Il grido d’aiuto delle isole: «Lo Stato ci dia una mano»

Il Covid-19 ha attraversato il mare, ma a preoccupare sono soprattutto le conseguenze sul piano economico

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Il grido d’aiuto delle isole: «Lo Stato ci dia una mano»

L’emergenza coronavirus, oltre ad aver stravolto le nostre abitudini e stili di vita, ha cambiato anche la geografia. Le isole quarnerine, che da sempre hanno vissuto di sbarchi, arrivi e partenze, sono state snaturate, e la terraferma ora risulta un po’ più lontana. Ma ormai lo sappiamo: gli scambi, durante la lotta al contenimento del contagio, sono praticamente tutti vietati.
La crisi sanitaria è un inverno amplificato e prolungato. Il risultato? Zero turisti, servizi ridotti, strade e piazze deserte. Quello che precede Pasqua era da sempre il periodo in cui si inaugurava la nuova stagione turistica, il periodo in cui le isole iniziavano a ripopolarsi, il periodo in cui riaprivano alberghi e campeggi. Fino a due mesi fa, si guardava con ottimismo alla nuova stagione. Il 2020 sarebbe dovuto essere l’ennesimo anno dei record. Di arrivi, di pernottamenti e di entrate. E invece in poche settimane tutto questo entusiasmo è svanito improvvisamente come una bolla di sapone. Inutile girarci tanto attorno: la stagione turistica è irrimediabilmente compromessa, se non già persa. Tanto vale guardare già al 2021. Non prima però di aver sconfitto una volta per tutte il virus. E la paura, che ora è tangibile come mai prima d’ora. Fino a pochi giorni fa le isole erano l’ultimo baluardo che ancora riusciva a resistere all’inarrestabile diffusione e avanzata dell’ospite indesiderato, ma ora anche loro hanno dovuto alzare bandiera bianca: il Covid-19 è riuscito ad attraversare il mare.
«L’economia non può e non deve fermarsi»

Kristijan Jurjako sindaco di Cherso

“Al momento abbiamo un solo caso di positività. Si tratta di una persona rientrata dall’estero che al suo arrivo sull’isola si è immediatamente autoisolata e non ha avuto contatti con nessuno, nemmeno con la propria famiglia. Poco dopo ha iniziato a manifestare i primi sintomi. Il tampone ha dato esito positivo e ad oggi si trova ancora ricoverata a Fiume. Anche un paio di altri isolani sono stati sottoposti al test, ma fortunatamente tutti sono risultati negativi. In isolamento ci sono una quindicina di persone, di cui la maggior parte sono cittadini zagabresi giunti in seguito al sisma. Va precisato che tra questi ci sono anche alcuni nostri studenti universitari i quali non sono tornati a causa del terremoto, bensì perché le lezioni sono sospese. Tengo, però, a sottolineare che il polverone sollevato al loro arrivo ci ha dato molto fastidio: non potevamo rimanere indifferenti di fronte a ciò che era appena successo, ed era nostro dovere accogliere e aiutare queste persone in difficoltà, pur consapevoli dei rischi collegati all’emergenza sanitaria. E comunque tutti loro sono stati sottoposti a controlli nei posti di blocco a Grobnico e anche noi abbiamo organizzato un presidio aggiuntivo nello scalo traghetti di Smergo al loro arrivo sull’isola. Una volta sbarcati, è stato loro immediatamente ordinato di osservare il periodo di isolamento. Sotto il profilo economico siamo naturalmente messi male: il turismo è fermo, alberghi e campeggi sono chiusi, al pari degli esercizi di ristorazione e di molti altri servizi. Fortunatamente sono in corso alcuni lavori edili e infrastrutturali, sia in città che in altri punti dell’isola. Ed è un bene, perché ciò ci permette comunque di avere delle entrate nel bilancio. So che alcuni miei colleghi sindaci di altre isole hanno invece chiuso tutti i cantieri, e posso comprendere la loro preoccupazione, ma non per questo la vita si deve fermare del tutto. Che poi, oggettivamente, è più alto il rischio di contrarre il virus mentre si fa la spesa, che mentre si sta costruendo una strada. Per far fronte a questa difficile situazione, abbiamo chiaramente deliberato un pacchetto di misure che prevede una proroga di tutta una serie di obblighi, in primis per imprenditori e soggetti economici. Un taglio degli stipendi dell’amministrazione? Se sarà necessario lo faremo, non è un problema. Quanto invece ai buchi generati dalla stagione turistica ormai compromessa, a livello locale faremo il possibile per limitare i danni, ma se vogliamo sopravvivere toccherà allo Stato fare la sua parte”.

