
Con la nascita di un bambino, nascono anche una mamma e un papà, nonché, oggi più che mai, con i ruoli genitoriali rivisti e stravolti e i cambiamenti radicali dei copioni relativi alla conversazione familiare, alle coppie viene richiesto un gioco di squadra e un rispettoso livello di dialogo e confronto. Come accadeva una volta soltanto per le donne, la vita cambia anche per gli uomini, che sempre più spesso si ritrovano ad affrontare notti insonni, biberon, pappe, cambi di pannolini e giornate frenetiche tanto quanto le mamme. Ne sa qualcosa l’attore, regista e affermato produttore islandese Bjarni Haukur Thorsson, fondatore della Thorsson Production Ltd. e autore del brillante testo originale del monodramma “Il papà”, recentemente proposto al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume coprodotto dal Dramma Italiano e dall’associazione culturale triestina ZaTroCaRaMa. Interpretato da Giulio Settimo e abilmente diretto dal milanese Marco Di Stefano, lo stesso contempla, tra il serio e il faceto, la complessa tematica della paternità, che da ventun anni a questa parte, ovvero con la nascita del suo primo figlio, Thorsson, seppur senza sicurezze trionfalistiche e andando per tentativi ed errori, secondo modelli e comportamenti ancora in gran parte da inventare e da sperimentare, mette orgogliosamente in pratica. Un ruolo che lo ha colto di sorpresa, lasciandolo senza fiato, cambiandogli vita, prospettive e priorità, arricchendolo emotivamente, facendolo riflettere e spingendolo, nel 2007, a condividere l’esperienza con il pubblico, sia in qualità di interprete che di regista dello spettacolo “Pabbinn” (Il papà). Ce ne ha generosamente parlato in occasione della sua breve capatina a Fiume, raggiunta per la messa in scena dello spettacolo, dove, oltreché un preparato professionista, abbiamo scoperto essere una persona amabile e molto spiritosa.
L’incredibile avventura della genitorialità
“La ragione della stesura del testo è dovuta alla nascita, nel 2004, del mio primo figlio, Haukur, oggi studente universitario, che sconvolse la mia vita e mi portò ad affrontare il ruolo di padre. All’epoca facevo molto teatro in qualità di attore e cominciavo a cimentarmi nella regia, per cui mi venne naturale annotare le mie frustrazioni e riflessioni a riguardo, le quali nel giro di poco divennero lo spettacolo ‘Il papà’”, ha esordito il regista.
Alla nostra curiosità inerente alla difficoltà di reggere il palco tutto da solo, Bjarni ha rilevato che “precedentemente, per molti anni avevo portato in scena il one man show “Defendig the caveman” (Il cavernicolo) di Rob Becker, facendomi le ossa e accumulando esperienza, per cui non fu complicato. In effetti, non facevo altro che raccontare la mia vita, di cui alcuni riferimenti, nel caso della performance interpretata da Giulio Settimo, in versione italiana e con la firma registica di Marco Di Stefano, sono stati giustamente adattati alla sua. Penso che ogni padre vi si possa riconoscere. Dato che l’incredibile avventura della genitorialità è davvero universale, non sono ancora incappato in qualcuno, dal Messico al Cile, all’Israele, dalla Spagna fino alla Francia e a molti altri Paesi, che mi abbia riferito di non condividere le mie stesse emozioni, paure e insicurezze”.
La versione croata della pièce è stata proposta dal Teatar Exit di Zagabria nel 2011, diretto da Boris Kovačević e interpretato dal bravissimo Rakan Rushaidat, quella italiana dal Dramma Italiano. Le sono piaciute?
“Le trovo fantastiche entrambe. La regia di Marco è eccellente e ritengo Giulio un attore bravissimo, naturale, molto divertente, che interagisce disinvoltamente con il pubblico e che, a mio avviso, realizzerà una splendida carriera. Potrebbe sembrare facile il relazionarsi con gli spettatori, ma non lo è affatto e affinché risulti efficace bisogna effettuare un lavoro molto impegnativo, il che in questo caso è stato fatto con serietà, competenza e professionalità”.
