
Una protesta pacifica, una delle più grandi nella storia recente della Serbia, si è trasformata in una serata di caos e accuse gravi. Sabato 15 marzo, decine di migliaia di persone – 107.000 secondo la polizia, fino a 325.000 secondo gli organizzatori – si sono radunate nel cuore di Belgrado per la manifestazione “15 per 15”, organizzata dal movimento studentesco. L’obiettivo: chiedere giustizia e responsabilità per la morte di 15 persone nel crollo di una tettoia alla stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuto il 1° novembre 2024. Ma ciò che doveva essere un momento di commemorazione silenziosa si è trasformato in un episodio controverso, segnato da accuse di uso di un’arma sonora vietata dalla legge.
La protesta, che si stava svolgendo senza incidenti, ha raggiunto il culmine alle 19, quando i manifestanti hanno osservato 15 minuti di silenzio in Piazza Slavija per onorare le vittime della tragedia di Novi Sad. Tuttavia, il silenzio è stato interrotto da un suono acuto e potente, che ha scatenato panico e confusione tra i presenti. Numerosi video, diffusi sui social media, mostrano scene di persone che si coprono le orecchie, disorientate, mentre alcune fuggono spaventate.
Secondo testimoni e analisti, il suono sarebbe stato prodotto da un cosiddetto “cannone sonoro”, un’arma non letale che emette onde sonore intense per disperdere la folla, causando disorientamento, mal di testa, nausea e, in casi estremi, danni permanenti all’udito. L’uso di tale dispositivo è vietato dalla legge serba.
Le accuse e le smentite ufficiali
Le accuse di un utilizzo improprio di questa tecnologia sono state immediate. L’analista militare Aleksandar Radić, scrive l’agenzia di stampa croata Hina, ha dichiarato che il suono udito durante la protesta è stato prodotto da un’arma sonora di fabbricazione americana, in possesso del sistema di sicurezza serbo. “È un dispositivo progettato per neutralizzare i bersagli, non letale ma estremamente aggressivo,” ha spiegato Radić.
Le autorità, tuttavia, hanno respinto con forza le accuse. Il Ministero degli Interni ha definito le affermazioni “disinformazione”, smentendo categoricamente l’uso di un cannone sonoro. Anche il presidente serbo, Aleksandar Vučić, e il Ministero della Difesa hanno negato l’impiego di tale dispositivo. Tuttavia, né il ministro degli Interni Ivica Dačić, né Vučić hanno fornito spiegazioni alternative su cosa abbia causato il suono che ha terrorizzato i manifestanti, né hanno commentato i numerosi video diffusi online e trasmessi da alcuni media.
Le reazioni dell’opposizione e della società civile
I partiti di opposizione, le organizzazioni non governative e gli attivisti hanno invitato i cittadini a denunciare l’accaduto, offrendo assistenza legale per le denunce penali. “La presentazione di denunce di massa è fondamentale per accertare le responsabilità di chi ha ordinato e attuato questo attacco ai cittadini,” ha dichiarato il Partito Democratico.
Savo Manojlović, leader del movimento di opposizione “Kreni-Promjeni” (Agisci-Cambia), ha aggiunto: “Questo incidente conferma che, pur non essendo in grado di gestire la società, questo governo è capace di causare danni. Dobbiamo privarlo di questa posizione”.
Nel frattempo, gli studenti della Facoltà di educazione speciale e riabilitazione (Fasper) hanno lanciato un appello ai manifestanti che avvertono sintomi come ronzii alle orecchie o perdita dell’udito, invitandoli a cercare aiuto medico se i disturbi persistono oltre le 24-48 ore.
La protesta si interrompe, ma la lotta continua
Dopo l’incidente, gli studenti incaricati di mantenere l’ordine hanno tolto i loro giubbotti fluorescenti, dichiarando che la protesta non poteva più essere considerata un evento studentesco, e si sono ritirati nelle loro facoltà. Alcuni episodi di tensione si sono verificati quando pietre e bottiglie sono state lanciate da un parco vicino, dove si trovavano sostenitori del presidente serbo sotto la protezione della polizia.
Nonostante l’interruzione della protesta, gli studenti hanno promesso di continuare la loro battaglia. “Se le nostre richieste non saranno soddisfatte, torneremo in strada per combattere per una società democratica, con istituzioni libere da pressioni politiche,” hanno dichiarato durante il raduno.
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