
Da mesi erano attesi in città sviluppi sulla vertenza delle tabelle con gli antichi odonimi popolari in uso nei secoli scorsi, affisse dal Comune, contestate da privati cittadini e dichiarate non conformi alla legge sull’uso della lingua slovena da parte dell’Ispettorato per la cultura. I funzionari di Lubiana avevano insistito sul mancato rispetto del bilinguismo sulle tabelle color oro esposte in alcune vie e piazze storiche della città. Informati dettagliatamente sullo scopo dell’iniziativa, sulle fonti usate per i toponimi e risalenti al periodo dell’Impero austro-ungarico, gli ispettori sono rimasti fermi sulle loro posizioni e sull’intimazione di rimuovere le insegne contestate.
Il Comune di Capodistria e la Comunità nazionale italiana hanno fornito dettagliate documentazioni sul progetto, sui suoi fini e importanza per il territorio. Un incontro con il ministero della Cultura aveva fatto sperare che la vertenza potesse risolversi con un valido compromesso. Invece all’indirizzo della municipalità erano giunte altre ordinanze di rimozione delle tabelle.
Oggi, venerdì 23 agosto, il sindaco Aleš Bržan ha ordinato agli operai dell’azienda municipalizzata non di smontarle ma di girarle, in modo che i nomi non fossero visibili. Numerose e non univoche le reazioni dei vertici della CNI e del Comune di Capodistria.
Žiža: «Lettere di protesta alla presidente e al premier»
Il deputato Felice Žiža si è detto contrariato: “Già a febbraio, avvisati delle delibere dell’Ispettorato per la cultura e la lingua circa le tabelle, avevamo chiesto il colloquio alla ministra della Cultura Asta Vrečko, che aveva poi delegato a rappresentarla il suo segretario di Stato, Marko Rusjan. Dal colloquio eravamo usciti con la garanzia che vi sarebbe stato un compromesso politico per evitare che i nomi dei toponimi vadano tradotti in un qualsiasi modo. Si era concordato che simili prassi erano state usate nel corso dei periodi bui del secolo scorso e che andavano a ledere i diritti della Comunità nazionale italiana. In questi giorni, invece, al Comune è stato intimato di rispettare le decisioni dell’Ispettorato, rimuovere o correggere le tabelle. A questo punto non ci resta che indirizzare le nostre iniziative ad un livello superiore al ministero della Cultura. Lunedi invierò una missiva alla presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar e al premier Robert Golob, sollecitando il loro intervento per scongiurare la palese violazione dei nostri diritti acquisiti”, ci ha dichiarato Žiža.
Il sindaco Bržan: «Un gesto ostile»

Alle massime cariche dello Stato si è già rivolto il sindaco, Aleš Bržan, che incontrando oggi la stampa è stato categorico: “Interpretiamo la delibera sulla rimozione delle tabelle con gli antichi odonimi come un gesto ostile, che cerca di modificare la nostra identità culturale. Circa un secolo fa partirono iniziative per cambiare nomi di persone e luoghi. Ritengo che ciò non debba mai più ripetersi. Gli odonimi riportati sulle tabelle sono quelli originali di un tempo, nella parlata capodistriana di allora. Una loro traduzione non è ammissibile. Devo rilevare ancora che siamo molto delusi dell’operato del ministero della Cultura, che non ha considerato le numerose proposte che avevamo formulato per appianare le divergenze. Non abbiamo rimosso le tabelle, ma le abbiamo soltanto girate come forma di protesta, in attesa che si trovi una soluzione nel più breve tempo possibile. Ribadisco che dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia e della nostra multiculturalità”, ha sottolineato il sindaco.
Steffè: «Intervenga il governo»
Assieme lui si è rivolto alla stampa il suo vice, Mario Steffè. “Oggi è un triste giorno non solo per la Comunità nazionale italiana, ma anche per tutta Capodistria. Riteniamo che vengano vanificati i propositi di un progetto, a mio modo di vedere, lungimirante del Comune, che si proponeva di promuovere la ricchezza del suo territorio multilingue, dove convivono varie culture. L’uso restrittivo della legge sull’uso della lingua slovena ha svilito i nostri intenti. Il Comune di Capodistria continuerà a sostenere la validità del progetto per mantenere in uso gli antichi odonimi. Lo faremo con tutte le risorse e i mezzi legali a nostra disposizione, chiedendo al governo di intervenire”, è stata la posizione del vicesindaco Steffè.
