Croazia. Le lauree estere finiscono sotto la lente

Lo scandalo che ha interessato l’Ateneo di Kragujevac ha fatto affiorare sospetti sui titoli di studio acquisiti oltreconfine dal personale impiegato nel sistema sanitario croato

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Croazia. Le lauree estere finiscono sotto la lente
Foto: Patrik Macek/PIXSELL

Sta suscitando un notevole interesse in Croazia l’arresto dell’ex rettore dell’Università di Kragujevac (Serbia), Nebojša Arsenijević, e dell’ex preside della Facoltà di Scienze mediche del medesimo Ateneo, Predrag Čanović. Sono sospettati d’aver abusato dei loro rispettivi ruoli al fine di favorire il rilascio di diplomi ad albanesi e cittadini croati in cambio di un cospicuo tornaconto economico. Il loro arresto è stato eseguito nel corso della giornata di mercoledì scorso su mandato del Dipartimento speciale per la lotta alla corruzione della Procura superiore pubblica di Kraljevo. Rischiano il rinvio a giudizio con l’imputazione di traffico d’influenze e abuso d’ufficio.
Stando a quanto riportato dai mezzi d’informazione serbi Arsenijević e Čanović avrebbero consentito, in barba alle regole, l’iscrizione di 45 cittadini stranieri al terzo anno del corso di studio per la formazione di infermiere/tecnici sanitari. Successivamente 44 studenti stranieri iscrittisi al corso di studio in oggetto avrebbero ottenuto la laurea (sembra che nel frattempo 22 di questi titoli di studio siano stati annullati). Tutto ciò sarebbe avvenuto durante l’anno accademico 2013/2014.
Il corso polese
Il particolare che ha fatto scattare l’interesse dell’opinione pubblica per l’inchiesta in corso in Serbia si cela nel fatto che i 45 studenti (sembrerebbe si tratti esclusivamente di infermiere) iscrittisi al suddetto indirizzo formativo avrebbero completato i primi due anni di studio frequentando le lezioni organizzate dalla Facoltà di Zenica (Bosnia ed Erzegovina) a Pola, presso il Centro europeo per la pace e lo sviluppo (Europski centar za mir i razvoj). A far insediare negli inquirenti serbi il dubbio che nella faccenda ci potrebbe essere qualcosa di losco il fatto che gli studenti poi hanno conseguito il diploma in infermeria avrebbero stipulato il contratto relativo alla frequentazione del corso di formazione universitari con il Centro di Pola e non con l’Ateneo. Di conseguenza, pare che l’Ateneo serbo non abbia incamerato un soldo a titolo di tasse d’iscrizione/frequentazione, subendo così un danno di 2,7 milioni di dinari (circa 22.800 euro). Nel caso della Facoltà il danno sarebbe di 48.200 euro, mentre l’Erario serbo sarebbe stato danneggiato per 2.700 euro. Inoltre, pare anche che un cittadino croato, anch’egli studente del Centro di Pola abbia potuto discutere alla Facoltà di Kragujevac la tesi di dottorato conseguendo il titolo di Ph.D senza neppure essersi iscritto all’Ateneo serbo, che apparentemente neppure in questo caso avrebbe potuto fatturare i servizi resi (700 euro). Idem la Facoltà di Medicina (6.970 euro) e di conseguenza non sarebbero state neppure versate le tasse al fisco serbo (una settantina di euro).
Stando ai dati forniti dall’Ordine croato delle infermiere (HKMS) nella sanità croata sono 13 le infermiere accreditate in virtù delle lauree conseguite a Kragujevac (i medici sono tre).
«Una situazione orrenda»
L’emittente televisiva commerciale Nova TV ha affermato che tra le infermiere coinvolte nella vicenda figura pure Altana Hodžić, consorte del presidente dell’SDP, il deputato Peđa Grbin di Pola. “Mia moglie non ha nessuna informazione a proposito. Dalla Facoltà non l’ha contattata nessuno a riguardo dello status della sua laurea. Tutto ciò che sappiamo in merito all’accaduto l’abbiamo appresso dai media. Mia moglie, come del resto le sue colleghe si trovano in una situazione orrenda. Dopo aver frequentato le lezioni, sostenuto gli esami, scritto la tesi di laurea ed essersi diplomate, ora, otto anni più tardi il loro diploma e la loro formazione vengono messi in questione perché chi ha organizzato lo studio non è stato in grado di fare le cose come dovevano essere fatte”, ha dichiarato ieri Grbin, la cui moglie in passato ha prestato servizio all’Ospedale di Pola, per passare poi al Centro clinico ospedaliero di Zagabria.
La strada più facile
Sull’argomento è intervenuto l’ex ministro della Scienza, dell’Istruzione e dello Sport, Blaženka Divjak, rimasta in carica dal giugno del 2017 al luglio del 2020. “Il corso di studio che si teneva a Pola è stato chiuso a ragione, non soddisfa i criteri richiesti”, ha detto l’ex ministro commentando la vicenda davanti alle telecamere del Network N1. “Le persone che iscrivono un’istituto di questo tipo difficilmente possono sostenere di non sapere che si trattava di una realtà discreditata. Non ci sono scuse, non si può dire che qualcuno non sapeva che questa istituzione è stata chiusa. Di casi di questo tipo ne abbiamo diversi”, ha detto Blaženka Divjak. “Ad esempio – ha proseguito –, quando qualcuno termina un corso di studio in un Paese nel quale i criteri non sono soggetti a controlli e nel quale le istituzioni non garantiscono l’attendibilità dei diplomi gli interrogativi sono due. Uno riguarda l’autenticità del documento. Ci sono poi istituzioni che si guardano bene dall’operare nel rispetto di determinati standard qualitativi”. “Lo scenario peggiore – ancora Blaženka Divjak – è quando si deve fare i conti con ladri e truffatori che fanno i propri interessi a discapito dei corsisiti”. Ha ricordato che durante il suo mandato alla guida del Dicastero sono state passate al vaglio in un anno 70mila lauree. “Abbiamo individuato 70 documenti falsi. Anche questo caso si poteva scoprire tutto prima”, ha affermato l’ex ministro puntualizzando che sarà arduo appurare tutte le circostanze di questa vicenda.
Aspetti morali
Tuttavia, a detta di Blaženka Divjak in questo caso, al di là dell’aspetto legale e giuridico della vicenda, bisognerebbe fermarsi a ragionare sull’aspetto morale della medesima. “Mi sorprendono le persone che decidono d’iscriversi a corsi di studio di questo genere. Invece di trovare un’istituzione che svolge il proprio compito in modo serio, queste persone scelgono la strada più facile”, ha commentato l’ex ministro, osservando, tuttavia che il fenomeno non riguarda esclusivamente la Croazia. “In tutta l’Ue si sono verificati casi analoghi. Si sta lavorando a una soluzione, ma la Croazia non deve rimanersene con la mani in mano e aspettare che sia l’Ue a risolvere il problema”, ha concluso Blaženka Divjak.

