Il Terrano finisce alla Corte Ue

Audizione attinente alla denuncia slovena contro la Croazia

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Il Terrano finisce alla Corte Ue

Alla Corte di Giustizia dell’Unione europea è iniziata l’audizione relativa alla denuncia presentata dalla Slovenia contro la Commissione europea relativa alla disputa croato-slovena sul diritto all’utilizzo della denominazione del vino Terrano (Teran). L’obiettivo di Lubiana consiste nell’ottenere l’annullamento del Regolamento Ue del 2017, con il quale la Commissione concesse ai produttori di vino del versante croato dell’Istria il diritto a utilizzare etichette con la dicitura “Hrvatska Istra – Teran” (Istria croata – Terrano), con l’obbligo di scrivere il termine Teran usando caratteri più piccoli rispetto al resto del testo. Nella mattinata di ieri, i giudici lussemburghesi hanno ascoltato le tesi della due parti in causa (Slovenia e Commissione europea) nonché della Croazia. A rappresentare la Commissione è intervenuta Barbara Rous, la quale ha ricordato che la Slovenia è entrata nell’UE nel 2004 e la Croazia nel 2013 e che di conseguenza Zagabria ha potuto registrare il Terrano soltanto dieci anni più tardi. Ha aggiunto che la Commissione, riconoscendo l’eccezione per la Croazia e il suo Terrano, ha adempito alle attese dei vinai croati, che usavano tale denominazione molto prima che sia la Croazia sia la Slovenia, aderissero all’Ue. Ha aggiunto che tali produttori si sarebbero trovati in una posizione molto peggiore, se l’eccezione non fosse stata approvata. Inoltre, ha affermato che la Commissione non ha agito al di fuori delle proprie competenze, perché c’erano già stati casi di approvazione di eccezioni simili. La parte slovena, che è rimasta ancorata alle proprie tesi, era rappresentata da Verena Klemenc. Ella ha dichiarato che Lubiana ritiene che un’eccezione nella denominazione di un vino, il cui nome è tutelato dal marchio di origine controllata, sia illegale, che i consumatori che potrebbero acquistare il vino croato pensando che sia quello sloveno e, così, recare danno ai produttori sloveni.
La rappresentante croata, Gordana Vidović Mesarek, ha rilevato che con l’approvazione del Regolamento del 2017 la Commissione europea ha provveduto a rimediare a un’ingiustizia.

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