Giorno della Memoria. Nemmeno la Croazia risparmiata dal dolore

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Giorno della Memoria. Nemmeno la Croazia risparmiata dal dolore
La delegazione del Sabor guidata da Gordan Jandroković, Željko Reiner, Davorko Vidović e Furio Radin

In occasione della Giornata della Memoria i rappresentanti politici croati hanno parlato dell’importanza di ricordare, affinché gli orrori del passato non si ripetano. Il primo ministro Andrej Plenković ha spiegato senza mezzi termini come la Croazia sia in prima linea su questo fronte, a partire dalla presidenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance, l’organizzazione intergovernativa fondata nel 1998 che unisce i governi e gli esperti per rafforzare, promuovere e divulgare l’educazione, la ricerca e il ricordo in tutto il mondo sull’Olocausto. Plenković giudica questo un punto di partenza per combattere il linguaggio dell’odio e l’antisemitismo, contribuendo contemporaneamente alla ricerca della verità storica. “Ci ricordiamo delle vittime dell’Olocausto le cui vite sono state spezzate in nome di un’ideologia che ha lasciato ferite profonde sul suolo europeo”, ha scritto Plenković sul proprio account Twitter.
Anche il Presidente della Repubblica di Croazia, si è affidato ai social media per un messaggio. “Per la società civilizzata continuare a commemorare e ricordare questa grande sofferenza del popolo ebraico è un dovere. L’Olocausto non dovrà mai venire dimenticato”, ha scritto Zoran Milanović sulla sua pagina Facebook.
Un po’ più nello specifico è entrato il presidente del Sabor, Gordan Jandroković, il quale ha voluto ricordare come nemmeno la Croazia si stata risparmiata “dalla dolorosa esperienza storica del regime totalitario-criminale, che condanniamo nella maniera più risoluta”. Non è facile abituarsi all’idea che a quell’epoca ci fosse un numero sufficiente di persone – ha asserito Jandroković – pronte a perseguitare sistematicamente gli ebrei, i rom e gli appartenenti anche ad altri popoli. “Dobbiamo ricordarci pertanto con il massimo rispetto di tutti gli ebrei, i serbi, i rom e gli altri che furono uccisi nel cosiddetto Stato indipendente di Croazia”, ha affermato il presidente del Sabor, che ha poi rammentato però come, nonostante il periodo buio, ci fossero dei raggi di luce, portati da quelli che oggi vengono definiti I giusti fra le nazioni.
In questo contesto Jandroković ha ricordato come proprio la settimana scorsa un altro croato abbia ricevuto questo riconoscimento, riservato ai non ebrei che durante la Shoah, disinteressatamente e a loro rischio e pericolo, salvarono la vita agli ebrei. Si tratta di un’onorificenza conferita dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem fin dal 1962, che questa volta ha raggiunto post mortem Kamilo Firinger (1893 – 1984), intellettuale, avvocato, archivista e storico, che si era impegnato nel corso della Seconda guerra mondiale per salvare la vita di Margit Fischer Szöke e dei suoi due bambini, Lelje e Darka. Non si tratta però di un caso isolato, bensì di uno dei 130 raggi di luce, come direbbe Jandroković, ossia dei 130 croati che hanno già ricevuto questo riconoscimento.
Un altro gesto significativo in occasione della Giornata della Memoria è stata la posa delle corone di fiori al cimitero di Mirogoj, con la partecipazione, oltre che di Jandroković, dei vicepresidenti del Sabor, tra cui il deputati della CNI Furio Radin, della vicepremier, Anja Šimpraga, del ministro degli Affari esteri ed Europei, Gordan Grlić Radman e del ministro della Cultura e dei Media, Nina Obuljen Koržinek. “Il nostro obiettivo è e deve essere di conservare il ricordo, di ricordarci di tutte le persone che hanno sofferto e di non permettere che nella società ci siano divisioni su temi come questo”, ha affermato Anja Šimpraga.
Anche il presidente dell’SDP, Peđa Grbin, si è recato per l’occasione al Mirogoj con una corona di fiori, rilevando come già una volta questi crimini si siano ripetuti e spiegando come proprio per questo si debba insistere in un lavoro di sensibilizzazione affinché non si ripetano mai più.

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