RIJEKAMPIONE Mišković, l’uomo che ha fatto grande il Rijeka

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RIJEKAMPIONE Mišković, l’uomo che ha fatto grande il Rijeka
Foto: Sanjin Strukic/PIXSELL

Il cielo sopra il Quarnero è biancoceleste. Il Rijeka è campione di Croazia. Otto anni dopo lo storico doppio trionfo del 2017, il club torna sul tetto del calcio croato e lo fa in modo ancora più maturo, solido, strutturato. Dietro le lacrime dei tifosi, la gioia incontenibile dei giocatori e i cori che risuonano da Rujevica fino in Corso, c’è la figura discreta ma onnipresente di Damir Mišković. L’uomo che ha riscritto il destino del Rijeka.

Quando prese il controllo del club nel 2012, la squadra lottava con problemi economici, instabilità tecnica e una cronica mancanza di ambizione. Era un club “di provincia” in senso pieno: romantico, ma senza peso reale nello scacchiere del calcio nazionale. Oggi, dopo anni di programmazione e visione manageriale, il Rijeka non è solo una realtà vincente: è un modello.

Mišković ha costruito il successo con metodo. Non si è limitato a staccare assegni, come spesso accade in contesti calcistici, ma ha creato un ecosistema. Ha ristrutturato l’infrastruttura del club, investito nel settore giovanile, creduto nella competenza dei dirigenti e nella continuità tecnica. Ha portato il Rijeka a giocarsi le sue carte in Europa con dignità, ha fatto da scudo nei momenti difficili, ed è rimasto sempre saldo anche quando altri avrebbero mollato.

Il titolo del 2024/25 arriva dopo una stagione turbolenta, ma proprio per questo indimenticabile. Una squadra equilibrata, giovane, affamata. Un allenatore valorizzato e supportato. Un’identità di gioco definita. Ma tutto questo non sarebbe possibile senza una guida forte e coerente, e Damir Mišković lo è stato in ogni momento.

Nato a Fiume, con una carriera internazionale nell’industria marittima, Mišković ha deciso di restituire qualcosa alla sua città. Non ha fatto del club un capriccio, né un mezzo per farsi pubblicità. Ha vissuto il suo ruolo da patron con sobrietà e senso di responsabilità. Le sue rare dichiarazioni pubbliche sono sempre state misurate, mai sopra le righe. Ha scelto il lavoro dietro le quinte, preferendo che a parlare fossero i risultati.

Oggi, mentre la città è in festa, è giusto riconoscere che il vero artefice di questo miracolo sportivo è proprio lui. In un calcio nazionale dove il potere e l’influenza sembrano spesso concentrati a Zagabria, il progetto Rijeka si è imposto con i fatti.

E adesso, con il secondo titolo in bacheca, il Rijeka non è più un outsider. È un club vincente, rispettato, ammirato. Merito anche della città, della tifoseria calda ma paziente, e di una squadra che ha dato tutto in campo. Ma soprattutto merito di chi, tredici anni fa, ha deciso che il Rijeka poteva – e doveva – sognare in grande.

Damir Mišković non è solo il presidente di una squadra campione: è il simbolo di un progetto sportivo che ha saputo unire cuore, cervello e visione. Il calcio croato, oggi, ha un nuovo centro di gravità. E parla la lingua dell’Adriatico.

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