Croazia. Minoranze: fino al 2033 fa testo il Censimento

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Croazia. Minoranze: fino al 2033 fa testo il Censimento
Foto Goran Žiković

Durante la sessione del Governo di oggi, mercoledì 19 marzo, sono stati presentati degli emendamenti alla Legge sul registro centrale della popolazione, che è stata già discussa in Parlamento e che avrebbe dovuto essere votata a dicembre dell’anno scorso. Con tali emendamenti, sulla base del Censimento della popolazione del 2021, fino al 2033 saranno definiti anche i diritti del popolo croato, non solo quelli delle minoranze nazionali.

I deputati, lo ricordiamo, hanno discusso il progetto di legge che istituisce il Registro centrale della popolazione attraverso due letture, a luglio e a dicembre dell’anno scorso. Grazie a tale normativa dovrebbe passare alla storia il Censimento della popolazione che finora veniva attuato ogni 10 anni. La nuova Legge avrebbe dovuto essere votare già a dicembre, in quanto era previsto che entrasse in vigore il 1° gennaio del 2025. L’HDZ del premier Andrej Plenković però non ha ancora inserito la votazione all’ordine del giorno. Ora il Governo della Repubblica di Croazia ha presentato diversi emendamenti: uno riguarda solo la correzione di un errore grammaticale, un altro modifica la data di entrata in vigore, mentre l’emendamento chiave riguarda la parte che nella proposta originale della normativa avrebbe dovuto applicarsi solo alle minoranze nazionali.

Dichiarazioni volontarie

Nello specifico, il Registro, oltre ai dati obbligatori sul numero e sulla distribuzione spaziale dei residenti nel territorio della Repubblica di Croazia in base alle caratteristiche sociali, economiche, educative, migratorie, abitative e di altro tipo, nonché sulla parentela e sui nuclei familiari, conterrà una sezione speciale con i dati sulle unioni extraconiugali o sulle convivenze informali, sulla religione, sulla lingua madre e sulla nazionalità, ma solo sulla base di dichiarazioni volontarie.

La piena attuazione del Registro inizierà a giugno 2026 e da quel momento in poi esso (e non più il Censimento del 2021) costituirà il database centrale sulla struttura demografica della Croazia. Tuttavia, l’eccezione avrebbe dovuto applicarsi alle minoranze nazionali. Secondo la proposta iniziale, i dati ufficiali del Censimento del 2021 continuerebbero a costituire la base per l’esercizio dei diritti delle minoranze nazionali fino al 31 dicembre 2033. Ciò significa che entro il 31 dicembre 2033 le minoranze nazionali avrebbero diritto ai propri parlamentari, ai consiglieri locali, vicesindaci e sindaci, vicepresidenti di Regione, Consigli e Rappresentanti delle minoranze, nonché all’uso paritetico e ufficiale della lingua minoritaria sulla base dei dati del Censimento del 2021. In altri termini solo dal 2034 i diritti delle minoranze si baserebbero sui dati del Registro centrale della popolazione.

Chi è privilegiato?

A opporsi a questo che potremmo definire un compromesso è stato soprattutto il Most. Il parlamentare Miro Bulj ha chiesto infatti l’eliminazione dell’articolo 45, ritenendo che una tale soluzione “pone le minoranze in una posizione privilegiata rispetto ai croati” e sostenendo che si tratta “di etno-business e di mantenimento di posizioni politiche”. Il Governo ha ora presentato un emendamento che modifica l’articolo 45, paragrafo 1, aggiungendo che fino al 31 dicembre 2033 tutti i diritti, non solo degli appartenenti alle minoranze nazionali, ma anche al popolo croato, che dipendono dalla presenza percentuale nell’ambito della popolazione complessiva e dal numero di appartenenti alle minoranze nazionali, saranno determinati in base ai risultati ufficiali del Censimento della popolazione del 2021 e, dopo tale data, in base ai dati del Registro centrale della popolazione. Il secondo emendamento modifica anche la data di entrata in vigore della legge: anziché il 1° gennaio 2025, essa entrerà in vigore l’ottavo giorno dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Il Registro centrale sarà un archivio ufficiale elettronico che collegherà i dati provenienti da registri e archivi separati, provenienti da registri statali, registri, sistemi informativi e altri organismi competenti, e sarà gestito dal Ministero delle Finanze, ovvero dall’Amministrazione fiscale. Il Registro conterrà i dati dei cittadini croati residenti in Croazia, degli stranieri residenti o soggiornanti in Croazia e dei cittadini croati residenti all’estero, in modo che, per la prima volta, potranno essere istituiti i registri dei cittadini croati all’estero. I dati consentiranno un calcolo realistico del reddito per membro del nucleo familiare e saranno utilizzati per indirizzare meglio le misure di politica sociale, i diritti sociali e di altro tipo, per condurre ricerche statistiche, sociali, economiche e di altro tipo, per elaborare dati per i quali esiste una base giuridica e per l’efficiente svolgimento di procedure amministrative, fiscali e di altro tipo, sottolinea il Governo.

La conta rimane…

Il problema è che i diritti delle minoranze in molti casi continueranno a dipendere dai numeri anche a partire dal 2034, non più in base ai dati dell’ultimo Censimento, ma in base al numero di coloro che si dichiareranno appartenenti a una deteriminata etnia inviando volontariamente una dichiarazione all’Amministrazione fiscale. Nel caso della CNI, ovviamente, il grosso dei diritti dipende dagli Statuti locali e regionali, ovvero rientra nel novero dei diritti acquisiti. Non tutti i diritti però, ad esempio la possibilità di disporre di Consigli e Rappresentanti della minoranza. E poi in genere, alla fin fine, i numeri, piaccia o no, contano. Per cui a partire dal 2034 la conta si ripresenterà sotto… mentite spoglie.

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