Croazia. Terrorismo: cinque arresti

La Polizia lancia un’operazione su vasta scala in diverse Regioni, dopo accurate indagini per fermare diversi sospettati del reato di istigazione a compiere attentati contro l’ordinamento costituzionale. Alcune delle persone fermate hanno partecipato anche alle proteste No pass

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Croazia. Terrorismo: cinque arresti

Istigazione al terrorismo: è questa l’accusa formulata dalla Questura di Zagabria nei confronti di diverse persone, tra le quali vi sarebbero alcune che sono intervenute pubblicamente nel corso delle proteste contro il green pass svoltesi nelle scorse settimane a Zagabria e Sebenico. Nel comunicato diffuso dalla Polizia si parla di azioni atte a mettere a repentaglio l’assetto costituzionale e le strutture politiche, economiche e sociali della Repubblica di Croazia, con un attacco diretto nei confronti dell’integrità delle persone e degli edifici pubblici. La Polizia ha confermato di aver effettuato cinque arresti nel corso della giornata odierna  in seguito alle indagini svolte in collaborazione con le Questure di cinque diverse Regioni e con la Procura di Stato. Da Zagabria a Sebenico, passando per Spalato, per la Lika e per Bjelovar, si tratta di una delle più vaste operazioni di questo tipo messe in atto nell’ultimo periodo.
Stando a fonti di stampa fra gli accusati ci sarebbero Marko Francišković e Natko Kovačević. Il primo si è dichiarato apertamente contro il sistema durante le proteste contro le misure antiCovid, quando ha espresso in pubblico i suoi pensieri a riguardo; il secondo è tristemente noto per un’apparizione alla TV di Stato durante la quale aveva sostenuto come il proprietario della Microsoft, Bill Gates, volesse uccidere i croati. Fra gli arrestati dovrebbe esserci anche Denis Bašnec, che si definisce medico di medicina naturale, fitoterapista, erborista e nutrizionista, senza che però abbia una laurea per nessuna di queste discipline.
Perquisite le abitazioni e i veicoli
Gli agenti di Polizia sono ora impegnati a perquisire le loro abitazioni e i veicoli, sequestrando i computer, i cellulari e qualunque tipo di chiavetta usb o altro supporto elettronico troveranno. L’intento è di rintracciare i messaggi condivisi in gruppi Telegram per organizzare le proteste, che in alcuni casi sono sfociate in atti di violenza fisica.
Francišković si definisce un economista e un attivista politico euroscettico, ma ancor prima un pubblicista e uno scrittore. Peccato che sia divenuto famoso al pubblico per una sua pubblicazione del 2006 intitolata “Il programma nazionale di sopravvivenza” nel quale si parlava di un presunto complotto giudaico-massonico. Come se tutto ciò non bastasse, nel testo aveva pure proposto la creazione di campi di concentramento per i traditori, i ladri e tutti gli altri trasgressori, che in questi posti avrebbero dovuto restituire il loro debito alla Nazione. Alla base di tutto c’era la convinzione che fosse necessario dare vita a un’economia che ruotasse attorno ai valori di Cristo.
Otto mesi in un istituto psichiatrico
Nel 2013 era arrivato a usare un’arma che era rimasta in suo possesso dai tempi della Guerra patriottica per minacciare il deputato dell’SDP Ranko Ostojić. In quel caso era stato condannato a otto mesi di cura in un istituto psichiatrico. Anche in quell’occasione c’era stata una perquisizione della sua abitazione, con gli agenti che vi avevano trovato un vero e proprio arsenale, comprendente fucili, mine, bombe e proiettili di ogni tipo.
Due anni dopo, nel 2015, aveva avuto un secondo momento di notorietà, per delle accuse molto pesanti nei confronti dell’allora caporedattore dell’HRT, Gordan Radman. Francišković aveva pubblicato sul suo canale YouTube un video nel quale sosteneva che Radman fosse stato un collaboratore del KOS (il controspionaggio jugoslavo), capace di fare del male. Per queste sue affermazioni era stato denunciato: il processo si era concluso con una multa da 30.000 kune, più il pagamento delle spese processuali per altre 5.271 kune. Ma nel frattempo Radman aveva subito minacce di morte e più volte dei ladri avevano cercato di introdursi nel suo appartamento, tanto da farlo vivere sotto scorta per tre mesi.
Arrivando invece ai giorni nostri risulta essere appunto fra gli organizzatori delle proteste contro il green pass a Zagabria e Sebenico. In quest’ambito non è però chiaro quali fossero le sue finalità. Se si sia trattato di una mania di protagonismo abbinata a delle idee strampalate e potenzialmente dannose, se ci siano degli interessi economici che lo spingono ad agire in questo modo, o se davvero c’è una voglia di disfare tanto grande da sfociare nel terrorismo. Su Internet è apparso nel frattempo un video in cui i sospettati pronunciano frasi deliranti che potrebbero essere considerate da teatrino dell’assurdo se non facessero presagire qualcosa di più pericoloso in quanto si evoca la guerra.
«Siamo in guerra»
Così Marko Francišković dice nel video: “Noi siamo in guerra. A suo tempo c’era stata la Guerra patriottica, un conflitto convenzionale. Dopo la sua conclusione è iniziata una guerra speciale, psicologica e spirituale che ha messo in ginocchio il Paese. La democrazia è uno dei peggiori veleni spirituali”. Sono tutte parole che si commentano da sole…

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