A Dignano una copia della Sacra Sindone

La scoperta è avvenuta durante la visione di cinque sarcofaghi giunti nella località nel 1818

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A Dignano una copia della Sacra Sindone

A Dignano da oltre due secoli, però solo ora se ne è avuta notizia. Tra gli oggetti che l’Istituto nazionale per il restauro di Zagabria ha prelevato per il restauro è stata trovata una copia della Sacra Sindone di Torino.
Procediamo, come si suol dire, con ordine. Tra sarcofaghi, cassoni e quant’altro che il pittore Gaetano Gresler aveva portato con sé da Venezia, nel 1818, bisognava aprire e visionare ancora cinque sarcofaghi. Il resto, come ben si sa, è esposto nella magnifica e unica Collezione d’arte sacra nella chiesa parrocchiale di Dignano. Per questo si è lavorato alacremente, tanto che in 30 anni è stata fatta la ricognizione canonica e lo studio scientifico di circa 300 reliquie di Santi e quattro Corpi Santi.
Nel 2017, su invito della Sovrintendenza per il patrimonio storico, la dr. sc. Ana Azinović Bebek (aiuto direttore per il patrimonio archeologico), il mr. Anđelko Pedišić, responsabile dei reparti dell’Istituto sul territorio, Jurica Škudar, responsabile del foto-laboratorio e Gordana Car, conservatore-restauratore del Laboratorio per il tessuto, la carta e la pelle dell’Istituto, hanno evidenziato il contenuto dei sarcofaghi ancora da scoprire. Ebbene, senza scendere nei dettagli, che saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa convocata dal parroco di Dignano, Marijan Jelenić, in agenda domani, in uno dei sarcofaghi, tra i vari reperti sono stati trovati un abito di papa Innocente XII (giacca e calzoni), un guanto in pelle, un paio di scarpe femminili e una fusciacca. Ecco, vorremmo soffermarci su quella che sembrava essere una fusciacca. Dallo studio è emerso trattarsi di una copia della Santa Sindone. Come ben si sa, si ritiene che la Sindone, custodita a Torino dal 1578, abbia avvolto il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro.
Veniamo alle copie. Si tratta di manufatti (ri)tratti dall’originale, con le stesse misure o quasi. A partire dal ‘500 i Duchi di Savoia, all’epoca proprietari della Sindone, facevano confezionare su richiesta a quanti desideravano averne una. Naturalmente, non si trattava di comuni mortali, ma piuttosto di re, aristocratici e potentati.
La copia commissionata veniva riprodotta da maestri che lavoravano in ginocchio, per rispetto verso l’originale. Una volta finita, la copia si faceva sfiorare l’originale, e quindi anche questa veniva adorata alla pari della Sacra Sindone. La copia dignanese ha le dimensioni dell’originale: 4,50 m X 1,43 m. Purtroppo versa in pessime condizioni e il restauro sarà un lavoro davvero… santo. Una volta restaurata, la copia verrà esposta. Da rilevare che reca la scritta “AVG TAVR EX ARCHETYPO” (Augusta Taurinorum Ex Archetypo – ovvero Dall’originale custodito nell’augusta Torino).
Nel corso della conferenza stampa, come annunciato, si dirà dell’abito di papa Innocenzo XII, della testa di Sant’Uberto (trovata nel sarcofago), patrono dei cacciatori e della pubblicazione della monografia “Sanctuarium Adignani”, che tratta tutte le reliquie che si trovano a Dignano.

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