«Ci stiamo preparando allo scenario peggiore»

Ana Kučić, sindaca di Lussinpiccolo

“Fortunatamente non abbiamo casi di contagio sull’isola. Una trentina di persone si trovano in autoisolamento, tra cui anche alcuni cittadini di Zagabria arrivati dopo il terremoto. A questo proposito mi è molto dispiaciuto che la questione sia stata strumentalizzata. Noi siamo una comunità aperta e sempre pronta ad accogliere il prossimo, soprattutto se si trova in difficoltà, per cui abbiamo agito di conseguenza. Il nostro arcipelago comprende altre cinque isole abitate, ossia Unie, Sansego, Asinello, Canidole Grandi e Piccole, non sempre raggiungibili. Ad esempio, quest’inverno a Sansego un uomo aveva avuto un incidente in barca e necessitava del ricovero in ospedale, ma a causa della forte bora non solo non poteva venire prelevato dall’elisoccorso, ma addirittura per due giorni la motovedetta della Polizia non era in grado di raggiungere l’isola per via del mare in tempesta. Ecco perché dobbiamo essere particolarmente prudenti e scongiurare un’eventuale contagio su queste isole che sono estremamente vulnerabili. Se malauguratamente dovesse verificarsi tale scenario, è nostro compito garantire un trasporto sicuro della persona infetta dall’isola fino a Lussino e poi fino all’ospedale, assicurando al contempo la massima tutela delle forze di Polizia e del personale sanitario a contatto con il contagiato. Inizialmente abbiamo avuto qualche violazione dell’autoisolamento, ma ben presto i cittadini hanno capito la gravità della situazione e ora si stanno comportando in maniera responsabile. A contribuire a ciò, sono ovviamente anche le squadre della Protezione civile, le forze dell’ordine, la Croce e rossa e tanti volontari che si stanno facendo in quattro. Dal momento che siamo molto legati all’Italia, numerosi cittadini seguono quotidianamente con grande apprensione ciò che sta succedendo al di là dell’Adriatico e credo che in fondo anche questo abbia contribuito a dare la reale dimensione della pandemia e quindi incoraggiato il rispetto delle norme di contenimento da parte dei lussignani. Alla prossima seduta del Consiglio cittadino approveremo un set di misure per fronteggiare la crisi, tra cui anche una razionalizzazione delle spese, che prevedono tagli agli stipendi, a partire dall’amministrazione cittadina e di tutte le istituzioni pubbliche. Perdite nel turismo? Ci stiamo preparando allo scenario peggiore. La priorità è preservare i posti di lavoro e l’economia in generale. Le misure che stiamo adottando vanno in questa direzione, ma è chiaro che anche la Regione e lo Stato dovranno starci vicino e sostenerci nella ripresa”.

«Da soli non siamo in grado di risollevarci»

