Lo si può ammirare dai quartieri alti della città o dal mare, eventualmente usando il drone per averne un’immagine d’insieme più completa. A noi è capitata l’opportunità di conoscerlo da vicino, anche dall’interno e di documentare il tutto con le foto che proponiamo per la prima volta. Ci troviamo nel complesso “Metropolis”, un nome che non risale all’epoca in cui è stato costruito, bensì a tempi più recenti, battezzato dai conservatori della Soprintendenza ai beni storici e culturali, ispirati dall’omonimo film di Fritz Lang del 1927. Era ambientato in un futuro distopico con scenografie che ricordano il complesso di magazzini del porto fiumano, collegati tra loro con passaggi sospesi. A differenza di altre strutture industriali l’idea di conservare questi magazzini, catalogati come bene storico e culturale dal Ministero della Cultura, non è mai stata messa in discussione.
Venne costruito tra il 1909 e il 1913. Nel periodo che precede la Prima guerra mondiale (circa 1890-1914), predominavano diversi stili culturali e artistici, in gran parte influenzati dalle correnti di pensiero e dai gusti dell’epoca, tra cui lo storicismo, il romanticismo e l’ Art Nouveau. Anche se si tratta di magazzini, strutture in cui la funzionalità è al primo posto, si è tenuto conto dell’aspetto estetico.
Un gigante per il futuro
Il complesso comprende i magazzini 18-22 ed è unico per il modo in cui venne concepito, anche in un contesto geografico molto vasto. Si tratta di due strutture parallele provviste in primo luogo di rampe per il carico e lo scarico delle merci al pianoterra, che veniva attraversato dalla linea ferroviaria. Il pavimento al pianoterra può sostenere 2 tonnellate di peso per metro quadrato, 1,5 tonnellate ai piani superiori, collegati verticalmente da montacarichi e scivoli. Fu un vero gioiello tecnologico, realizzato in cemento armato e con l’uso di tecniche di costruzione tradizionali con i mattoni.
Dei cinque magazzini inutilizzati, il numero 22, quello che sorge sul lato estremo a Ovest, è l’unico in cui succede qualcosa. Viene restaurato dentro e fuori da “Rijeka Gateway”, la joint venture che unisce la compagnia croata “ENNA Logic” e l’”APM terminals” che fa capo alla “MAERSK”, uno dei principali operatori mondiali nella movimentazione di container. Un anno fa, il 13 settembre 2023, è partito il cronometro ed è stata inaugurata la concessione per una durata di 50 anni in Molo Zagabria. Nel “pacchetto” c’è anche il magazzino 22, con i suoi 13.500 metri quadrati di superficie. Vi si sta lavorando freneticamente. Sono stati rimossi e sostituiti gli intonaci esterni, abbattute quasi tutte le pareti divisorie all’interno e si lavora al consolidamento degli elementi portanti con l’aggiunta di cemento armato. Sono venuti a crearsi spazi immensi che i concessionari utilizzeranno, non sappiamo come, per 49 anni. L’unica certezza è che al quarto piano, sotto il tetto, verranno allestiti gli uffici le cui finestre si affacciano proprio sul futuro terminal la cui entrata in funzione è prevista nel corso del 2025. Il seminterrato, per ora, non si tocca e il motivo c’è. Avete presente cosa avviene in centro, nell’area dei mercati cittadini, quando si combinano alta marea e scirocco? Anche il pianoterra del magazzino 22, inesorabilmente, viene allagato.
L’opera di ristrutturazione di questi spazi per renderli impermeabili è ritenuta troppo costosa per venire giustificata. Le prime gru sono già arrivate e tra un anno comincerà a svolgere la funzione per la quale è stata progettata anche la DC403, la strada che collega già ora lo scalo al nodo stradale di Valscurigne.
Inaccessibile, fino a quando?
Il “Metropolis” fu un film di fantascienza e, qualche volta, ci sembrano fantascienza anche certi progetti che attendono decenni per vedere la luce del sole. Eccone uno che si sta materializzando e che, in qualche modo, indirettamente, è legato alle sorti del “Metropolis”. Uno dei tanti cantieri aperti in città è quello della futura autostazione sul lato occidentale di piazza Žabica, un investimento privato che, per quanto discusso, andrà a risolvere alcuni dei problemi con i quali ci confrontiamo da molti anni. Al progetto dell’autostazione è legata l’idea di collegarla direttamente alla DC403, la strada che, come abbiamo detto, è stata concepita principalmente in funzione del terminal container oggi in costruzione.
Ci sono meno di 1000 metri che percorrerebbero l’area portuale entro la quale, tra l’altro, si trova il complesso “Metropolis”, il tutto nell’area di competenza dell’Autorità portuale. Quest’ultima starebbe portando a termine il progetto della strada, condiviso da tutti, che darebbe la possibilità di raggiungere Valscurigne e quindi l’autostrada, partendo dal centro, in una decina di minuti. Un beneficio collaterale dovrebbe essere la possibilità di accedere anche al “Metropolis” che verrebbe inserito nel tessuto urbano, cioè strappato alla zona doganale. Il discorso sul destino dell’enorme struttura va nella direzione di una possibile consegna dalla Port Authority alla Città di Fiume. Staremo a vedere. Ammesso che ciò vada in porto, la Città ha, o avrà, delle idee chiare su cosa farne?
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