Croazia in Schengen, conto alla rovescia

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Croazia in Schengen, conto alla rovescia
Il valico di confine tra Croazia e Slovenia a Rupa, alle spalle di Fiume Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Inizia il conto alla rovescia per l’entrata della Croazia nello Spazio Schengen. Se tutto andrà per il verso giusto il 1º gennaio del prossimo anno dovrebbero venire meno i controlli alle frontiere con la Slovenia e l’Ungheria. Ma il percorso è ancora irto di ostacoli. Il primo gradino da superare è quello del Parlamento europeo che all’odierna sessione plenaria sarà chiamato a discutere dell’adesione di Zagabria all’Area Schengen. Il voto è in programma domani. Il rapporto presentato dal relatore, il portoghese Paulo Rangel, nel quale si rileva che la Croazia adempie a tutti i criteri per l’adesione all’Area senza frontiere, ha già ottenuto il beneplacito della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni con 45 voti a favore, 8 contrari e 5 astenuti. Al rapporto di Rangel sono stati aggiunti alcuni emendamenti di compromesso che impongono a Zagabria d’informare sulla situazione alle frontiere gli organismi europei entro sei mesi dall’ingresso in Schengen. La decisione presa dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni dovrebbe essere confermata giovedì 10 novembre dall’Europarlamento in sessione plenaria. Nemmeno quella volta si potrà però dire che i giochi sono fatti. La decisione definitiva infatti spetta soltanto agli Stati. Così il fascicolo riguardante la Croazia dovrebbe trovarsi sul tavolo del gruppo di lavoro per Schengen il 15 novembre. Poi la questione dovrebbe essere discussa dal Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti, che svolge un ruolo cardine nel processo decisionale dell’Unione. Esso coordina e prepara i lavori di tutte le riunioni del Consiglio e tenta di trovare, al proprio livello, un accordo che sarà successivamente presentato per l’adozione da parte del Consiglio. Se tutto andrà bene si arriverà il 9 dicembre al test finale, ossia alla sessione dei ministri degli Affari interni dei Paesi membri. Soltanto allora, se il responso sarà positivo, Zagabria potrà tirare un sospiro di sollievo.

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