Croazia. La fuga dell’Irina VU frutto di leggerezze

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Croazia. La fuga dell’Irina VU frutto di leggerezze
Il panfilo Irina VU. Photo: Ivo Cagalj/PIXSELL

Il ministro del Mare, del Traffico e dell’Infrastruttura, Oleg Butković (vicepremier all’economia), ha ammesso che in seno al suo Dicastero sono state commesse determinate leggerezze che hanno consentito ai ladri del panfilo Irina VU di trasferire in Turchia l’imbarcazione. Lo yacht in questione – di proprietà di Ališer Usmanov, un plurimiliardario russo di origini uzbeke e di sua moglie Irina, considerati vicini al Presidente russo Vladimir Putin – era stato posto sotto sequestro, assieme ad altre quattro imbarcazioni, dalle autorità croate ai sensi delle sanzioni inflitte dall’Unione europea, dagli USA e dal Regno Unito al Cremlino in seguito all’invasione dell’Ucraina e aveva il divieto di uscire dalle acque territoriali croate. Tuttavia, dopo essere scomparso all’inizio dell’ottobre da un cantiere navale di Bettina (Betina) sull’isola di Morter (Murter), lo yacht è riapparso successivamente a Didim in Turchia, mentre al suo posto nello squero dalmata si è materializzata un’imbarcazione simile. L’incarico di fare luce sull’accaduto è stato affidato alla Procura di Stato. Del caso si occupano pure l’Agenzia civile per la Sicurezza e l’intelligence della Repubblica di Croazia (SOA) nonché alcune agenzie internazionali.
“La prima omissione – ha dichiarato ieri Butković – riguarda l’atto dell’apposizione dei sigilli e del monitoraggio dello yacht. Non è possibile giustificare il fatto che un’imbarcazione sia stata sigillata a luglio e che appena a gennaio si scopra che non si trova dove dovrebbe essere, perché nell’ottobre precedente è scomparsa dall’ormeggio sulla terraferma nel quale avrebbe dovuto trovarsi”. “La seconda mancanza – ancora il ministro – riguarda il ritardo nella trasmissione tempestiva delle informazioni a tutte le Capitanerie di porto in Croazia. Lo yacht in oggetto ha comunicato con la Capitaneria di porto di Ragusa (Dubrovnik) senza che questa fosse al corrente dei nominativi dei panfili sequestrati”.
Butković ha rilevato che negli ultimi giorni al Ministero si è tenuta una serie di riunioni per capire che cosa sia accaduto e fare il possibile affinché in futuro non si ripetano casi analoghi. Ha annunciato che i responsabili del Settore per la sicurezza della navigazione e della Capitaneria di porto di Sebenico saranno rimossi dai rispettivi incarichi. “Hanno commesso degli errori. Non lo hanno fatto apposta. Non è mia intenzione metterli alla gogna. Sono convinto che cose del genere non accadranno più”, ha detto Butković, puntualizzando, tuttavia che nei confronti dei funzionari in oggetto saranno avviati i procedimenti disciplinari del caso. Ha sottolineato, inoltre, che tutta la documentazione rilasciata alla Irina VU è stata annullata e che di conseguenza l’imbarcazione non ha più i permessi per poter navigare.
Stando a quanto riportato sul sito Superyachttimes.com, l’Irina VU è stata realizzata nel 2012 negli stabilimenti della britannica Sunseeker. Si tratta di un’imbarcazione del tipo Predator 115, lunga 34,53 e larga 7,39 metri, con un pescaggio di 2,38 metri e una stazza di 236 tonnellate. Può ospitare a bordo fino a 15 persone (10 ospiti più cinque membri dell’equipaggio). È motorizzata con due propulsori diesel della tedesca MTU. I motori (16V 2000 M94) sono in grado di sviluppare fino a 1.696 chilowatt di potenza a 3.937 giri (2.640 cavalli a 5.280 giri), sufficienti a spingere l’Irina VU a una velocità massima di 26 nodi. Il serbatoio del carburante ha una capienza di 14.100 e quello dell’acqua di 3.900 litri.

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