Buie e la camorra: voglia di scandali

Un articolo su Istra24, incentrato sull’attività professionale di Lena Korenika, consigliere municipale e presidente della locale CI, suscita un polverone politico e mediatico. L’interessata, scioccata, pensa al ricorso alle vie legali. L’UI fa quadrato

0
Buie e la camorra: voglia di scandali
Lena Korenika al 75º del sodalizio della CNI di Buie. Foto Erika Barnaba

Come un fulmine a ciel sereno è piombato all’improvviso sulla scena mediatica e politica nazionale un articolo, a firma di Dražen Majić, apparso sul portale regionale istriano Istra24. Di primo acchito c’erano tutti gli ingredienti che spesso piacciono da queste parti per fare dello scandalismo. Un’italiana del luogo, titolare di una società commerciale, presidente di un’importante CI, consigliere municipale DDI, dall’altra riferimenti alla sempiterna mafia, in questo caso alla camorra. E da qui l’idea di possibili illeciti, magari di infiltrazioni mafiose o di chissà che altro tipo in terra d’Istria. Cose già sentite nel passato, magari con etichette diverse, più precipuamente politiche.
Nell’articolo della discordia, ripreso poi da una testata nazionale e rimbalzato con le sue ricadute politiche sull’agenzia Hina, si afferma, per sommi capi, che Lena Korenika, che a Buie dirige l’impresa commerciale E.KO., avrebbe partecipato alla gestione, quale direttrice o comproprietaria, di aziende collegate “al clan camorristico Di Caprio”, facente capo ad Arturo Salvatore Di Caprio, sotto processo attualmente a Frosinone assieme a una trentina di altre persone per reati che vanno dalle malversazioni, al riciclaggio di denaro, all’estorsione, alla prostituzione. “Il clan Di Caprio”, prosegue l’articolo, avrebbe avuto sette ditte registrate fuori dal territorio italiano, prevalentemente in Romania, Slovenia e Croazia. Arturo Salvatore Di Caprio, assieme alla figlia Tecla Alessandra e al figlio Pasquale, a Buie avrebbe registrato alcune ditte o filiali, nelle quali avrebbero svolto incarichi dirigenziali la defunta Eliana Barbo e poi sua figlia Lena Korenika. Che queste ditte esistano o siano esistite non vi sono, a quanto sembra, dubbi, che siano collegate ad attività illecite è tutto da dimostrare. Fatto sta che a partire da questi ingredienti si è alzato un polverone dal sapore politico, in cui rischiano di mescolarsi vecchi pregiudizi e stereotipi di cui una minoranza è sempre facile bersaglio. E sì, perché Lena Korenika è anche presidente della CI di Buie (e sua madre era stata pure una figura di primo piano della CNI) e consigliere cittadino della DDI.

Espulsione immediata dalla DDI

In via cautelare la Dieta democratica istriana, appena avuto sentore dell’articolo incriminato, ha provveduto subito a espellere Lena Korenika dalle sua file. Il leader della DDI, Dalibor Paus, ha sottolineato come nel partito regionalista “siano rimasti scioccati da quello che hanno avuto l’opportunità di leggere su un portale locale”. “Ho parlato con i colleghi di Buie che sono rimasti pure esterrefatti. Essi sostengono con convinzione di non essere stati assolutamente a conoscenza di questa vicenda. Se lo fossero stati, sono sicuro che detta persona non avrebbe mai ricevuto la tessera della Dieta e men che meno sarebbe stata inserita nella nostra lista partitica per il Consiglio municipale di Buie”, ha rilevato Dalibor Paus. “A prescindere dal fatto che tutto il caso è ancora al livello di indizi, il partito ha reagito con rapidità e ha deciso che Lena Korenika non è più sua tesserata. La invito a rassegnare le sue dimissioni irrevocabili dall’incarico di consigliere cittadino. Inoltre desidero spiegare che era stata proposta visto il suo impegno nella Comunità degli Italiani di Buie, per tutto quello che ha fatto per la Comunità italiana, fatto questo che nessuno pone in dubbio. Però le accuse a suo carico rappresentano una zavorra per il partito regionalista, quando si parla d’integrità, e questo la DDI non lo può tollerare”.

