
Il 7 febbraio scorso il governo, guidato dal premier Andrej Plenković, aveva deciso di congelare nuovamente il prezzo dei carburanti. Lo aveva già fatto in precedenza a metà dello scorso ottobre con i costi bloccati per due mesi. Ora questa seconda moratoria sta per scadere. L’Esecutivo statale circa un mese fa aveva messo in atto la misura che non ha riguardato soltanto il prezzo dei carburanti basilari ma anche quello del gasolio blu, il carburante agevolato per agricoltori e pescatori. Il prezzo della benzina eurosuper 95 era stato fissato a 11,37 kune al litro, quello dell’eurodiesel a 11,29 kune al libtro e quello del gasolio blu a 6,50 kune al litro. “L’importo rimarrà invariato per un mese. Questo è un segnale tangibile che l’Esecutivo ha a cuore lo standard dei cittadini”, aveva detto il Presidente del governo. Cosa accadrà però la settimana prossima? Difficile dirlo. Nel frattempo è scoppiata l’aggressione russa in Ucraina che ha accelerato la tendenza al rialzo, in corso ormai da mesi, dei prezzi della benzina. Il petrolio Brent si è spinto a un soffio dai 120 dollari al barile, livello che non si vedeva dal primo maggio 2012.
Con la mossa del governo sono stati tutelati cittadini e imprese ma non i distributori in quanto i prezzi del petrolio continuano a salire e alcuni di loro potrebbero operare in perdita. E quando le perdite diventano insostenibili possono portare alla chiusura di punti vendita e penuria di carburante. Sarebbe il caso quindi di rimuovere le limitazioni del prezzo della benzina per i venditori al dettaglio evitando la chiusura dei piccoli distributori di benzina? Dal Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile fanno sapere di “seguire costantemente l’evolversi della situazione e che prossimamente vareranno misure onde tutelare i cittadini e il settore economico”. Un provvedimento per contrastare l’aumento dei prezzi di benzina e diesel potrebbe riguardare le accise che andrebbero diminuite. Sono delle imposte indirette che vengono applicate su alcune tipologie di prodotti: energia, tabacchi e prodotti petroliferi. Vengono fatte pagare in un primo momento alle società che si occupano proprio della produzione o della distribuzione di un bene. La successiva mossa del governo andrà in questa direzione? Non ci resta che attendere la settimana prossima. Una cosa è certa: il caro-pieno pesa direttamente sulle tasche di chi usa l’auto per spostarsi, ma indirettamente anche sulla spesa quotidiana che ogni giorno viaggia su gomma per essere distribuita in tutto il Paese.
I commercianti sono già meno propensi all’acquisto di petrolio russo. Per quest’ultimo, al momento, non ci sono sanzioni. Si stima, però, che il 70% del greggio russo stia faticando a trovare acquirenti. Il che non significa, lo spiegano gli analisti della Raiffeisen bank (RBA) che l’offerta russa non sia in grado di trovare chi l’acquisterà ma le raffinerie europee ora potrebbero mettersi alla ricerca di altre fonti di approvvigionamento nonostante gli elevati costi di trasporto.
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