Al parterre ad applaudirla c’era anche Petra Vlhova, giunta a Semmering per tornare a respirare il clima della Coppa del Mondo, dalla quale manca da quel maledetto 20 gennaio quando nella sua Jasna si ruppe il crociato di un ginocchio destro che continua ancora a darle problemi. E chissà che cosa avrà pensato la campionessa slovacca di fronte alla prova devastante di Zrinka Ljutić, che sulla Panorama ha conquistato il primo successo in carriera nel massimo circuito, rifilando quasi due secondi a Lena Dürr e Katharina Liensberger che le hanno fatto compagnia sul podio. Forse non si sarà nemmeno stupita più di tanto perché conosce molto bene le qualità e potenzialità di “Zizi”, con la quale si allena spesso nel corso della stagione, come avviene tra le nazionali più piccole (numericamente parlando). Certamente l’assenza di Petra, come pure quella di Mikaela Shiffrin, ha aperto il pronostico a tante ma a prescindere da ciò una prestazione così debordante era difficilmente ipotizzabile. La fenomenale 20enne zagabrese è stata una furia dalla prima porta della manche d’apertura disegnata da papà Amir all’ultima di una seconda in cui ha bastonato le avversarie, nonostante i segni in pista, che c’erano eccome partendo per ultima. Sembrava di essere tornati indietro di una ventina d’anni quando imprese di questo genere le firmava una certa Janica Kostelić, l’idolo di Zrinka. Già, Janica, proprio colei che fino a domenica scorsa era stata l’ultima (e unica) sciatrice croata ad aver vinto in Coppa del Mondo, con la doppietta tra gigante e slalom centrata il 17-18 marzo 2006 alla finali di Åre, la 29ª e 30ª perla della collana della tre volte vincitrice del “coppone” che lì, a soli 24 anni, appese gli sci al chiodo dopo una carriera martoriata dagli infortuni.
E per Zrinka ora si aprono prospettive decisamente interessanti. Non tanto per la classifica generale, che è un obiettivo a medio-lungo termine per il quale dovrà però necessariamente abbracciare la polivalenza e iniziare a correre anche in una terza disciplina (superG), quanto piuttosto per quella di specialità che vede Rast, Dürr, Ljutić, Liensberger e Shiffrin racchiuse in soli 55 punti dopo quattro prove tra i rapid gates. E all’orizzonte ci sono pure i Mondiali di Saalbach, che saranno l’highlight di quest’inverno.
Sensazioni?
“Soltanto adesso sto iniziando a realizzare. Dopo la vittoria non riuscivo più a smaltire tutta l’adrenalina che avevo in corpo”.
Come hai festeggiato?
“Non c’è stato il tempo di festeggiare. Una cena veloce con tutto il team, poi abbiamo fatto la valigie e siamo rientrati a Zagabria per qualche giornata di allenamento sullo Sljeme”.
A che cosa pensavi prima di aprire il cancelletto nella seconda manche?
“A vincere la gara! Ero carichissima dopo la prima manche e volevo soltanto cercare di trasmettere queste sensazioni anche nella seconda. Non nascondo che la tensione si faceva sentire parecchio, il cuore mi batteva veramente forte stavolta. Però tutta quest’adrenalina mi è servita anche per attaccare a tutta nella seconda”.
Infatti non hai gestito nulla…
“Sapevo di avere mezzo secondo di vantaggio su Lena (Dürr, nda), ma se ti metti a gestire poi la vittoria non la porti a casa. C’era un po’ di segno in pista e sbatteva molto. Ho rischiato di uscire dopo quell’insaccata a metà pista, ma è in quel momento che ho iniziato a spingere ancora di più. Quando al traguardo ho visto la luce verde ero al settimo cielo e soltanto in un secondo momento mi sono resa conto dell’enorme vantaggio che avevo”.
Tuo papà ha tracciato la prima manche adattandola a quelle che sono le tue caratteristiche, ma il disegno del proprio allenatore alle volte può anche essere un’arma a doppio taglio…
“Anche lui era un po’ nervoso essendo la prima volta che tracciava in Coppa del Mondo. Ovviamente ha cercato di agevolarmi, però non è che sia andato a inventarsi chissà cosa. Il disegno era piuttosto regolare e senza particolari trabocchetti. C’era solo da spingere”.
Ti ha sorpreso vincere in maniera così netta?
“Sapevo che un grande risultato era nelle mie corde perché in allenamento sto sciando veramente forte. Bisognava soltanto incastrare tutti i pezzi…”.
