Coronavirus. Primi contagi nel Friuli Venezia Giulia

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Coronavirus. Primi contagi nel Friuli Venezia Giulia

Durante il fine-settimana si sono avuti i primi casi di persone affette da COVID-19 nel Friuli Venezia Giulia. Oggi sono risultati positivi al test del coronavirus quattro nuovi casi: uno a Trieste e tre a Udine. “I pazienti – informa la Regione – sono stati presi in carico dal servizio sanitario regionale e i campioni dei test inviati all’Istituto Superiore di Sanità”. Tutti e 4 i contagiati sono docenti universitari e si trovano in isolamento nelle rispettive case. Nel caso triestino, sintomatico, si tratta di una professoressa, mentre gli altri tre casi, tutti asintomatici, sono uomini. Salgono così a 5 i casi positivi. Il paziente goriziano, segnalato sabato, sarebbe sintomatico e il suo caso sotto controllo. Si tratterebbe di un cinquantenne di Gorizia che avrebbe contratto il virus in un ospedale di Treviso, il Ca’ Foncello, durante una visita a un parente ricoverato. L’uomo, che non è in gravi condizioni, è in quarantena domiciliare, così come le persone che sono entrati in contatto con lui. Al momento non cambia il piano di ritorno alla normalità annunciato dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga. In Italia i morti causati dal coronavirus sono 34 e i contagiati oltre 1.500. I guariti sono, invece, 83.
Ricercatori italiani ricostruiscono la mutazione che lo ha reso umano
È stata ricostruita la mutazione genetica che ha trasformato il coronavirus degli animali in un virus umano, adattato cioè all’organismo degli esseri umani e capace di colpirlo. Il risultato, accessibile online e in via di pubblicazione sul Journal of Clinical Virology, è italiano e si deve al gruppo di statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-medico di Roma diretto da Massimo Ciccozzi; il primo autore è lo studente Domenico Benvenuto. Studiando le sequenze genetiche del virus in circolazione in Cina i ricercatori ne hanno ricostruito le mutazioni fino a scoprire quella che è stata decisiva per il cosiddetto salto di specie, ossia il cambiamento che ha permesso a un virus tipico degli animali, in particolare dei pipistrelli, di diventare capace di aggredire l’uomo. “E’ stato un cambiamento decisivo, una mutazione molto particolare avvenuta fra il 20 e il 25 novembre”, ha detto Ciccozzi.

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