Alen Ružić promette: «Cure migliori al CCO di Fiume»

Intervista al nuovo direttore del Centro clinico-ospedaliero quarnerino

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Alen Ružić promette: «Cure migliori al CCO di Fiume»

Nuovi venti iniziano a spirare all’interno del Centro clinico-ospedaliero di Fiume. Sebbene non sia ancora arrivata l’ufficialità da parte del Ministero della Salute (è attesa in settimana), ormai non ci sono più dubbi: il nuovo direttore è Alen Ružić. La nomina è arrivata la scorsa settimana al termine di una lunga riunione del Consiglio d’amministrazione che ha deciso di affidare il mandato a Ružić. Non senza qualche sorpresa, dal momento che molti si attendevano la riconferma dell’attuale direttore Davor Štimac (che rimarrà in carica fino al prossimo 5 luglio), in particolare alla luce dei risultati ottenuti nei quattro anni e mezzo alla guida del CCO: dal consolidamento finanziario alla riduzione delle liste d’attesa, passando per il via alla costruzione della nuova Clinica di Ginecologia e ostetricia a Sušak, fino ad arrivare alla magistrale gestione dell’emergenza sanitaria. Insomma, un’eredità pesantissima, ma Alen Ružić è uno di quelli che non si tirano mai indietro e quando accetta una sfida, lo fa per vincerla. Fiumano, classe 1972, dopo la laurea in Medicina inizia il suo percorso professionale alla Thalassotherapia di Abbazia. In contemporanea si specializza come medico internista, consegue un dottorato all’Università di Osijek e al CCO “Sestre milosrdnice” di Zagabria arriva pure la specializzazione in cardiologia. Oltre alla carriera di medico, inizia a lavorare come docente alla Facoltà di Medicina di Fiume e qualche anno dopo, nel 2012, viene nominato responsabile del reparto di Cardiomiopatia del CCO. Infine, nel 2017 la rettrice dell’Ateneo fiumano, Snježana Prijić Samaržija, lo vuole accanto a sé nel team di prorettori affidandogli quello alla Ricerca. E ora, dal 5 luglio, è pronto a raccogliere la sfida più grande.
Prof. Ružić, quando ha maturato l’idea di candidarsi?
“Più o meno un mese fa”.
Che cosa l’ha spinta a farlo?
“L’idea di creare un collegamento più stretto tra il CCO e l’Università. Il secondo aspetto riguarda invece la crescita a due velocità dell’ospedale: in alcuni segmenti avanza velocemente, mentre in altri arranca. Il CCO ha un enorme potenziale inespresso e per tirarlo fuori c’è bisogno di favorire al suo interno un’atmosfera stimolante. In questo senso, so di poter dare un grande contributo ed è proprio questo ad avermi spinto a mettermi in gioco”.
Andando nello specifico, quali sono i segmenti che avanzano con una certa fatica?
“Nella sanità ci sono una marea di problemi, che il più delle volte si manifestano su base quotidiana. In questo caso però mi riferivo a quelli di tipo strategico. Mi spiego. Non tutti i settori si evolvono in maniera univoca, alcuni lo fanno rapidamente e altri, purtroppo, delle volte subiscono un’involuzione. Ultimamente stiamo assistendo a un deflusso di pazienti fuori da Fiume, i quali si recano a Zagabria o ad Aviano, che è uno dei più rinomati centri di oncologia. Un trend che ora vogliamo arrestare. E ribaltare. Bisogna tenere presente che Fiume è il centro di riferimento di tre Regioni (litoraneo-montana, istriana e della Lika e di Segna, nda) e come tale abbiamo il compito di assicurare a questi pazienti la disponibilità delle cure, oltre che servizi di qualità, rapidi e al passo con i tempi”.
Quali sono i punti cardine del suo programma e su che cosa insisterà in particolare nel suo mandato?
“Quello che ho appena detto, ossia garantire la migliore cura, ma per arrivare a ciò bisogna lavorare su determinati aspetti. Ad esempio la parte infrastrutturale. La costruzione del nuovo ospedale di Sušak, che peraltro è il più grande investimento mai fatto dal governo nel settore della sanità, dev’essere portata a termine in tempi quanto più celeri, come bisogna continuare a rinnovare le varie strutture ospedaliere, ma sempre portando avanti una comunicazione aperta con gli operatori sanitari che vi lavorano e che meglio di tutti possono dire quali siano le priorità. Lo stesso discorso vale per le attrazzature mediche, inidividuandone i punti critici e quindi provvedendo ad acquistarne di nuove. Questo per quanto riguarda la parte materiale. Poi ci sono le persone, che vengono prima di tutto”.