Quanta pressione avevi addosso? Parliamoci chiaro, sei una predestinata e tutti quanti, tu compresa, aspettavano già da un po’ che ti sbloccassi una volta per tutte…
“Sicuramente ci sono tantissime aspettative su di me. Quello che mi ha aiutato a ridurre un po’ la pressione è stato il cambio di materiale avvenuto al termine della scorsa stagione. Ciò mi ha permesso di focalizzarmi di più sugli allenamenti e sulla mia sciata. Adattarsi al nuovo materiale è un processo che richiede tempo e infatti a inizio stagione facevo un po’ fatica. Soltanto adesso ho trovato il giusto setup. Questa vittoria è figlia proprio di questo cambio, che mi è servito a concentrami di più sulla tecnica e meno sul risultato”.
Ora che hai rotto il ghiaccio la strada dovrebbe essere tutta in discesa…
“Così dicono… Chiaramente un risultato del genere ti riempie di fiducia e consapevolezza nei propri mezzi perché adesso hai la conferma di potertela giocare in ogni gara con le migliori. Questa fiducia poi si trasmette anche a tutto il team e sulla bontà del lavoro che stai portando avanti”.
Ti sono arrivati i complimenti di Janica Kostelić, Petra Vlhova, Alberto Tomba…
“E anche da parte di Federica Brignone, Mikaela Shiffrin e pure Tina Maze mi ha mandato un messaggio. Ma mi hanno fatto piacere soprattutto i complimenti di Lena Dürr al traguardo. È stata carinissima. Quando una tua avversaria è felice per te nonostante tu l’abbia appena battuta, questo la dice lunga sulla bellissima persona che è”.
Stai facendo un pensierino alla coppa di specialità?
“La classifica è cortissima e siamo tutte lì. Mancano però ancora tante gare perciò evito di pensarci. Preferisco ragionare un allenamento e una gara alla volta”.
A Killington hai centrato il tuo primo podio in gigante: anche tra le porte larghe stai flirtando già da un po’ con la vittoria…
“A dire il vero pensavo che avrei vinto prima in gigante essendomi trovata meglio con i materiali in questa disciplina. Ma devo ancora lavorare, accumulare esperienza e trovare maggiore continuità. In gigante la concorrenza è ancora più tosta che in slalom, però sono lì. Manca quell’ultimo step, ma arriverà anche quello”.
Il prossimo weekend c’è Kranjska Gora, altro appuntamento dedicato alle discipline tecniche…
“Innanzitutto bisognerà capire che tipo di condizioni troveremo. L’anno scorso aveva piovuto ed è stato difficile sciare sull’acqua… Vedremo che cosa troveremo stavolta sotto gli sci”.
Aspettative?
“Ci saranno tantissimi tifosi croati e so già che le loro aspettative saranno più grandi rispetto alle mie. Il mio approccio sarà invece sempre lo stesso, ovvero dare il massimo cercando di fare bene le cose in pista”.
Si vocifera di un possibile rientro di Shiffrin proprio sulla Podkoren…
“Non mi risulta. Ad ogni modo spero di ritrovarla in gara al più presto perché misurarsi con una fuoriclasse come Mikaela è sempre super stimolante”.
In attesa del suo rientro, la lotta per il “coppone” è destinata a essere una corsa a tre tra lei, Brignone e Gut-Behrami?
“Non credo che qualcun’altra possa inserirsi. Mi aspetto una lotta che andrà avanti fino all’ultima gara”.
Sbilanciati.
“Dico Brignone”.
Quanto pesa l’assenza di Leona Popović negli allenamenti?
“Tantissimo. Sia in pista che fuori. È brutto allenarsi da sola e non avere un confronto diretto con una compagna di squadra. Le auguro di tornare al più presto in pista”.
Tra poco più di un mese ci saranno i Mondiali di Saalbach…
“È ancora troppo presto. In questo momento la mia priorità è cercare di restare competitiva e di mantenere questa condizione e stato di forma. Ai Mondiali penserò quando verrà il momento”.
Tra l’altro hai un conto in sospeso con quella pista: alle finali della scorsa stagione eri terza a metà gara e poi sei deragliata nella seconda…
“Succede… Ma almeno ho provato la pista”.
C’è anche la velocità nel futuro di Zrinka Ljutić?
“Assolutamente. Un domani punto alla generale e per farlo dovrò per forza di cose correre in superG. Che poi a dirla tutta dovrei allenarlo di più già adesso essendo molto utile anche per migliorare alcuni aspetti del gigante”.
Un’ultima battuta sul clamoroso ritorno di Lindsey Vonn nel circo bianco: in tanti hanno storto il naso di fronte a questa sua scelta a 40 anni.
“È un suo diritto. Se ha deciso di tornare avrà avuto i suoi buoni motivi. E secondo me ha fatto benissimo, non solo perché ha dimostrato di essere subito competitiva, ma anche per tutto ciò che un’atleta come lei rappresenta per l’intero movimento dello sci alpino”.
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