Il nodo dell’arbitrato dinanzi alla Corte UE

Contenzioso confinario Oggi il dibattimento sul ricorso croato contro la denuncia di Lubiana. Zagabria ha sollevato la questione della competenza del Tribunale

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Il nodo dell’arbitrato dinanzi alla Corte UE

BRUXELLES | Si svolgerà oggi il dibattimento alla Corte di giustizia dell’UE in merito al ricorso presentato dalla Croazia nel quale si pone in dubbio la competenza di tale Corte nella causa intentata dalla Slovenia nei confronti Zagabria per presunte violazioni del diritto europeo, a causa dalla mancata attuazione della sentenza del Tribunale d’arbitrato internazionale sul contenzioso confinario.
Il Gran Consiglio della Corte discuterà solamente se questo Tribunale sia competente a occuparsi della questione, senza entrare nel merito della stessa, ossia senza prendere in esame le tesi contemplate nella causa intentata dalla Slovenia.
Le autorità di Lubiana, lo ricordiamo, hanno sporto denuncia contro la Croazia in base all’Art. 259 del Trattato sul funzionamento dell’UE, proponendo che i giudici deliberino che Zagabria sta violando gli Art. 2 e 4 dell’Accordo, che sancisce il rispetto dello Stato di diritto e la collaborazione leale tra i Paesi membri dell’UE. Secondo Lubiana, Zagabria starebbe violando la normativa sulla politica comune sulla pesca, le norme di Schengen inerenti alla circolazione delle persone e la direttiva sulla pianificazione ambientale marittima.

La posizione croata

Nel dicembre scorso la Croazia ha inviato alla Corte un documento in cui asserisce che la stessa non è competente per decidere sulle richieste slovene, perché tra i due Stati non c’è una causa inerente all’applicazione e al rispetto del diritto dell’UE, che sarebbe sì materia per questo Tribunale. La posizione della Croazia è che in questo caso siamo di fronte a una causa inerente al rispetto e applicazione del diritto internazionale, che si deve risolvere applicando le norme del diritto internazionale in materia di soluzione pacifica delle controversie, inclusa la sia negoziale.
Il Ministero degli Affari Esteri ed Europei ha annunciato che la Croazia esporrà le sue argomentazioni alla Corte, ponendo in rilievo che la causa avviata da Lubiana si riferisce alla definizione della frontiera tra i due Paesi sulla terraferma e in mare, con particolare riferimento al fatto se l’accordo di arbitrato e la delibera del Tribunale arbitrato siano in vigore e se si sia stata definita la nuova linea confinaria.
“Visto che l’accordo di arbitrato non è parte del diritto dell’UE, la Corte di Giustizia dell’Unione europea non è competente a decidere sulla sua validità giuridica e nemmeno sullo status della sentenza collegata a tale intesa. Si tratta di questioni di diritto internazionale che non rientrano nell’ambito del diritto europeo e che si risolvono ricorrendo al diritto internazionale”, si legge nel comunicato diffuso dal Ministero degli Affari Esteri ed Europei di Zagabria, in cui si sottolinea pure che “le questioni bilaterali di carattere confinario non rientrano nel contesto del diritto europeo e nemmeno nell’ambito delle competenze della Corte di Giustizia dell’UE”. “La Croazia – rileva ancora il dicastero – ritiene che entrambe le parti dovrebbero ritornare al dialogo e alle trattative bilaterali per determinare il confine tra i due Stati. Soltanto in questa maniera si potrà arrivare a una soluzione soddisfacente e duratura del contenzioso confinario”.
Per la Slovenia la sentenza del Tribunale d’arbitrato è dato di fatto da tenere assolutamente in considerazione, mentre Zagabria parla di una presunta delibera d’arbitrato. La decisione della Corte sul ricorso croato è attesa per settembre, o al più tardi per i mesi successivi. Se la Corte dovesse accogliere il ricorso di Zagabria e proclamarsi non competente, il procedimento sarà concluso. In caso contrario, la Corte dovrebbe entrare nel merito del contenzioso, ovvero iniziare la discussione sul contenuto delle richieste slovene.

Le critiche di Lubiana

La Commissione europea, lo ricordiamo, ha evitato di dare il suo appoggio alla denuncia slovena e ha invitato di fatto i due Paesi a risolvere da soli la questione. Tale posizione è stata duramente criticata da Lubiana, in particolare dopo che il settimanale tedesco Spiegel ha diffuso la notizia secondo la quale il servizio giuridico della Commissione avrebbe di fatto dato ragione alla Slovenia, mentre il presidente dell’Esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker avrebbe evitato di porre il parere degli esperti all’ordine del giorno.
Il presidente della Corte europea, Koen Lenaerts già l’anno scorso aveva espresso dubbi sulla bontà della strada seguita da Lubiana, consigliando di non richiamarsi all’Art. 259, bensì all’Art. 273. “Tale articolo concede la possibilità ai Paesi membri di porre all’attenzione della Corte UE quei contenziosi che non rientrano appieno nell’ambito del diritto europeo, ma sono importanti per gli Stati membri in un contesto più vasto. Se un contenzioso tra i Paesi membri non riguarda in maniera concreta il diritto europeo, allora la Corte non può deliberare in merito, a meno che le parti in causa non si accordino di porre tale problema al centro dell’attenzione richiamandosi all’Art. 274 del Trattato sul funzionamento dell’Unione”, aveva spiegato Koen Lenaerts.

Il ruolo della Corte di giustizia

La Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), lo ricordiamo interpreta il diritto dell’UE per garantire che sia applicato allo stesso modo in tutti gli Stati membri e dirime le controversie giuridiche tra governi nazionali e istituzioni dell’UE.
La Corte dell’Unione europea può essere adita, in talune circostanze, anche da singoli cittadini, imprese o organizzazioni allo scopo di intraprendere un’azione legale contro un’istituzione dell’UE qualora ritengano che abbia in qualche modo violato i loro diritti.

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