana di coronavirus Sars-CoV-2. La prima e la seconda sono arrivate anche Croazia e Slovenia. Ma quali sono i mutanti da temere di più per il loro possibile effetto su contagiosità e gravità dell’infezione, nonché anche sull’efficacia di test diagnostici, farmaci e vaccini contro Covid-19?
La variante inglese è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata, ed è stata ipotizzata anche una maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini, affermano gli esperti.
La variante sudafricana è stata isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19.
Infine, la variante brasiliana è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e Giappone. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da Covid-19.
La comparsa di varianti del patogeno responsabile della pandemia di Covid-19 non è inattesa. I virus, in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia.
Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo – precisano gli epidemiologi – qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia, o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione. In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione.

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