Crisi politica in Croazia: il caso Josip Dabro scuote la maggioranza

La Commissione per il mandato e l’immunità ha votato sulla richiesta della Procura di Stato di revocare l’immunità parlamentare all'ex vicepremier. Mercoledì il voto in Parlamento. «Sono pronto ad andare in carcere, ma è uno sporco gioco politico»

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Crisi politica in Croazia: il caso Josip Dabro scuote la maggioranza
L'ex vicepremier e ministro dell'Agricoltura, Josip Dabro. Foto Neva Zganec/PIXSELL

Ore di tensione per il governo croato e la fragile maggioranza parlamentare di centrodestra. Al centro della tempesta l’ex vicepremier e ministro dell’Agricoltura Josip Dabro, che poco più di un mese fa ha rassegnato le dimissioni dopo che un video, in cui spara con una pistola dal finestrino di un’auto, è diventato di dominio pubblico. Ma le ripercussioni potrebbero essere ben più gravi: Dabro detiene il 76° seggio, quello cruciale per la tenuta della coalizione di governo.

Revoca dell’immunità e possibili conseguenze

Oggi, martedì 25 febbraio, la Commissione per il mandato e l’immunità ha votato sulla richiesta della Procura di Stato (DORH) di revocare l’immunità parlamentare a Dabro. Dopo un acceso dibattito, il presidente della Commissione, Robert Jankovics, ha deciso di dividere il voto in due fasi: una per l’autorizzazione all’apertura di un procedimento penale e l’altra per l’eventuale custodia cautelare.

L’autorizzazione all’avvio del procedimento penale è stata approvata all’unanimità. Sul tema della detenzione preventiva, invece, si sono registrati cinque voti favorevoli, mentre un deputato del Domovinski pokret (Movimento Patriottico), quello di Dabro, ha votato contro. La decisione della Commissione dovrà ora essere confermata con il voto parlamentare previsto per domani, mercoledì 26 febbraio.

Le accuse contro Dabro

La Procura di Stato ha chiesto la revoca dell’immunità e la detenzione preventiva per Dabro, accusato di violazione dei diritti dei minori e possesso illecito di armi ed esplosivi. Le indagini hanno rivelato che, oltre ad aver sparato con una pistola e un Kalashnikov, l’ex ministro avrebbe permesso nel 2020 al figlio minorenne (all’epoca aveva 12 anni) di maneggiare e sparare con armi da fuoco, incluse pistole automatiche e, secondo nuove rivelazioni, persino di attivare una bomba a mano.

Secondo gli inquirenti, Dabro non solo avrebbe insegnato al figlio a smontare e pulire un’arma automatica, ma lo avrebbe anche ripreso mentre gli forniva istruzioni dettagliate. Di fronte alle accuse, l’ex ministro si è difeso sostenendo che il caso sia stato orchestrato per colpirlo politicamente. “Le istituzioni faranno il loro lavoro, ma se dovrò andare in prigione, accetterò la mia sorte. Tuttavia, il mio mandato parlamentare non lo cederò a nessuno”, ha dichiarato.

Rischi per la stabilità del governo

La vicenda ha sollevato interrogativi sulla stabilità della maggioranza, che si regge su un margine risicato di 76 seggi. Dabro ha criticato la possibilità che venga arrestato mentre il governo continua a contare sui voti della sua formazione politica. Tuttavia, il leader del Movimento Patriottico, Ivan Penava, ha assicurato che il partito rimarrà compatto e fedele agli impegni presi con gli elettori.

Nel frattempo, il Partito popolare croato (HNS), parte della coalizione di governo, ha espresso il suo sostegno alla revoca dell’immunità di Dabro, sottolineando che la legge deve essere uguale per tutti. “È essenziale garantire un’indagine imparziale, indipendentemente dal ruolo politico di un individuo”, ha affermato il presidente dell’HNS, Krunoslav Lukačić.

Con il voto parlamentare imminente, il caso Dabro si trasforma in un vero banco di prova per la tenuta del governo e della sua risicata maggioranza.

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