Atteggiamento scioccante

Lena Korenika ha dichiarato a questo proposito di essere rimasta scioccata dal comportamento del leader della DDI “che non l’ha neppure chiamata” e che “non le ha offerto nemmeno l’opportunità di chiarire la situazione”. Da noi contattata ha puntualizzato di avere assolutamente intenzione di rassegnare le dimissioni da consigliere municipale di Buie, per motivi però privati visto il contesto. Ha espresso invece perplessità in merito all’espulsione dalla Dieta decisa da Paus, in quanto a decidere in merito dovrebbe essere la sezione cittadina buiese, con la quale, ha puntualizzato, vedrà di parlare. Per adesso Lena Korenika è decisa a rimanere presidente della locale Comunità degli Italiani, un impegno questo di cui va orgogliosa, mai svolto per pecunia. Tutto naturalmente dipenderà, come ha lasciato intendere, dall’evolversi della situazione, da eventuali indagini che magari “potrebbero essere avviate” dopo l’articolo di Dražen Majić sul portale Istra24. Lena Korenika sta anche vagliando con il suo avvocato, come ci ha dichiarato, l’opportunità di ricorrere alle vie legali per diffamazione nei confronti del suddetto giornalista. In quanto al “clan Di Caprio”, ai presunti legami con la camorra, Lena Korenika ha rilevato di essere consapevole che il padre è al centro di un’inchiesta, ma ha aggiunto di non essere certa che il figlio sia direttamente coinvolto in dette indagini. Le aziende registrate in Croazia, finite nel mirino, indubbiamente esistono e non soltanto sulla carta, anche se da un anno a questa parte o giù di lì dopo le vicende giudiziarie in Italia anche la loro attività è praticamente paralizzata. Su tali aziende, sulla loro attività e su quali potranno essere i risvolti futuri, Lena Korenika ha deciso però di non parlare. Preferisce evitare di pronunciarsi in attesa dell’evolversi della situazione. E se ha paura dell’apertura di un’inchiesta? La risposta è di quelle ovvie: “Chiaramente nessuno può rimanere indifferente di fronte all’idea di avere problemi con la giustizia”. Ma quello che all’interessata preme far sapere è di avere intenzione di salvaguardare la Comunità degli Italiani, non vuole assolutamente che venga tirata in ballo in questa vicenda, che venga gettato fango sull’ottimo lavoro svolto da tutti quanti. La Dieta? Quella invece no, “non intende salvaguardarla” visto “l’atteggiamento assunto nei suoi confronti”, visto che il presidente della DDI “non si è nemmeno degnato di alzare la cornetta del telefono e di parlare con lei”.
Lena Korenika insiste dunque nell’affermare di non avere nulla a che vedere con l’indagato (in Italia) Salvatore Di Caprio e di essere in rapporto d’affari soltanto con suo figlio. “Non so che dire, mi hanno in pratica messo in collegamento con la mafia. Io sono titolare di un ufficio di contabilità che opera da oltre 30 anni grazie a mia madre. Ho molti clienti e tutto quello che è stato scritto e che in buona parte non corrisponde a verità, non fa che lasciare una brutta impressione”, Riguardo al locale commerciale a Umago di cui è titolare e di cui ha scritto pure il portale regionale nell’articolo incriminato, Lena Korenika ammette di averlo ereditato da sua madre, Eliana Barbo, scomparsa circa un anno fa, ma puntualizza di non essere assolutamente convinta che il suo valore sia molto superiore a quello d’acquisto nonostante l’aumento vertiginoso del prezzo degli immobili registrato ultimamente, in quanto la location non è delle migliori e per giunta si troverebbe in uno stato di semi degrado.

