Croazia. L’inflazione resiste

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Croazia. L’inflazione resiste
Alcuni dei partecipanti al forum. Foto: Roni Brmalj

È possibile tornare a un livello di inflazione normale senza entrare in recessione? Come reagisce il mercato al cambiamento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali? Quanto è stabile il mercato e quali sono le incertezze che ancora ci attendono? Sono queste alcune delle domande alle quali si è cercato di dare risposta durante l’incontro annuale tra i rappresentanti delle banche e i creatori delle politiche finanziarie e monetarie che si è svolto ad Abbazia fra giovedì e venerdì.
La prima giornata ha offerto già molti spunti di riflessione, con Damir Odak, della Banca centrale europea, che ha tenuto una lectio magistralis su come il mondo abbia reagito all’inflazione in passato, analizzando la situazione attuale e cercando di abbozzare qualche previsione, lasciando però molte porte aperte, ammettendo come tutti i modelli di previsione si basano su una serie di parametri impossibili da prevedere.
Recessione? Stavolta forse no
“Guardando al passato tutte le volte che abbiamo abbassato l’inflazione lo abbiamo fatto entrando in recessione. Non è detto, però, che gli eventi del passato debbano ripetersi in futuro. L’Europa, in particolare, è più stabile che mai e non è escluso che riesca a far scendere l’inflazione senza rallentare l’intera economia”, ha affermato Odak. Molte le incognite comunque che vanno dall’andamento dei prezzi di tutta una serie di materie prime sul mercato mondiale, alle risposte di politica finanziarie e monetaria, agli scambi commerciali fra Russia e Cina dopo l’inizio della guerra in Ucraina, alle valute usate per la compravendita di beni fra questi due Stati.
Boris Vujčić, governatore della Banca nazionale croata, ha parlato principalmente dei tempi di reazione del mercato all’aumento dei tassi e di tutta una serie di conseguenze che le aziende devono affrontare. In base ai dati presentati per le aziende la capitalizzazione non presenta però ancora un problema, anzi, vi sono altri problemi molto più marcati, che vanno dalla poca forza lavoro presente sul mercato al prezzo elevato delle materie prime, senza contare il fatto che in determinati casi indipendentemente dal prezzo determinati materiali o merci arrivano a destinazione con grande ritardo. Secondo Vujčić il mercato è dunque sì in crisi, ma non a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Detto ciò, egli sostiene però anche che il processo di aumento dei tassi da parte delle banche centrali non sia ancora ultimato, perché tutta una serie di parametri indicano una particolare resistenza dell’inflazione.
Altrettanto interessanti gli argomenti proposti da Velimir Šonje, di Arhivanalitika, il quale ha parlato della trasmissione del tasso di interesse, ossia del processo attraverso il quale i tassi di interesse stabiliti dalle banche centrali si riflettono sui tassi di interesse applicati ai prestiti e ai depositi dalle banche commerciali e dalle altre istituzioni finanziarie, fenomeno che influisce poi sui tassi di interesse sul mercato, ad esempio, sui prestiti alle imprese e ai consumatori. In questo contesto egli ha riportato alcuni esempi, partendo dall’EURIBOR, acronimo di Euro Interbank Offered Rate, che è un tasso d’interesse di riferimento basato sui tassi interbancari a breve termine dell’area dell’euro. Viene calcolato ogni giorno dalla Federazione Bancaria Europea sulla base dei tassi offerti dalle principali banche europee per i prestiti tra di esse e viene utilizzato come riferimento per una vasta gamma di prodotti finanziari, come ad esempio mutui, prestiti personali e derivati finanziari.
Prestiti sempre convenienti
Ebbene quando l’EURIBOR aumenta i tassi di interesse sui prestiti alle imprese e ai consumatori tendono ad aumentare. Ciò può influire sull’economia nel suo complesso, poiché tassi d’interesse più elevati possono limitare la domanda di prestiti e investimenti, frenando la crescita economica.
“In Croazia, però, per tutta una serie di fattori questi cambiamenti avvengono più lentamente che negli altri Paesi dell’eurozona e per questo ora per moti tipi di prestiti abbiamo i tassi d’interesse più bassi che si possano trovare in tutta l’area euro”, ha affermato Šonje.

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