
“Faremo ricorso alla Corte costituzionale”: è questa la reazione di Felice Žiža, deputato della minoranza nazionale italiana al Parlamento sloveno, in risposta alle parole del ministro degli Interni, Boštjan Poklukar, il quale nei giorni scorsi ha detto che non c’è intenzione di rimediare all’errore riguardante l’uso della lingua sulle carte d’identità bilingui.
Poklukar nella sua missiva ha elencato due motivi di fondo: il primo è puramente economica e si riferisce ai costi di sostituzione dei documenti già emessi (18.861 in sloveno-inglese-italiano, 4.103 in sloveno-inglese e ungherese) che comporterebbe una spesa all’incirca di 460mila euro mentre altri 14 milioni sarebbero necessari per cambiare le quasi 750mila carte d’identità monolingui ovvero con la dicitura sloveno-inglese che sono già state preparate e che attendono ora vengano impressi nome, fotografia e altri dati del richiedente. Il secondo motivo citato dal ministro è di carattere tecnico-amministrativo. Poklukar si è richiamato alle indicazioni europee e ai parametri biometrici e ha detto, in sostanza, che meglio di così non si poteva fare neanche volendo, per cui ci si deve accontentare per forza. “L’ufficialità è garantita in una forma diversa mentre la collocazione delle lingue è dovuta a soluzioni tecniche che semplificano e unificano i moduli”, recita la missiva del ministro.
Queste risposte, manco a dirlo, hanno lasciato del tutto insoddisfatti i deputati delle minoranze italiana e ungherese, ossia Žiža e Horvat, che già da mesi sono attivi sul tema e che anzi avevano pure ottenuto una prima risposta positiva da parte del ministro sulla possibilità di procedere alla sostituzione delle carte d’identità.
“Tutto ciò viola la Costituzione. Nei territori dove vivono le minoranze nazionali le loro lingue sono ufficiali e pertanto sono paritetiche nell’uso. Non è possibile emettere dei documenti dove l’italiano o l’ungherese sono al terzo posto. Questo lo dice la Costituzione”, ha affermato Felice Žiža. Il deputato ci ha raccontato di aver chiesto più volte di incontrare il ministro per discutere della situazione e cercare di trovare una soluzione, con questi che di volta in volta ha rinviato il colloquio di due settimane per un motivo o per l’altro. “Un comportamento che è meglio non commentare”, ha detto Felice Žiža. Quando poi l’incontro c’è stato, a febbraio, il ministro ha promesso la sostituzione della carte d’identità già emesse, salvo poi fare marcia indietro.
Nell’ultima comunicazione il ministro ha voluto evidenziare anche come il Regolamento sulle nuove carte d’identità sia stato approvato dal precedente governo, pubblicato sulle apposite pagine e, messo in dibattito pubblico, dove non è stato oggetto di osservazioni, commenti o proposte di modifica. Felice Žiža ha replicato ricordando che i Regolamenti, non avendo valore di legge non vengono discussi in sede di Camera di Stato: pertanto vengono approvati a livello ministeriale senza che i deputati abbiano la possibilità di emendarli o di votarli. “La prassi è che i Regolamenti che riguardano la minoranza vengono posti all’attenzione della CAN Costiera, ma questa volta si è omesso di fare così, alla CAN non è arrivato nulla. Il presidente Alberto Scheriani ed io siamo in contatto e stiamo lavorando insieme per trovare il miglior avvocato costituzionalista possibile per affrontare questo caso. Siamo convinti di essere nel giusto e vogliamo difendere gli interessi dei nostri connazionali, anche in sede di Tribunale se necessario”, ha concluso Felice Žiža.
Ricordiamo che le decisioni della Corte costituzionale sono vincolanti e dunque se questa si dovesse esprimere a favore di una violazione della Costituzione sul caso carte d’identità, non sarà possibile fare altro che modificare tutti i documenti, indipendentemente dalle spese o dal parere del ministro di turno.
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