«Finiremo per cancellare i commenti dei lettori»

Gli editori preoccupati delle ricadute delle modifiche di legge che sanzionano il linguaggio dell’odio

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«Finiremo per cancellare i commenti dei lettori»

Alcune soluzioni previste dalla bozza della nuova Legge sui media elettronici (ZEM) hanno posto in allerta l’Associazione degli editori dei giornali in seno all’Associazione croata dei datori di lavoro (HUP). I suoi esponenti insistono affinché siano modificate le disposizioni della medesima che disciplinano la responsabilità degli editori e dei caporedattori per i commenti postati dai lettori sui portali delle singole testate informative. Qualora la Legge dovesse essere varata nella forma nella quale è stata proposta, gli editori insistono affinché le disposizioni relative alla loro responsabilità per i commenti dei lettori entrino perlomeno in vigore con due anni di posticipo. In caso contrario avvertono che molto probabilmente si vedranno costretti a negare ai loro fruitori la possibilità di postare commenti, onde evitare il rischio di dover pagare multe da 100mila a un milione di kune.

 

Avvantaggiate le piattaforme globali
Il presidente dell’Associazione, Boris Trupčević, ha espresso il parere che la nuova normativa rischia di penalizzare gli editori croati rispetto alle piattaforme informative internazionali. “Le piattaforme globali godono della tutela delle Leggi statunitensi che sanciscono in modo chiaro che le medesime non possono rispondere per i contenuti creati dagli utenti. Ma ciò non è tutto, la ZEM non contribuirà in alcun modo a contrastare il ricorso al linguaggio dell’odio, che alla fin fine è la ragione per la quale è stata creata. Si limiterà ad arginarne l’uso sulle piattaforme globali che non sono state capaci di porre rimedio al fenomeno nonostante dispongano di risorse immensamente maggiori a quelle degli editori locali”, ha dichiarato Trupčević.

Una Legge meno rigida
Il direttore dell’Agenzia per i media elettronici (AEM), Josip Popovac, vede la questione da un’altra ottica. Ha valutato positivamente la bozza conclusiva della nuova Legge e ha spiegato che nel complesso le ragioni per i quali gli editori possono essere sanzionati sono state ridotte. “La nuova ZEM ne prevede una in meno e d’altronde la prassi ha dimostrato che le multe vengono comminate raramente e anche quando ciò avviene si opta per l’importo più basso”, ha puntualizzato Popovac.

“Dal 2016 ad oggi – ha proseguito –, ai sensi della legge sui media elettronici sono state avviate solamente dodici procedure d’infrazione, più un’altra connessa alla Legge sulla Radiotelevisione pubblica croata (HRT)”.

L’alternativa sono gli avvertimenti
“Il nostro spazio mediatico tutto sommato è ligio alle leggi e non abbiamo avuto grandi necessità di ricorrere al sanzionamento degli editori, eventualmente ricorriamo ad avvertimenti o a richiami”, ha spiegato il direttore dell’AEM, ricordando che non esiste alcun pericolo di abusi delle autorità di vigilanza, in quanto l’ultima parola spetta comunque ai giudici.

In linea con gli standard europei
Popovac ha spiegato che la ZEM rispecchia gli standard europei. Ha osservato che in alternativa si potrebbe emulare l’esempio del Regno Unito, dove gli utenti che desiderano postare commenti devono fornire agli editori le loro generalità. Ciò però comporterebbe agli editori l’onere di gestire le banche dati contenenti le informazioni personali dei loro utenti ai sensi del Regolamento generale dell’UE sulla Protezione dei dati (GDPR).

Un modello repressivo
Commentando l’argomento, il presidente dell’Ordine croato dei giornalisti (HND), Hrvoje Zovko, ha ricordato che la Corte europea per i diritti dell’uomo, come pure la Corte costituzionale croata hanno stabilito i criteri sulla base dei quali possono essere stabilite le responsabilità degli editori in merito ai contenuti generati dagli utenti dei loro servizi. “Penso che con questo modello repressivo non otterremo nulla”, ha dichiarato Zovko.

“Siamo consapevoli che deve esistere una responsabilità, ma non sarà con questo tipo d’approccio che risolveremo il problema connesso al linguaggio dell’odio che in Croazia perdura da trent’anni e sul quale le istituzioni tacciono”, ha concluso il presidente dell’HND, chiaramente contrariato dal fatto che nella lotta sacrosanta contro il linguaggio dell’odio a pagare debbano essere gli operatori dei mezzi d’informazione, che fanno solo il loro lavoro.

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