Dazi Trump. Effetti indiretti, ma pesanti anche per la Croazia

Zagabria ha forti legami economici con Italia e Germania. Questi due Paesi della zona euro sono particolarmente esposti alle tariffe statunitensi e se dovessero subire perdite, gli effetti a catena potrebbero colpire i fornitori croati. Plenković: «Lavoreremo con l'Ue»

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Dazi Trump. Effetti indiretti, ma pesanti anche per la Croazia
Donald Trump mostra l'ordine esecutivo firmato sull'introduzione dei dazi reciproci .Foto: Michael Brochstein/SIPA USA

Le tariffe doganali imposte dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non risparmieranno nemmeno la Croazia.

Il governo croato, in collaborazione con l’Unione europea, si impegnerà a proteggere gli interessi del Paese nella scambio commerciale con gli Stati Uniti. L’annuncio è stato fatto dal primo ministro Andrej Plenković durante la seduta di governo, a seguito dell’introduzione di nuove tariffe doganali sulle importazioni dall’Ue da parte del presidente americano Donald Trump.

Plenković ha dichiarato che nel fine settimana il governo croato ha avviato consultazioni con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per discutere delle problematiche legate alle tariffe imposte da Washington. Ha inoltre ricordato che l’anno scorso le esportazioni croate verso gli Stati Uniti hanno raggiunto quasi 800 milioni di euro, una cifra simile a quella delle importazioni. Alcuni prodotti di particolare interesse per la Croazia saranno oggetto di attenzione nei futuri negoziati sulle contromisure che l’Ue intende adottare.

“Tutti i nostri servizi, dai ministeri alla Camera di commercio e ad altri attori economici, stanno monitorando attentamente le possibili conseguenze di questa decisione, che entrerà in vigore tra una settimana”, ha affermato Plenković. Sebbene l’impatto diretto sull’economia croata potrebbe non essere significativo, ha sottolineato la possibilità di una reazione a catena con effetti a lungo termine.

Plenković ha evidenziato che un terzo del commercio globale avviene tra gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’Ue. Secondo il premier, le tariffe imposte da Washington potrebbero ridurre la competitività economica su entrambe le sponde dell’Atlantico. La posizione del governo croato rimane quella di risolvere le questioni commerciali attraverso il dialogo, accordi e meccanismi come l’Organizzazione mondiale del commercio.

Colpita l’industria farmaceutica

Trump ha introdotto dazi del 20% sull’Unione europea, e sebbene a prima vista possa sembrare che ciò non incida direttamente sull’economia croata, gli economisti avvertono che gli effetti negativi indiretti potrebbero essere significativi, come riportano i media croati.

Secondo Kristijan Kotarski, professore di economia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Zagabria, gli effetti potrebbero essere considerevoli, in particolare per l’industria farmaceutica. “La prima a essere colpita sarà l’industria farmaceutica. La Croazia esporta annualmente tra 250 e 300 milioni di dollari di prodotti farmaceutici negli Stati Uniti, e queste spedizioni potrebbero ora essere soggette a tassazione aggiuntiva. Ciò rappresenterebbe un colpo diretto alle nostre esportazioni e alle aziende che operano in quel mercato”, ha dichiarato Kotarski.

Tuttavia, secondo l’esperto, il problema più grande risiede negli effetti collaterali delle tariffe. La Croazia ha forti legami economici con la Germania e l’Italia, i suoi principali partner commerciali. Questi due Paesi della zona euro sono particolarmente esposti ai dazi statunitensi, poiché esportano una grande quantità di beni negli Usa e registrano il maggiore surplus commerciale con Washington. “Metà dell’intero surplus commerciale dell’UE con gli Stati Uniti proviene proprio dalla Germania e dall’Italia”, ha sottolineato Kotarski.

Se le esportazioni tedesche e italiane dovessero subire perdite, gli effetti a catena potrebbero colpire i fornitori croati che collaborano con le aziende di questi Paesi. Di conseguenza, anche le esportazioni croate verso Germania e Italia potrebbero diminuire. “Per quanto riguarda i servizi, abbiamo un surplus. Vendiamo circa 900 milioni di dollari in più di servizi agli Stati Uniti rispetto a quanto importiamo”, ha aggiunto Kotarski.

Possibili ripercussioni sulla crescita economica

Kotarski ha spiegato che la Croazia non importa grandi quantità di merci dagli Stati Uniti, quindi non si prevede un aumento significativo dei prezzi per i consumatori croati. Tuttavia, gli effetti economici più ampi potrebbero rallentare la crescita del Pil croato, con conseguenze negative sull’aumento dei salari e sul miglioramento del tenore di vita dei cittadini.

Preoccupazioni per commercio e turismo

Le preoccupazioni legate agli effetti delle nuove tariffe statunitensi sulla Croazia sono più che fondate, secondo la professoressa Marijana Ivanov della Facoltà di Economia di Zagabria. “Sebbene l’impatto diretto potrebbe non essere particolarmente forte, considerando che le esportazioni croate verso gli Usa rappresentano solo il 3-5% delle esportazioni totali e si concentrano principalmente nel settore farmaceutico, il vero problema sta negli effetti indiretti”, ha spiegato.

Ivanov ha sottolineato che la maggior parte delle esportazioni croate è destinata alla Germania e ad altri Paesi europei, i quali, a loro volta, esportano verso il mercato statunitense. Se le economie europee subissero perdite a causa dei dazi americani, la loro produzione e domanda diminuirebbero, con conseguenze sulle ordinazioni dalla Croazia.
“L’impatto potrebbe riguardare un’ampia gamma di prodotti che esportiamo in Germania e in altri Paesi, nonché i servizi, in particolare il turismo. I tedeschi stanno già valutando gli effetti delle tariffe sul loro Pil, sull’occupazione e sull’industria. E proprio loro sono tra i principali turisti sulla costa adriatica croata”, ha evidenziato Ivanov.

Il ruolo delle contromisure europee

Ivanov ha anche avvertito che eventuali misure di ritorsione da parte dell’Unione europea potrebbero frenare ulteriormente il commercio globale. Ha quindi invitato Bruxelles a riflettere attentamente su un’eventuale risposta più dura, poiché un rallentamento del commercio mondiale avrebbe conseguenze negative sulla crescita economica e potrebbe aumentare il rischio di recessione.

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