Addio a Sergio Turconi. Tra le parole rimaste c’era anche la sua

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Lo scorso 24 aprile, all’età di novant’anni, nella sua abitazione fiumana è venuto a mancare Sergio Turconi, uno dei nomi più attendibili e accreditati che la Comunità Italiana abbia potuto vantare nel campo della critica letteraria. Sergio Turconi giunse a Fiume nella seconda metà del 1946 per partecipare all’edificazione del socialismo, spinto soprattutto dall’ambizione di scrivere. Nato a Milano nel 1928, Turconi condivideva la stessa classe di nascita di Alessandro Damiani e Giacomo Scotti. Tutti e tre giunsero dall’Italia, in brevi intervalli l’uno dall’altro e da regioni diverse, e tutti tre iniziarono a lavorare nelle pubblicazioni dell’EDIT, a cominciare da “La Voce del Popolo”, dove Turconi fu dapprima redattore, e, in seguito, di altre pubblicazioni. Turconi fu sempre impegnato nel settore culturale per lo più come critico letterario e storico della letteratura.

Promotore de «La Battana»

Va ricordato pure come promotore, insieme a Luciano Giuricin, del quindicinale “Via Giovanili”, e della rivista trimestrale di cultura “La Battana”, di cui dal 1964 al 1989 fu caporedattore assieme a Eros Sequi e Lucifero Martini. Continuò a essere legato alla Comunità Italiana anche quando all’inizio degli anni Sessanta lasciò Fiume per Belgrado, dove fu corrispondente de “La Voce” e dove si laureò e conseguì pure il dottorato di ricerca con la dissertazione “La poesia neorealista italiana” (1970). In seguito fu docente alla Cattedra di italianistica della Facoltà di Filologia dell’Università degli Studi della capitale jugoslava, incarico che ricoprì fino al pensionamento avvenuto nel 1997. Per tantissimi anni fece la spola tra Belgrado e l’Istria, dando un prezioso contributo alla creazione di nuove pagine della letteratura degli italiani di queste terre. Nel 2014, da Belgrado ritornò a Fiume dove trascorse gli ultimi anni di vita.

Fu impegnato per decenni con “La Battana” nell’organizzazione di convegni di scrittori sul piano internazionale e in quest’arco di tempo operò per la sopravvivenza e la crescita della letteratura nelle file della Comunità Italiana dell’Istria e del Quarnero. Fu, insieme a Giacomo Scotti, l’ultimo superstite della seconda generazione di nostri scrittori. Dopo Ramous, Sequi e Martini, i tre delle origini, Turconi fu il primo del terzetto del quale facevano parte anche Damiani e Scotti.

Impegno nell’affermazione della letteratura della CNI

Non c’è pubblicazione periodica dell’EDIT, dal quotidiano alle riviste che ne hanno fatto la storia, nelle cui pagine non s’incontrino i testi di Turconi. Non va dimenticato il suo importante ruolo nei convegni internazionali di critici e storici della letteratura per l’affermazione della creatività letteraria della CNI.

All’attività artistica Turconi ha sempre privilegiato la critica letteraria e la saggistica. Le sue principali ricerche sono uno studio sul cinema neorealista (“Neorealizam”, Nolit, Beograd, 1961) e una critica letteraria intitolata “La poesia neorealista italiana” (Mursia, Milano, 1977). Solo poche volte si è dedicato alla letteratura con scritti personali. Tra i suoi saggi è da rilevare “La letteratura degli italiani in Jugoslavia e i suoi emigrati”, in “La letteratura dell’emigrazione” (a cura di Jean-Jacques Marchand, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, Torino, 1991). In questo testo, Sergio Turconi ribadì il ruolo storico fondamentale della prima generazione di scrittori connazionali, trasmesso a quelli delle nuove generazioni. Il funerale di Sergio Turconi sarà celebrato sabato, 4 maggio (ore 11), nel Cimitero di Drenova superiore. Sergio Turconi lascia le figlie Marina e Sandra.

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