L’HKMS vuole vederci chiaro
L’Ordine croato dei medici (HLK) e quello delle infermiere (HKMS) hanno fatto sapere che nel Paese sono accreditati tre medici e 13 infermiere con titoli di studio rilasciati dalla Facoltà di Medicina di Kragujevac. L’HLK ha puntualizzato che dal 2013, ossia dall’adesione della Croazia all’Unione europea, ad oggi all’Ordine sono state notificate in tutto sei richieste di riconoscimenti di lauree conseguite alla Facoltà di Kragujevac. In due casi la procedura è stata interrotta e quattro si sono risolte con esito positivo. Tuttavia soltanto tre medici hanno richiesto il rilascio della licenza e sono stati iscritti nell’Albo dei medici curato dall’HLK. Dall’Ordine è stato rilevato che le licenze che danno il diritto a praticare in modo autonomo la professione medica in Croazia in questione sono state concesse soltanto dopo che i richiedenti hanno completato l’iter di riconoscimento delle qualifiche professionali conseguite all’estero.
Dall’HKMS hanno reso noto che tutte e 13 le infermiere con titoli di studio rilasciati dalla Facoltà di Kragujevac hanno superato nel 2015 gli esami differenziali prescritti. Il presidente dell’HKMS, Mario Gazić ha notato che si tratta d’infermiere che hanno conseguito la licenza infermieristica a livello di scuola media in Croazia. Considerate le circostanze l’HKMS provvederà a eseguire una verifica aggiuntiva delle credenziali delle infermiere in questione. “LHKMS ha notificato alla Facoltà di Kragujevac l’elenco delle tredici persone che hanno affrontato gli esami differenziali. Abbiamo chiesto che ci confermino che le loro lauree sono valide o se si trovano nell’elenco delle 22 persone alle quali il titolo di studio è stato annullato”, ha detto Gazić, chiarendo che in questo momento l’HKMS non può sospendere le licenze sospette. “Non possiamo agire sulla base di quanto riportato dai mezzi d’informazione. È sulla base della risposta che ci giungerà da Kragujevac che decideremo sul da farsi”, ha detto Gazić, che non ha voluto fare commenti né sulla sorte della licenza da infermiera di Altana Ati Hodžić, ossia la consorte del presidente dell’SDP, Peđa Grbin, né di qualunque altra persona.

Il ruolo dell’Ufficio ENIC/NARIC
L’Agenzia per la scienza e l’istruzione superiore (AZVO) ha comunicato d’essersi vista notificare quattro richieste di convalida di titoli di studio in discipline infermieristiche conseguite presso la Facoltà di Scienze mediche di Kragujevac. Due di queste sono state ritirate dalle persone che le hanno presentate dopo che alle medesime è stato spiegato che per sbrigare la pratica dovevano rivolgersi all’Ordine croato delle infermiere (HKMS). Le altre due pratiche, invece, sono state esaminate dall’Agenzia in quanto i richiedenti hanno fornito una dichiarazione scritta con la quale attestavano che il riconoscimento del titolo di studio non era finalizzato a ottenere un impiego nell’ambito delle professioni regolamentate. Queste due pratiche sono state risolte positivamente nel settembre del 2014 visto che la documentazione fornita non ha dato adito a sospetti attinenti alla veridicità della medesima. L’AZVO ha precisato che nell’ambito dell’iteri di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero il loro Ufficio ENIC/NARIC provvede a verificare se l’istituzione che ha rilasciato il titolo di studio dispone degli accrediti necessari, se il titolo di studio è accreditato e all’occorrenza quali sono i diritti e le possibilità che derivano ai possessori del medesimo nel Paese nel quale il diploma in oggetto è stato rilasciato.

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