Croazia. Nessuna penuria di gasolio

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Croazia. Nessuna penuria di gasolio

Il 5 febbraio l’Unione europea ha vietato l’importazione di tutti i derivati del petrolio russo. Quali conseguenze si potrebbero avere da questo divieto? In che modo il nuovo intervento europeo influirà sulla Croazia? Ci sarà carenza di gasolio? Sono soltanto alcune delle domande alle quali Marijan Krpan dell’Agenzia per gli idrocarburi, il consulente petrolifero Davor Štern e Ivan Brodić del portale EnergyPress hanno dato una risposta nel corso della trasmissione “U mreži Prvog” della Radiotelevisione croata (HRT).
Marijan Krpan ha affermato come il timore che ci possa essere una carenza di gasolio non sia giustificato. “La quotazione del diesel in Mediterraneo venerdì scorso ha chiuso a 817 dollari per mille litri, la più bassa negli ultimi tempi. Il petrolio ha chiuso invece a 80 dollari. Non dimentichiamoci delle previsioni catastrofiche che parlavano di 200 e anche 300 dollari. Con il prezzo del diesel di scorso venerdì non ci sarà carenza di gasolio, potete stare tranquilli. Le quantità che arrivavano dalla Russia in Europa, ossia 620mila barili al giorno, devono essere rimpiazzate con il diesel proveniente da qualche altra parte – Medio Oriente e Asia. Si dovranno affrontare tragitti più lunghi che incideranno sul prezzo”, ha spiegato Krpan. ”Le scorte di diesel in Croazia sono sufficienti. Ne abbiamo 200mila tonnellate. Vedremo comunque nei giorni a venire come si evolveranno i consumi di gas e gasolio visto che farà molto freddo e le temperature scenderanno notevolmente e quindi aumenteranno i consumi. Sono comunque convinto che le scorte di cui disponiamo saranno sufficienti visto che febbraio è già iniziato”, ha dichiarato Davor Štern rassicurando che possiamo stare tranquilli nonostante la Raffineria di Fiume (l’impianto è a Urinj nel Comune di Kostrena) sia sottoposta a lavori di ammodernamento.
Come rilevato invece da Ivan Brodić, il diesel russo potrebbe essere sostituito con quello del Kuwait le cui compagnie petrolifere si starebbero già muovendo in tal senso. E inoltre si potrebbe fare affidamento pure sulle raffinerie del Mediterraneo e dell’Africa settentrionale.

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