Parlando appunto di persone, anche il CCO è costretto a fronteggiare il problema della fuga dei camici bianchi all’estero. Come fare dunque per trattenere questo capitale umano di vitale importanza?
“Per prima cosa è necessario assicurare al personale medico un’atmosfera stimolante in cui lavorare. Non dimentichimoci che chi si reca all’estero non lo fa per questioni economiche, ma piuttosto per una carriera professionale di un certo livello. Ed è proprio questo che noi dobbiamo assicurare qui a Fiume. Sia chiaro, io sono il primo a sostenere un’esperienza fuori dai confini del Paese in un ospedale o istituto stranieri, ma di concepirlo in maniera diversa. Ecco perché è necessario trovare dei partner internazionali che offrano a studenti e medici la possibilità di trascorrere un periodo all’estero, ma per poi tornare con nuove competenze e un diverso modo di pensare. Inoltre, dopo un’esperienza in realtà ospedaliere estere, che sia di sei mesi o di un anno, uno instaura diversi contatti che poi in un secondo momento saranno la base per dare vita a progetti e collaborazioni future”.
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso del ruolo degli infermieri, una figura ancora troppo poco valorizzata.
“Rispetto al passato, il loro ruolo è cambiato moltissimo. In primis il grado d’istruzione, che oggi è molto più alto e di conseguenza hanno tutte le competenze necessarie per svolgere incarichi più complessi e come tali vanno, appunto, valorizzati di più. E poi ci sono i giovani. Al di là di assicurare loro una formazione di qualità, è fondamentale ascoltare la loro voce, i loro problemi e aspirazioni, perciò intendo istituire il Consiglio dei giovani medici dove, attraverso un confronto aperto, vogliamo ottenere un feedback, di modo che venga preso in considerazione il loro giudizio nel momento in cui vengono prese determinate decisioni. Un altro aspetto che reputo cruciale è l’ospedale universitario. Attenzione, questo non significa che il CCO smetterà di essere tale, ma questa modifica dello status offre molteplici vantaggi. Ad esempio, l’Ateneo ha un eccellente servizio per i progetti europei. Ecco allora che unendo il servizio universitario con quello ospedaliero, si potrebbe lavorare di più sulle nuove infrastrutture, sulla ricerca, su una migliore informatizzazione, sulla smart specialisation e via dicendo. Inoltre, è risaputo che i migliori servizi di cura vengono offerti negli ospedali universitari proprio perché qui la formazione e la ricerca vanno di pari passo, il che esorta i medici a continuare a investire nella propria formazione”.
Un’altra questione molto calda sono le liste d’attesa…
“Vanno ridotte, è ovvio, però bisogna innanzitutto fare una chiara distinzione perché un conto è un ordinario esame, e un altro è una patologia in elaborazione. Capite bene che nel momento in cui ci sono dei sospetti su un tumore, non ci devono essere liste d’attesa”.
Restando in tema, l’emergenza Covid ha rinviato molte visite e interventi, con le liste d’attesa che inevitabilmente si sono allungate…
“All’inizio del mio mandato dovrò fare una revisione delle liste. Ora che l’emergenza è rientrata, è difficile recuperare il tempo perso, perciò è chiaro che queste si allungheranno. Tuttavia, faremo il possibile per smaltirle il più possibile”.
Quella di direttore sarà per lei una carica full time o parallelamente proseguirà le sue attività di cardiologo e docente universitario?
“Sarà un lavoro a tempo pieno, però cercherò comunque di portare avanti sia la parte pratica che quella didattica. La prima per non perdere dimestichezza con il mestiere di cardiologo, a cui tengo molto, e in secondo luogo perché è molto appagante insegnare ai ragazzi”.
A proposito, alla fine dell’anno scorso è stato eletto miglior docente da parte degli studenti della Facoltà di Medicina. Una gran bella soddisfazione…
“È il premio più bello che abbia mai ricevuto. Mi è stato consegnato nel corso della seduta solenne del Consiglio di Facoltà poco prima di Natale. Non ne sapevo nulla perché nessuno me lo voleva dire. Hanno voluto farmi una sorpresa. E che sorpresa… Quel premio significa davvero tanto e mi ha fatto estremamente piacere”.
Dopo la sua nomina, è riuscito a parlare con il direttore uscente Davor Štimac?
“Ci siamo visti alla riunione del Consiglio d’amministrazione, ma non ci siamo parlati. Ci sarà comunque tutto il tempo per farlo”.

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