Scheriani: «il Comune non ha saputo proteggere la nostra storia»
Ben diversa l’opinione espressa dal consigliere comunale a Capodistria, Alberto Scheriani. “Ritengo che l’amministrazione comunale non abbia saputo difendere la nostra storia comune. Se c’era qualcosa che non andava nel rispetto del bilinguismo lo avrebbero rilevato gli ispettori comunali, incaricati proprio di questi controlli. Mi sorprende il metodo di lavoro del Comune che non tiene conto della storia della città. Girare le tabelle non può essere letto con un atto di protesta, ma effettivamente gli odonimi sono stati tolti, cedendo alle pressioni dell’Ispettorato alla cultura che ha estrapolato dalle leggi in vigore le norme che giustificano i contenuti della sua delibera, ma non rispetta le peculiarità del nostro territorio. Come ex vicesindaco e membro dell’amministrazione Popovič che introdusse le tabelle oggi rimosse, mi sento di dire che noi non avremmo agito come l’attuale dirigenza municipale, ma avremmo insistito sulle nostre posizioni e difeso le nostre ragioni”, ha rilevato Scheriani.
Vincoletto: «Poco rispetto verso la storia»
“Sono stata messa al corrente dal presidente della Commissione per la toponomastica, Damian Fischer (nonché vicepresidente della CAN) di questa decisione di rimuovere le tabelle con gli antichi odonimi, da parte del Comune ovvero del sindaco”, ci ha dichiarato la presidente della CAN di Capodistria e consigliere comunale, Roberta Vincoletto. “A livello di presidenza e Consiglio CAN, avevamo già in più occasioni trattato la problematica in questione, informando i consiglieri. A marzo di quest’anno avevamo anche inviato una lettera ufficiale al sindaco e alle rimanenti autorità comunali, in cui è stata chiaramente espressa la nostra posizione in merito alla questione. In questa, abbiamo ribadito che le targhe con gli odonimi, rappresentano in particolare per la CNI, un riferimento culturale ed identitario di grande rilevanza, ritenendo anche che, costituiscano un valore aggiunto per l’intera popolazione, per la condivisione di un patrimonio comune. Rimuoverle o modificarne il contenuto, con l’aggiunta di traduzioni, avrebbe rappresentato, invece, un segno di poco rispetto verso una storia che ci accomuna, nonché si rischierebbe di inclinare i rapporti con le istituzioni comunali e nazionali. Per quanto concerne quanto avvenuto oggi a Capodistria, ovvero le targhe con gli antichi odonimi, tolte e rimesse al rovescio, quindi senza nessuna scritta, desidero leggerla come una sorta di ‘protesta’ dell’autorità comunale nei confronti della decisione dell’Ispettorato ministeriale, che chiedeva di toglierle, se non fossero state modificate come da loro richiesto. Una scelta, quella comunale, che però non condivido pienamente, perché comunque il ‘danno’ è fatto, gli odonimi non si leggono più, pertanto avremmo sicuramente auspicato di percorrere altre vie, meno dolorose. In queste ore ci stiamo già coordinando al nostro interno per rivolgerci ad alte istanze a livello statale” ha dichiarato la Vincoletto.
Fischer: «Ostaggi della decisione di un burocrate»
“Non condivido, ma comprendo la decisione del sindaco Aleš Bržan di attuare una forma di protesta per la mancata soluzione della vertenza sulle targhe con gli odonimi storici a Capodistria. Le tabelle posizionate al contrario sono un chiaro segnale contro l’ostruzionismo di un Ospettorato per la cultura, che interpreta i termini di legge, sull’utilizzo pubblico della lingua slovena, annullando le particolarità – contenute nella stessa legge che tutelano i diritti delle minoranze autoctone”, ha scritto nel suo comunicato Damian Fischer, presidente della Commissione comunale per la toponomastica. “Purtroppo siamo ostaggi della decisione di un burocrate. E la politica a livello ministeriale fino ad ora, nonostante varie rassicurazioni, non ha mostrato di voler reagire con dei fatti concreti. Ci sono possibilità alternative per risolvere la questione, scostandosi dal problema in sé, basta volerlo. Ribadisco che la commissione comunale per la toponomastica del comune di Capodistria ha agito nel rispetto delle norme di legge. Aspetto questo garantito dall’Ente per la tutela dei beni culturali della Slovenia, che prima di rilasciare il nullaosta per l’affissione di una targa sulla toponomastica, anche se questa non è ufficiale, effettua tutte le verifiche del caso sull’utilizzo della lingua slovena ed italiana. Non dimentichiamo che è un progetto a beneficio di tutti i capodistriani, non solamente della Comunità nazionale italiana. Le stesse autorità comunali, che hanno promosso e difeso l’iniziativa, non sono state ascoltate dall’ispettorato. Ribadisco che siamo di fronte all’interpretazione unilaterale di una singola persona”, ha concluso Fischer.

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