Croazia. Quadruplicati gli oneri sugli affitti brevi turistici

Il vicepremier Marko Primorac illustra la nuova tornata della riforma fiscale e annuncia ulteriori stangate per i locatori a partire già dal 2026

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Croazia. Quadruplicati gli oneri sugli affitti brevi turistici
Marko Primorac. Foto: Josip Regovic/PIXSELL

Si prospettano tempi sempre più duri in Croazia per il settore degli affitti brevi nel turismo. Il vicepremier e ministro delle Finanze Marko Primorac ha dichiarato che nei prossimi anni, probabilmente già a partire dall’inizio del 2026, aumenterà ulteriormente il carico fiscale per coloro che hanno rendite di posizione nel turismo, con l’obiettivo di distinguerli da coloro che forniscono servizi di alloggio nelle strutture in cui vivono. In altri termini la mannaia del fisco si abbatterà sulle seconde case date ai affitto ai vacanzieri. Il Governo ha inviato all’esame del Parlamento le modifiche a sei leggi nell’ambito della nuova tornata di riforme fiscali, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio del prossimo anno.
Otto euro al metro quadrato
Tra queste modifiche figura l’innalzamento a otto euro dell’imposta massima che le autonomie locali possono fissare per metro quadro di una casa destinata alla locazione turistica breve. Inoltre è previsto l’aumento della tassazione forfettaria sui posti letto nel turismo. A partire dal 2026 per di più il carico fiscale sarà ancora maggiore sulle case e sugli appartamenti dati in affitto nei quali non vive il locatore. La stangata colpirà ovviamente anche i cittadini stranieri che vorranno affittare ai turisti le seconde case di cui sono proprietari in Croazia. Primorac ha ricordato che l’ambizione delle modifiche fiscali ora proposte è quella di livellare il carico fiscale sugli affitti a lungo e a breve termine, dato che questi ultimi hanno finora goduto di un certo status privilegiato. Nel turismo, infatti, si paga un’imposta forfettaria per posto letto e dal 1° gennaio il governo prevede nuovi scaglioni per determinare l’importo di queste imposte forfettarie, in conformità con l’indice di sviluppo turistico. Comuni e città decideranno autonomamente l’importo di questa tassa, ma entro un range che sarà compreso tra 150 e 300 euro per le unità più sviluppate, per quelle del secondo gruppo da 100 a 200, per il terzo da 30 a 150. Nelle zone turistiche più sottosviluppate si andrà dai 20 ai 100 euro a posto letto.
Tasse. Un aumento significativo
Primorac ha ricordato che attualmente l’onere fiscale per gli immobili in affitto a lungo termine ammonta all’8,4 p.c., mentre per gli affitti a breve termine i calcoli parlano solo del 2 p.c. circa. “Ciò significa che l’onere fiscale sugli affitti a breve termine ha dovuto essere quadruplicato per raggiungere l’8,4 per cento. Si tratta di un aumento significativo, ma dimostra solo quanto il carico fiscale esistente fosse in realtà troppo basso. In questo modo equipareremo soltanto il livello del carico fiscale degli affitti a lungo e a breve termine”, ha sottolineato Primorac.
Il carico fiscale salirà ancora
Il vicepremier e ministro delle Finanze ha anche affermato che il carico fiscale sugli affitti, sia a breve che a lungo termine, è ancora significativamente inferiore a quello su altre fonti di reddito, come i salari. In futuro è quindi possibile che il carico fiscale sugli affitti aumenti. “Ciò non sarebbe insolito né economicamente illogico”, ha affermato il ministro delle Finanze.
Se a tutto questo aggiungiamo anche l’avvento dell’imposta sugli immobili che sarà ben superiore all’attuale tassa sulle case per le vacanze, è chiaro che per i proprietari di seconde case in Croazia si preannunciano nuovi salassi, tutt’altro che indifferenti, che provocheranno forti malumori in particolare tra gli affittacamere privati.
Assurdo tassare gli immobili statali
Alla domanda sul perché lo Stato non tassa i suoi immobili inutilizzati, come prescrive la legge, Primorac ha risposto che lo Stato non ha alcuna ambizione che i suoi locali restino vuoti e che la strategia nazionale per l’edilizia abitativa recentemente presentata prevede anche la loro collocazione in funzione: “Ma non ha senso che lo Stato paghi questa tassa, perché ciò significherebbe pagarla ‘de facto’ con i soldi dei contribuenti alle singole unità di autogoverno locale, trattenendo comunque il 20 p.c. di tale tassa. Onestamente ci è sembrato un espediente tecnico contabile-fiscale per il quale non abbiamo capito affatto quale sarebbe stato il suo scopo, se non come una sorta di punizione per noi stessi”, ha valutato Primorac.

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