Darijo Vasilić, sindaco di Veglia

“Finora abbiamo avuto un unico caso di Covid-19, peraltro ‘d’importazione’. Si è trattato di un cittadino di Fiume che era stato a Madrid, ma al suo rientro anziché mettersi in isolamento nella casa di famiglia a Fiume, lo ha fatto nella sua abitazione nel paese di Kornić. Dopo alcuni giorni ha iniziato ad accusare i primi sintomi, dopodiché è stato portato all’ospedale fiumano. Al momento ci sono un’ottantina di persone in autoisolamento, ma il loro numero cambia costantemente perché ogni giorno qualcuno entra e qualcun altro esce. Vorrei sottolineare la grande disciplina dimostrata dai cittadini, visto che ad oggi è stato registrato soltanto un caso di violazione delle misure di autoisolamento. Da Zagabria sono giunte 64 persone dopo il terremoto, di cui soltanto a due è stato ordinato di osservare il periodo di quarantena. Nessuno di loro può lasciare l’isola, come peraltro nessun altro residente, se non per validi motivi, sanitari o di lavoro. Dalla piattaforma e-visitor si evince come ci siano ancora dei turisti presenti sull’isola, ma alla maggior parte di coloro che si sono trovati qui allo scoppio della pandemia, sono stati rilasciati i lasciapassare per rientrare a casa. Tra i cittadini c’è molta preoccupazione sulle ripercussioni che quest’emergenza avrà sull’economia, non solo in questo 2020, ma anche negli anni a venire. La Città di Veglia si è uniformata agli altri sei comuni insulari di modo che tutte le amministrazioni possano prendere decisioni univoche, quindi valide per l’intera isola. Tra i vari provvedimenti, il principale riguarda la dilazione di 90 giorni di tutti gli obblighi che i soggetti economici hanno nei confronti delle amministrazioni locali. Inoltre, mi auguro che nel frattempo il governo cancelli questi obblighi, perché tante persone molto probabilmente non avranno la possibilità di saldarli una volta che l’emergenza sarà rientrata. Quanto invece al turismo, non è un mistero che la nostra economia si basi in larga misura su questo settore, perciò è evidente come questa crisi avrà delle ripercussioni pesantissime. Ad esempio, negli ultimi dieci giorni non abbiamo praticamente più entrate nel nostro bilancio e stiamo facendo fatica a erogare gli stipendi ai dipendenti dell’asilo, dei Vigili del fuoco, della biblioteca, dei centri di cultura, delle società municipalizzate e via dicendo. Lo Stato dovrà necessariamente intervenire perché noi da soli, contando esclusivamente sulle nostre forze, non siamo in grado di risollevarci”.

«Danni incalcolabili se la stagione turistica andrà persa»

Nikola Grgurić, sindaco di Arbe

“È una vera fortuna che in questo momento non abbiamo registrato casi di contagio. In autoisolamento ci sono circa 160 persone, di cui una ventina giunte da Zagabria in seguito al sisma. Ringrazio tutti i cittadini per il grande senso di responsabilità dimostrato, perché finora abbiamo avuto un solo unico caso di violazione delle norme di contenimento. Comprensibilmente, tra la gente c’è tanta preoccupazione, soprattutto per le conseguenze a cui andremo inevitabilmente incontro una volta esaurita l’epidemia. Molti proprietari di villette e case vacanza vorrebbero riparare sull’isola perché qui si sentirebbero più al sicuro, ma ovviamente non possiamo accoglierli e soddisfare quindi le loro richieste. È un rischio troppo elevato, che non possiamo e non vogliamo correre, a maggior ragione dopo quanto successo pochi giorni fa sull’isola di Morter, in Dalmazia. Vero è che l’isola è uno dei luoghi più sicuri in questo specifico momento, ma è altrettanto vero che basta una piccola leggerezza per ritrovarsi improvvisamente in una situazione ben più grave rispetto a quella di una grande città sulla terraferma. Dobbiamo quindi essere estremamente prudenti.
Attualmente ospitiamo alcuni turisti, ma si tratta di poche decine giunte nelle loro villette poco prima del lock-down e quindi in un certo senso rimaste bloccate sull’isola. Tuttavia, data la delicata situazione, per ora preferiscono restarvici in quanto qui sono più al sicuro. Sul piano economico e sociale questa crisi avrà sicuramente un impatto e dei risvolti devastanti. Adesso la priorità è cercare di salvare il bilancio. Una delle misure intraprese riguarda la razionalizzazione dei costi dell’amministrazione cittadina. Oltre al nostro personale, abbiamo tagliato del 30 per cento i compensi delle società municipalizzate, dei dipendenti dell’asilo, della biblioteca, dell’Ente per il turismo… Insomma, di tutto il sistema gestito direttamente dalla Città.
Inoltre, io mi sono decurtato lo stipendio del 40 p.c.. Purtroppo però, tutte queste misure non sono che una goccia nel mare. Noi viviamo di turismo e siamo consapevoli di trovarci in una situazione drammatica. Il ministro Beroš ha detto che un ritorno alla normalità potrebbe esserci a luglio, ma se così non fosse la stagione turistica andrebbe completamente persa, con danni incalcolabili. Se dovesse avverarsi tale scenario, stringeremo ancora di più cinghia cercando comunque di preservare posti di lavoro e stipendi, perché la vita può sì rallentare, ma non possiamo permetterci di fermarla del tutto”.

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