Autotrolej, i cittadini e l’autobus dei desideri

Abbiamo chiesto il parere dei cittadini in merito alla crisi

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Autotrolej, i cittadini e l’autobus dei desideri
Fermate affollate in attesa dei bus. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

In seguito alle recenti riduzioni degli orari delle corse dei bus urbani e suburbani dell’“Autotrolej”, abbiamo sfruttato la nuvolosa mattinata di ieri per immergerci nella folla presso la provvisoria fermata degli autobus (motivo lavori in corso) in Riva, davanti a Palazzo Adria, per tastare il polso dei fruitori del trasporto pubblico. Ci aspettavamo di tutto, ma a nostra sorpresa, la reazione della gente alle nostre domande non è stata così tesa come ci saremmo aspettati, considerando le critiche, un po’ nell’aria degli ultimi giorni. Non tutti coloro a cui ci siamo rivolti, si sono mostrati disposti a rilasciare un commento e tantomeno a farsi fotografare. Da alcuni approcci informali è apparso chiaro che erano proprio le persone più amareggiate quelle meno disposte a pronunciarsi in merito all’attuale situazione.
Intenzionati a non desistere e a non darci per vinti al primo no, siamo riusciti comunque a trovare degli interlocutori con i quali abbiamo scambiato due chiacchere ottenendo un’ampia gamma di opinioni, alcune delle quali interessanti e costruttive, altre sarcastiche e rassegnate. Due pensieri che accomunano quasi tutti, è la delusione per il modo con cui l’amministrazione cittadina collauda l’“Autotrolej”, con la conseguente inefficienza dei suoi servizi di trasporto, e le paghe apparentemente non all’altezza per attirare conducenti locali.
“Ora che hanno ridotto la frequenza degli orari, a volte siamo costretti ad aspettare anche più di mezz’ora, arrivando anche ai 45 minuti per il numero 6 che porta nel rione di Krnjevo”, ci ha detto la signora Danka.
“Non date retta a chi dice che la situazione non è buona. Sono sciocchezze: io uso l’applicazione sullo smartphone che mi mostra in tempo reale quando arriva il mio bus per portarmi a Cosala. Anzi, le applicazioni sono due, RijekaBus e SIP Autotrolej. Io preferisco la prima”, ci ha detto allegramente Marjan Babin.

Marjan Babin.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

“Con la paga oraria che incassa chi si trova a dover guidare un autobus stracolmo di gente con tutte le responsabilità del caso, è logico che si cercherà un lavoro meglio retribuito. Lo farebbe chiunque, anche il più appassionato di guida degli autobus. Il denaro serve per poter vivere in maniera dignitosa. E tutti devono essere retribuiti adeguatamente per il lavoro che svolgono”, è l’opinione con noi condivisa da Mario, diretto a Drenova.
“Certo che influisce sulla mia quotidianità il dover aspettare un autobus che non arriva mai. La gente si ammassa qui in stazione come in un mercatino del bestiame. Sta andando tutto a rotoli. La gente dovrebbe reagire, se serve anche con la forza. La mia linea, la numero 1, circola troppo spesso, ogni 90 minuti, come una partita di calcio. Dovrebbero farla andare ancor più di rado, diciamo ogni tre o quattro ore”, ci ha riferito con tono ironico il signor Arsen.
“Ma, secondo me fila tutto alla perfezione, io il mio bus numero 7 non lo aspetto mai più di tanto. È vero anche che sono in pensione e non ho fretta di andare da qualche parte”, ci ha confidato la signora Jelena, mentre la sua amica non è stata dello stesso parere affermando che anche combinando tutte le linee periferiche passanti per Viškovo, dove vive, le capita di aspettare sempre troppo tempo.

Jelena.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

«I cittadini di Fiume si adeguano facilmente»
Abbiamo parlato anche con una ragazza spagnola di Gran Canaria, Andrea, che non ha voluto farsi fotografare, ma ha ammesso, in effetti, che l’autobus numero 32 che doveva essere lì alle 10.19 era in ritardo già di 25 minuti e la cosa non le era chiara perché non sapeva nulla di queste riduzioni dell’orario.
Il simpatico Ivan Bašić ha affermato con calma: “Chi aspetta troppo non può essere soddisfatto, è normale, poi dipende tutto dalla situazione: io compio 90 anni ad agosto. Dove vuoi che abbia fretta di andare? Capisco il malcontento della gente, ma per quanto mi riguarda non mi lamento, né se c’è brutto tempo, né tantomeno se il mio autobus tarda ad arrivare”.

Ivan Bašić.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Anche il gentile signor Jakov si è prestato alle nostre domande: “Non sono di Fiume, ma ho lavorato qui per una quindicina d’anni. Conosco la problematica, ma anche lo spirito degli abitanti di Fiume, capaci di accettare le cose anche quando qualcosa non va. Il problema principale è che niente viene fatto seguendo un piano ben definito e senza avere un programma a lungo termine. E queste sono le conseguenze. Ma i fiumani sono sempre positivi e si lamentano poco, cosa che mi è sempre piaciuta molto”.

Jakov.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

“A me va benissimo prendere sia il numero 1 che l’1A, perché abito a metà strada da entrambe le stazioni nella parte ovest della città. Ci terrei a dire, però, che capita spesso che sia il numero 1 che il numero 1A, quando partono rispettivamente da Cantrida e da Marčeljeva Draga, lo facciano nello stesso orario. Sarebbe forse meglio posticipare una di queste partenze per permettere alla gente di poter avere più opzioni e di non aspettare troppo l’autobus successivo. Ho sentito che anche il 2 ha ridotto le sue partenze. Per il resto, secondo me, la situazione non è così drammatica”, ha affermato la simpatica signora Branka che, quando le abbiamo detto che domani la sua foto uscirà nel nostro quotidiano, ha risposto in perfetto inglese “Thank you very much!”.

Branka.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

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