
Nella parrocchia della Beata Vergine Maria del Carmelo, un incontro di intensa spiritualità ha offerto ai convenuti un’occasione unica di riflessione. Al centro dell’evento, la Sindone di Torino e la testimonianza dell’attrice Claudia Koll, il cui cammino di conversione ha commosso e ispirato la comunità. Grazie all’iniziativa di don Michele Cittadino, i presenti hanno potuto contemplare una replica del sacro lino, immergendosi in un’esperienza di preghiera e meditazione.

Avvolta dal silenzio dei fedeli, una replica della Sindone si è rivelata in tutta la sua enigmatica bellezza: un telo di lino lungo 4,41 metri e largo 1,13, impresso con l’immagine di un uomo crocifisso, segnato da ferite compatibili con la narrazione evangelica della Passione. Custodito a Torino dal 1578, il lenzuolo ha attraversato i secoli suscitando interrogativi e devozione, diventando oggetto di studio per scienziati, storici e teologi. Don Michele Cittadino ha accompagnato i presenti in un percorso di contemplazione, invitandoli a guardare oltre l’aspetto materiale del sacro lino per coglierne il messaggio più profondo. “Gesù ha preso su di sé il nostro peccato, ha sofferto per noi. Nella sua solitudine, nella sua agonia, ci ha donato la speranza. Anche nel dolore più atroce, non siamo mai soli”, ha rilevato con voce accorata. Descrivendo le sofferenze impresse sul lino – le piaghe del flagello romano, le lacerazioni della corona di spine, i segni dei chiodi nei polsi e nei piedi –, il parroco ha reso tangibile il martirio di Cristo, riportando che “secondo il diritto romano, il condannato doveva ricevere quaranta colpi di flagello, ma sulla Sindone se ne contano centoventi, inflitti con brutalità da due soldati esperti. Il sangue scorreva copioso, mentre la corona di spine scavava ferite lancinanti nel capo”. Un dettaglio affascinante e misterioso è la natura stessa dell’immagine sindonica, che appare come un negativo fotografico, fenomeno scoperto nel 1898 dal fotografo Secondo Pia. “L’immagine non è opera umana: sembra piuttosto il frutto di un’energia sconosciuta, un’impronta di luce che sfida il tempo e la scienza, un’eco della Risurrezione”, ha ancora spiegato.

L’amore come chiave di ogni sofferenza
Uno dei momenti più toccanti della meditazione è stato dedicato da don Michele al dolore della Vergine Maria, chiedendo “quale madre non sarebbe straziata nel vedere il proprio figlio martoriato? Eppure, Maria ha accolto quel dolore con un amore silenzioso, con una fede incrollabile. Anche noi siamo chiamati a portare la nostra croce, certi che Cristo ci cammina accanto”. Il parroco ha poi richiamato le ultime parole di Gesù: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”, un monito di misericordia e di amore incondizionato, capace di scuotere ogni cuore. “Noi spesso ci aggrappiamo alle cose effimere, ci lasciamo sopraffare dal rancore. Ma l’unica risposta possibile è l’amore. Come scrisse San Giovanni Paolo II, ‘l’amore è responsabilità’. Solo aprendoci all’amore di Cristo potremo trasformare il nostro cuore”, ha concluso.
La rinascita
Nella seconda parte dell’incontro, Claudia Koll ha coinvolto i convenuti con il racconto della sua profonda conversione, regalando alla comunità una testimonianza vibrante di fede e speranza. Con voce serena, ma intensa, ha ripercorso il suo cammino segnato da dubbi, riconciliazioni e scoperte, che l’ha condotta dalle luci del cinema e del teatro a un’esistenza dedicata alla preghiera e alla carità. “Quando si parte per un viaggio, spesso si è immersi nell’incertezza. Il mio, però, è stato un cammino nella fede e ha dato un senso nuovo e profondo alla mia vita”, ha rimarcato con emozione. Un passaggio cruciale della sua trasformazione è stato il rapporto con i suoi genitori, dai quali, inseguendo il sogno della recitazione e scontrandosi con la loro opposizione, si era allontanata da giovane. Anni dopo, la fede le ha permesso di riscoprire l’amore filiale in una luce nuova: “Gesù mi ha insegnato a guardare ai miei genitori con occhi diversi, a comprendere i loro errori senza giudizio, a ringraziare Dio per avermeli donati”.

Dall’abisso alla grazia
Il contatto con la devozione alla Divina Misericordia ha rappresentato un’altra tappa decisiva del suo percorso. Durante la festa istituita da San Giovanni Paolo II per la canonizzazione di Santa Faustina Kowalska, Claudia ha sentito un richiamo interiore che l’ha avvicinata sempre più alla fede. Ma è stato il confronto con il dolore dei più fragili a trasformare radicalmente la sua prospettiva: in occasione di una visita in un carcere, mentre parlava ai detenuti della sua esperienza spirituale, ha avvertito una sensazione di pace mai provata prima. Uscendo, un impulso inspiegabile l’ha spinta a sdraiarsi sull’erba e a contemplare il cielo. Solo in seguito ha compreso il significato profondo di quel gesto, spiegando che “quando ci riconciliamo con Dio, ci riconciliamo con tutta la creazione. Quel giorno ho sentito di appartenere a qualcosa di più grande, ho iniziato ad amare ogni creatura come dono del Padre”.
«Sono nata per amare»
La sua conversione non è stata priva di prove, tradotte in una miriade di incontri, riflessioni, constatazioni, dolori. Ripercorrendo il Giubileo del 2000, ha ricordato il momento in cui, quasi inconsapevolmente, ha attraversato la Porta Santa, un’esperienza che ha innescato in lei un vero e proprio terremoto interiore. In un momento di particolare turbamento, ha vissuto anche un’esperienza spirituale inquietante, un confronto con il male stesso, rilevando che “una voce oscura mi ordinava di odiare. Ma d’istinto ho risposto: ‘Io sono nata per amare!’”. Quelle parole hanno segnato la sua vittoria interiore, la dissoluzione di ogni ombra davanti alla luce di Dio e da allora, la preghiera, la partecipazione alla Messa e l’ascolto della Parola sono diventati il centro della sua vita. Ma soprattutto, ha scoperto la gioia del dono di sé.
Un nuovo impegno per il prossimo
Dalla sua esperienza è nata l’associazione “Le Opere del Padre”, dedicata ai più bisognosi. Attraverso questa missione, Claudia porta aiuto a chi vive nella povertà, distribuisce beni essenziali, offre assistenza medica e conforto spirituale. Un impegno che l’ha condotta a tornare a studiare Pastoral Counseling all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma per affinare le sue capacità di ascolto e sostegno. Oggi, Claudia Koll è lontana dai riflettori del cinema, ma la sua luce interiore splende più intensamente che mai. “Ho capito che il vero successo non sta nella fama, ma nella capacità di donarsi”, ha concluso. L’evento, allietato dai brani di una parte delle comunità di preghiera “Ruah Adonai” e “Kuća susretaTabor” (Casa degli incontri Tabor), si è concluso con la celebrazione della Santa Messa dell’Adorazione Eucaristica.
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