
La Procura della Contea dell’Erzegovina Occidentale, con sede a Široki Brijeg, ha formalizzato un’accusa contro Denis Buntić, ex giocatore della nazionale croata di pallamano, oltre un anno dopo che questi aveva aggredito la moglie Klara nella loro casa di famiglia a Ljubuški, nella Bosnia ed Erzegovina sud-occidentale. A seguito dell’aggressione, la donna era fuggita con il figlio.
Come annunciato oggi, giovedì 28 novembre, dalla Procura sul proprio sito web, l’accusa è stata presentata per presunto “reato di violenza domestica in relazione al possesso illecito di armi e munizioni”, riporta l’agenzia Hina.
Secondo l’atto d’accusa, alla fine di settembre 2023, Buntić avrebbe agito in stato di ebbrezza, mettendo in pericolo la tranquillità e l’integrità fisica dei membri della sua famiglia nella loro abitazione a Lipno, una località del comune di Ljubuški. Inoltre, avrebbe detenuto una quantità significativa di armi e munizioni senza autorizzazione.
La polizia, durante la perquisizione della casa, ha sequestrato l’arsenale e le munizioni. La Procura ha chiesto al tribunale l’applicazione di una misura di sicurezza che preveda la confisca permanente degli oggetti sequestrati e l’obbligo di sottoporre Buntić a cure adeguate.
L’aggressione, denunciata dalla moglie Klara, ha suscitato un forte clamore nell’opinione pubblica croata. La donna ha condiviso con i media un audio scioccante registrato durante l’episodio violento, in cui si sentono chiaramente le minacce di Buntić, i colpi inferti e le sue grida di dolore. Dopo l’accaduto, Klara è fuggita dalla casa con il figlio.
Denis Buntić è stato una figura di spicco della pallamano croata, vincendo due medaglie d’argento ai Mondiali e un bronzo olimpico con la nazionale. Tuttavia, le gravi accuse ora pendenti su di lui hanno oscurato la sua carriera sportiva.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.