L’importanza dell’immedesimazione
Il pezzo, in tutte le versioni e adattamenti, ha riscosso sin da subito un grande successo, coinvolgendo il pubblico in una giostra di stati emotivi. A suo parere che cosa colpisce maggiormente dello stesso?
“Gli spettatori amano vivere la destabilizzazione di qualcuno teso a mostrarsi sempre perfetto, o meglio dire la sua umanizzazione, nella quale s’identificano e che coincide con la loro. Si divertono e ridono molto nel riconoscere la perdita di controllo dell’attore, in questo caso di un papà alle prime armi, alle prese con tutto ciò che l’esserlo comporta. Per quanto mi riguarda, nel diventarlo il mio controllo se ne andò totalmente a farsi benedire, ero confuso, non capivo e non avevo più idea di nulla, ma mia moglie mi aiutò molto”.
Che cosa l’ha disorientato?
“Non è semplice essere genitore in generale. Penso che il ruolo di padre sia cambiato molto negli anni e oggidì la sua figura sta diventando sempre più affettiva e presente nella nascita e nella crescita dei figli, nonché stiamo assistendo ad una maggiore fluidità nelle funzioni materne e paterne della genitorialità. Dato che il mio fu sempre assente, inizialmente la presi alla leggera e credetti che esserlo sarebbe stato semplice. Ma la società è diversa di quella di una volta e, oltre alla figura della madre, la stessa oggi pretende anche quella del papà, il suo stare con i figli e partecipare in modo attivo alla loro vita. In tale senso, non avevo alcun modello da seguire, ero frustrato e, come molti della mia generazione, dovetti imparare da solo come fare, strada facendo”.
Un’ansia eterna
Quindi, che esperienza è?
“Fare il papà è fantastico, un vero privilegio, e non potrei immaginare la mia vita senza esserlo. Al contempo è anche frustrante in quanto si è sempre preoccupati per i figli, come lo sono io in questo momento, in cui, nonostante mi trovi in Croazia, in compagnia di amici e belle persone e so che stanno bene, penso costantemente a Haukur e Ólaf Gustaf, che sono in Scandinavia”.
Quale impressione si è fatto della Croazia?
“Recentemente sono stato sia in Italia che in Croazia, entrambi Paesi meravigliosi. Di quest’ultima sono rimasto molto colpito dalle spiagge stupende, dal cibo eccellente e dalle persone tranquille, rilassate, diverse dagli italiani, molto più energici e passionali”.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
Autore di oltre 60 spettacoli teatrali
Bjarni Haukur Þórsson (in inglese Bjarni Haukur Thorsson/Reykjavik, 1971) è un attore, regista, scrittore e noto produttore islandese, fondatore e titolare della Thorsson Productions Ltd., società operativa basata sulla proprietà intellettuale e studio di produzione di intrattenimento dal vivo che, dal 1995 a oggi, ha realizzato e prodotto più di 60 spettacoli teatrali e sette serie televisive in otto Paesi (tra cui i celebri “Highland escape” (Flóttinn), “The dad” (Pabbinn) e “The grandad” (Afinn) e altri), molti dei quali sono stati insigniti di importanti premi teatrali e televisivi in Scandinavia. Dopo aver frequentato la Tisch School of the Arts di New York, Thorsson si iscrisse alla prestigiosa American Academy of Dramatic Arts, conseguendo la laurea nel 1995, completandola in seguito con un Master ottenuto presso l’Università di Reykjavik (2011). Fu il primo attore islandese a portare in scena il monodramma “Il papà” (2007), di cui firmò anche il testo, che godette di un grandissimo successo di pubblico e critica, nonché venne tradotto in varie lingue, tra cui in croato e in italiano.
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