Franko Andrijašević: «A Pola è sempre dura»

Una chiacchierata con l'attaccante spalatino del Rijeka prima del derby regionale con l'Istra 1961. Si gioca stasera al Drosina con fischio d'inizio alle 19

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Franko Andrijašević: «A Pola è sempre dura»

È arrivato un po’ a sorpresa, a campionato in corso, in un momento non felicissimo, ma fin dal primo minuto gli si può attribuire il ruolo di colui che potrebbe far uscire il Rijeka dal tunnel di quella che (forse) non è una crisi vera e propria, ma poco ci manca per poterla definire tale. Franko Andrijašević è tornato dopo due anni, chiudendo una parentesi per lui non fortunata nelle file del Gent, la formazione belga che poche settimane fa aveva eliminato i fiumani dall’Europa League. Già un anno fa sembrava prospettarsi l’ipotesi di un suo ritorno, ma dall’area tecnica (e finanziaria) del club fiumano veniva comunicato che uno così non se lo possono permettere.
Il protagonista della straordinaria stagione 2016/17, quella del titolo e della Coppa vinte a pochi giorni di distanza, è sceso in campo dopo due anni ed è sembrato subito quello di allora. Contro l’Hajduk in cui era cresciuto ha segnato il primo gol e centrato una traversa, troppo poco per evitare un altro pareggio interno, dopo quelli subiti contro Osijek e Inter. Franko Andrijašević è uno che può fare la differenza.
«Un ritorno bellissimo»
Stasera alle 19 il Rijeka scenderà in campo all’Aldo Drosina per affrontare l’Istra 1961, una squadra molto cambiata rispetto a due anni fa. “Non la conosco troppo bene, ma ho visto ciò che ha fatto ultimamente, mettendo in apprensione la Dinamo al Maksimir. Per noi è un altro derby, un motivo in più per affrontare la sfida con il massimo impegno e serietà. A Pola è sempre una trasferta particolare, sempre dura per il Rijeka”, ci ha detto Andrijašević, il quale ha voluto anche sottolineare di sentirsi come se non avesse mai lasciato Rujevica.
“L’accoglienza è stata splendida a distanza di due anni, durante i quali la mia carriera non è andata nella direzione che speravo. In questo periodo ho pensato spesso a quell’anno fanbtastico con il Rijeka, a quell’atmosfera e il mio ritorno qui è stato davvero bello. Ho anche avuto la fortuna di segnare e sentire scandire il mio nome dagli spalti è stata una sensazione indescrivibile. Mi aiuterà a continuare a far bene. Sono più motivato che mai”.
Gli insulti dalla Torcida
Il suo nome l’hanno scandito non solo i settemila tifosi fiumani, ma anche lo sparuto gruppo nella curva ospiti, in un contesto ben diverso. Sono espressioni impronunciabili o intraducibili. “Ci sono abituato. Lo sapete com’è la situazione a Spalato. Uno che lascia l’Hajduk per andare alla Dinamo o al Rijeka non è molto amato dai tifosi spalatini. Per uno come me, che è andato prima alla Dinamo e quindi al Rijeka, c’è una doppia dose di insulti. Comunque, non sono tutti così. Come ho già detto, mi ci sono abituato e non ci faccio più caso”.
Tenuta atletica invidiabile
Al di là delle polemiche sulla tenuta atletica della squadra allenata da Igor Bišćan, messa un po’ in discussione dopo alcune partite in cui è mancata l’energia nel finale, contro l’Hajduk è stato Andrijašević il più fresco. Occorre ricordare che non ha giocato seriamente da due anni, chiudendo addirittura nella seconda squadra del Gent che, obiettivamente, non è il Barcellona. “Dal momento in cui mi hanno messo nella seconda squadra e sulla lista dei giocatori in uscita ho deciso di allenarmi il meglio possibile – ha puntualizzato Andrijašević –. L’ho fatto per me e per il mio futuro, che sembrava ancora incerto. In caso di trasferimento ho ritenuto di dovermi far trovare pronto da subito. Mi mancano partite nelle gambe, ma voglio essere pronto almeno sul piano fisico per poter correre 90 minuti. In campo non ho avuto difficoltà a trovare l’intesa. Ci sono diversi giocatori con cui ho già giocato, al Rijeka e non solo. Tutto sommato, mi è andata piuttosto bene. Inoltre, sento di dovermi impegnare al massimo con la maglia del Rijeka, anche per il modo in cui sono stato accolto. Ciò mi ha dato almeno il 10-20 per cento di energia in più”, ha detto ancora lo spalatino del Rijeka, il quale è stato premiato da un pubblico che ha riconosciuto in lui il leader.
Prima punta per necessità
Andrijašević, pur non essendo un attaccante puro, di gol ne ha segnati diversi. Predilige il ruolo di seconda punta, ama fare il classico numero 10. Con l’Hajduk, a causa dell’indisponibilità di punte di ruolo, è stato lui a giocare da centravanti. “La posizione in cui mi trovo meglio – ha precisato – è quella a ridosso delle punte, dove agire cercando di farmi trovare nel momento giusto al posto giusto, con molte soluzioni. Se giochi come punta, sei lì da solo ad aspettare. Preferisco partire un po’ arretrato”.
Gent avanti con l’esperienza
Nella doppia sfida dei play off, ultimo passaggio prima della fase a gironi di Europa League, si è avuta l’impressione che tra il Gent qualificato e il Rijeka eliminato non ci fosse la stessa differenza che si evidenzia sul piano budget dei due club. “Quest’anno il Gent ha comprato diversi giocatori con grande esperienza, gente che ha giocato partite importanti in Europa – ha spiegato –. Per il Rijeka è stata una bella opportunità, per questi ragazzi tra i quali diversi si sono trovati per la prima volta in questa situazione. Non è l’unico aspetto. Il Gent ha delle qualità. La società acquista e vende in continuazione e può permettersi di prendere cinque giocatori per farne giocare soltanto uno. Secondo me, al Rijeka è mancato pochissimo per andare avanti. Se fosse riuscito, dopo la rete di Puljić nella partita di ritorno, a resistere almeno un po’ senza subire gol, sono convinto che avrebbe avuto delle chance. Conosco la mentalità del Gent e nella ripresa si sarebbe sicuramente innervosito”.

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