Vale la presunzione d’innocenza

La CNI fa quadrato sulla vicenda. Il presidente dell’Unione Italiana. Maurizio Tremul, afferma: “Per esperienza e per formazione sostengo che una persona sia innocente fino a che non venga dimostrata la sua colpevolezza. No ai processi mediatici e neppure alle indagini scandalistiche. Il rapporto che abbiamo avuto e che abbiamo con Lena come presidente della Comunità e come persona è sempre stato corretto, trasparente e professionale. Lena Korenika ha sempre mantenuto un rapporto corretto con l’Unione Italiana, ha gestito le risorse che l’UI eroga al sodalizio in maniera corretta, trasparente e professionale. Leggendo un certo media, che ama titoli bombastici e scandali, non mi sembra di aver ravveduto accuse concrete di malversazioni, ma una versione parziale di alcune vicende. Non mi sembra neanche che vi siano per ora indagini in corso sulle società per le quali Lena ha svolto la sua attività professionale. Anche nel caso delle società che sono state registrate in Croazia e che hanno ottenuto dei conti correnti, non ci sono, almeno dalle informazioni che disponiamo, questioni a carico. Nulla fa pensare che queste ditte siano collegate ad attività di altro genere, di tipo illegale. Certo, dobbiamo essere accorti, ma dobbiamo essere consapevoli che in tutti questi anni abbiano provato sulla nostra pelle accuse di tutti i generi che si sono rivelate poi un buco nell’acqua. Non si lincino quindi le persone senza avere prove documentali che ci siano eventuali indagini o approfondimenti degli organi preposti”.
C’è a volte l’impressione che si voglia mettere ad ogni costo in collegamento gli italiani di queste terre con questioni poco chiare? “Questo caso non ha nulla a che vedere né con l’UI né con il sodalizio di Buie, riguarda il lavoro di uno studio commerciale. Mettere il carro davanti ai buoi è sempre un atto sbagliato e generalizzare e categorizzare un popolo in base ad alcuni stereotipi è altrettanto sbagliato. Inviterei chi porta avanti politiche mediatiche di questo genere a svolgere in maniera professionale il suo lavoro. Se proprio uno vuole fare giornalismo d’indagine vada a lezione da Report, da Presa diretta o delle Iene, che, quando avviano simili indagini, lo fanno con dati alla mano, con tutta una serie di elementi chiari, non con collegamenti o supposizioni, che è tutto da dimostrare che siano effettivamente attinenti alla realtà”.
E la rapida espulsione dalla DDI e le ricadute per la CNI? “Non posso commentare le decisioni della Dieta perché mi sembrerebbe di entrare negli affari interni della DDI. Inoltre non è l’UI che nomina i presidenti delle CI. Sarà la Comunità di Buie che deciderà come procedere. Ma io non ho visto, leggendo un certo media, accuse di attività illegali che possano pregiudicare il ruolo di Lena all’interno del sodalizio buiese. Ma anche questa è una questione che attiene alla Comunità di Buie. Lena con me ha sempre cooperato lealmente, non abbiamo motivo per avere appunti di alcun genere sul suo operato. Si vedrà se vi saranno delle indagini, per il momento questo sembra un caso che sa di bomba mediatica, con finalità scandalistica”.

Contro l’UI c’era stata pure grancassa

Il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva, premettendo doverosamente che non è suo compito ingerirsi in quelle che sono le attività private di una persona, ha sottolineato che a Lena Korenika va sicuramente il suo sostegno umano. “Se ha commesso qualche reato e qualche atto illecito siano gli organi preposti a valutare. Non sta a me giudicare una persona senza aver avuto modo mai di vedere alcun documento né niente di tangibile. Quindi sostegno umano a Lena per il momento brutto che sta passando e poi d’altra parte, se ci sono delle responsabilità, sono fiducioso che gli organi preposti lo faranno presente”.
Come valutare tutto questo clamore mediatico? Evidentemente può non essere casuale “il fatto che la vicenda sia uscita in questo momento su un media che si occupa di questo tipo di notizie, che suscitano scalpore. Non conosco i retroscena, però purtroppo nella vita le cose non succedono quasi mai per caso. Reputo che sia sbagliato incolpare le persone o dare giudizi su di esse senza aver avuto modo di consultare tutti i documenti che riguardano una determinata vicenda. I media è giusto sì che riportino le notizie, ma scrivano sulla base dei fatti. E il fatto in questo momento è che non si sa se Lena sia colpevole di qualcosa. Una cosa simile, per quanto riguarda la reazione mediatica, è avvenuta nel caso dell’Unione Italiana l’anno scorso, per quanto riguarda la denuncia che era stata sporta. I vari portali avevano gonfiato la vicenda quasi fossimo colpevoli di chissà che cosa. E invece, ovviamente, come si è potuto appurare, non avevamo commesso alcun illecito. Alcuni giornali lo hanno riportato come notizia, mentre altri media, che inizialmente erano molto propensi a scrivere della vicenda e a dare giudizi, quando è effettivamente arrivato il verdetto sull’assoluta assenza di colpe da parte dell’UI, hanno perso interesse per la faccenda. Penso che questo la dica lunga più sul loro conto che su chi era indagato”.
Collegare italiani del luogo e camorra lascia l’amaro in bocca? “Assolutamente sì, bisogna sempre evitare di generalizzare. Anche nel caso in cui addirittura ci fosse qualcosa di marcio, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Se per assurdo, un presidente è colpevole non è che tutta la Comunità sia collegata a qualcosa di illecito”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dell’Assemblea dell’UI, Paolo Demarin: “Non basta un articolo per trarre conclusioni. Bisogna aspettare che le istituzioni preposte facciano le dovute verifiche. Se c’è stato qualche illecito sia la Procura di Stato ad agire, a fare i dovuti accertamenti. Non è assolutamente possibile collegare la minoranza italiana ad attività illecite per un singolo caso anche se ovviamente il fatto che Lena Korenika sia presidente della CI di Buie finisce per tirare in ballo quella che è la rappresentatività degli italiani di quel territorio. Non si può però generalizzare quando si è in presenza di un caso isolato che riguarda un connazionale”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display