Il WSJ sul porto di Fiume: «Gli Usa bloccarono i cinesi»

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Il WSJ sul porto di Fiume: «Gli Usa bloccarono i cinesi»
Foto Roni Brmalj

Quando tre anni fa da Zagabria è arrivata la “fumata bianca” per l’accordo raggiunto con le compagnie cinesi per gli investimenti nel porto di Fiume, a Washington è scattato l’allarme. La prospettiva che Pechino prendesse il controllo di un porto di grande importanza strategica ha mobilitato l’apparato diplomatico americano per un’intensa campagna dietro le quinte per fare pressione sul governo croato affinché fermasse il progetto. Lo si legge in un articolo pubblicato sul sito del Wall Street Journal, a firma di Warren P. Strobel.

Così, senza alcuna spiegazione chiara, il governo croato ha bloccato l’affare nel gennaio 2021, e ha offerto la concessione sul porto di Fiume del valore di 2,7 miliardi di euro alla società danese APM Terminal, che collaborerà al progetto con la società di logistica croata Enna Logica.

“Non c’è stato un intervento diretto degli Stati Uniti, ma Washington ci ha dato segnali chiari – ha detto il ministro dei Trasporti, Oleg Butković in un’intervista al Wall Street Journal, aggiungendo che si tratta di “una questione molto delicata”.

Gli Usa, indipendentemente dall’amministrazione alla Casa Bianca, negli ultimi anni ha esercitato pressioni sempre più intense per ridurre, e persino bloccare, l’influenza della Cina nel Vecchio Continente. Una delle campagne di questo tipo riguardava la questione Huawei e la rete 5G europea. L’anno scorso Washington, con l’aiuto dell’opposizione tedesca, anch’essa contraria all’idea, ha impedito con successo alla Cina di assumere la maggioranza della proprietà del porto di Amburgo, dopodiché la quota delle società statali cinesi è stata ridotta al 24,9%.

L’idea che le compagnie statali cinesi si sarebbero prese Fiume era particolarmente problematica per Washington, perché negli ultimi anni la NATO ha utilizzato il porto quarnerino per immagazzinare le proprie attrezzature militari e la Marina degli Stati Uniti ha sfruttato i cantieri di Fiume per la riparazione e la manutenzione delle sue navi.

“Se Fiume passasse sotto il controllo delle compagnie cinesi, sarà molto più complicato per la NATO utilizzare le proprie infrastrutture per i propri bisogni”, ha spiegato al WSJ Robert Kohorst, ex Ambasciatore in Croazia che è stato uno dei principali promotori del blocco degli investimenti cinesi a Fiume, dopo i quali il governo croato ha deciso di fare un passo insolito, annullando la gara già concordata.

Tuttavia, il ministro Butković sostiene che tutto il merito non va attribuito esclusivamente all’impegno della diplomazia americana, sottolineando che il contratto con le aziende cinesi è stato firmato prima dell’inizio della pandemia di Covid-19, motivo per cui non c’erano garanzie ben definite per l’uso del porto di Fiume. il WSJ scrive che in particolare, da parte croata, c’era la preoccupazione che la Cina mostrasse interesse per Fiume solo per impedire ad altre parti coinvolte di utilizzare il suo porto, senza aver pianificato di procedere con degli investimenti.

Le aziende cinesi non hanno risposto all’inchiesta della redazione del WSJ durante la stesura di questo articolo.

“Dato che l’appetito della Cina per espandere la sua influenza nei porti strategicamente importanti dell’Europa è in crescita, si pone la questione di quanto tempo la diplomazia americana sarà in grado di bloccare i suoi tentativi di dominare l’infrastruttura chiave dell’U”, si chiede il WSJ.

“La Cina sta diventando un attore sempre più importante nel contesto della proprietà dei porti globali, quindi gli Stati Uniti dovranno iniziare a scegliere le battaglie da intraprendere contro Pechino per quanto riguarda gli interessi nei porti Ue”, ha affermato Isaac Kardon, un leader americano esperto di strategia cinese, conclude l’articolo del Waal Street Journal.

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