Belgrado nel caos: rivolta contro Vučić e coprifuoco

0
Belgrado nel caos: rivolta contro Vučić e coprifuoco

A Belgrado nella notte fra martedì e mercoledì, 8 luglio, è scoppiata la guerriglia: da una parte dimostranti antigovernativi e dall’altra polizia e altre forze di sicurezza. È successo nei dintorni del Parlamento: una protesta diretta in primo luogo contro il Presidente serbo Aleksandar Vučić, dopo che questi ha decretato il nuovo coprifuoco anticovid-19, che sarà imposto a partire da questa settimana a causa dell’aumento dei casi di contagio e di decessi (13 nelle 24 ore prima degli scontri, 110 persone costrette a esser ossigenate artificialmente).
“Ci iamo lasciati dietro il giorno più difficile e drammatico – ha detto Vučić prima dello scoppio della rabbia -. Da domani è vietato qualsiasi assembramento con più di 5 persone all’aperto e al coperto. Ogni ora da 10 a 20 persone vengono ricoverate in ospedale. A questa ‘velocità’ gli ospedali non esistono più. Non mi preoccupano le reazioni politiche nei miei confronti o verso i medici: loro sono i nostri eroi”, ha chiosato Vučić.
Prima delle elezioni del 21 giugno il governo aveva rimosso praticamente tutte le restrizioni, sostenendo che il virus si fosse indebolito. Solo due settimane dopo è stato invece annunciato che la situazione era tornata a livello di calamità.
Dopo che un gruppo di manifestanti ha tentato di entrare nel Parlamento, sono seguiti scontri con la polizia durante i quali sarebbero stati feriti sia manifestanti che poliziotti.

Dopo essere stati respinti grazie all’uso dei lacrimogeni dall’ingresso del Parlamento, i manifestanti hanno ripiegato nelle strade e nel parco circostante dove, vicino alla chiesa di San Marco hanno dato fuoco a tre auto della polizia. La maggior parte si è dileguata nella notte. Incendiati anche diversi cassonetti della nettezza urbana. Al fitto lancio di sassi, bottiglie, petardi e altri oggetti, gli agenti in assetto antisommossa hanno risposto con ripetuti lanci di lacrimogeni, formando cordoni a difesa dell’area intorno al Parlamento. Sul luogo degli scontri è intervenuta anche la polizia a cavallo.

Razzi e lacrimogeni davanti alla sede del Parlamento di Belgrado. Foto Antonio Ahel/ATAImages

I media riferiscono di aggressioni da parte dei dimostranti ai danni di giornalisti che riprendevano gli scontri. Non lontano dal Parlamento si trovano la sede della presidenza, il municipio di Belgrado e la sede della tv pubblica RTS tutti luoghi fortemente presidiati dalle forze dell’ordine. Boško Obradović, capo del movimento di estrema destra “Dveri”, uno dei leader dell’opposizione radicale, ha lanciato nella notte un appello a tutti gli oppositori nell’intero Paese a raggiungere Belgrado per costringere il governo e il Presidente a farsi da parte. “Tutta la Serbia deve confluire a Belgrado. Ora o mai più”, ha scritto Obradović su Twitter. “Solo una grande massa di popolo può favorire il cambiamento”, ha aggiunto
La protesta, ha coinvolto anche Novi Sad, la seconda città per grandezza nel Paese, e Kragujevac.

Vučić ha annunciato nuove misure restrittive contro la “diffusione allarmante” del coronavirus, ed in particolare l’introduzione del coprifuoco nel fine settimana a Belgrado. I manifestanti, che hanno gridato anche slogan quali “Non cederemo il Kosovo” e “Arrestate Vučić”, hanno cacciato gli esponenti dell’opposizione che si sono presentati in piazza dopo l’avvio delle proteste, fra cui Vuk Jeremić, leader del Partito popolare (Ns) e membro del gruppo trasversale d’opposizione Alleanza per la Serbia (Szs) (sarebbe tato anche colpito al volto da un manifestante).

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display