Un gentleman della panchina, capace di vincere ovunque. Il calcio piange Sven Goran Eriksson, morto oggi, lunedì 26 agosto, all’età di 76 anni. L’allenatore svedese è deceduto per un cancro al pancreas, diagnosticato all’inizio del 2023. Svennis ha affrontato gli ultimi mesi di vita travolto dall’affetto del mondo del calcio, che lo ha abbracciato negli stadi più importanti della sua carriera: da Lisbona a Roma, passando per Genova.
Eriksson è stato allenatore per tutta la vita. La carriera di calciatore è durata poco. A 27 anni era già sulla panchina del Degerfors come vice di Tord Grip. Due anni dopo, eccolo alla guida del Goteborg, la squadra più gloriosa di Svezia. Con l’Ifk arriva a vincere nel 1982 campionato, coppa di Svezia e Coppa Uefa con la lezione impartita all’Amburgo (4-0 nella doppia finale): il calcio di Eriksson conquista l’Europa e proietta il tecnico al Benfica, con 2 campionati vinti in 2 anni.
Nel 1984 lo sbarco in Italia: la Roma lo sceglie per aprire una nuova era svedese dopo quella di Nils Liedholm. Il suo calcio moderno, con un’interpretazione della zona ‘2.0’, nel secondo anno giallorosso (1985-86) porta la squadra ad un passo dallo scudetto, evaporato con la celeberrima sconfitta casalinga per 3-2 contro il Lecce.
Dopo il triennio romano, la carriera prosegue a Firenze, poi il ritorno a Lisbona prima della nuova parentesi italiana. Per 5 anni allena la Samp, portando i blucerchiati a vincere la Coppa Italia. Nel 1997, quindi, il matrimonio con la Lazio. Eriksson arriva in biancoceleste mentre la società di Sergio Cragnotti diventa protagonista in Italia e in Europa. La Lazio vince la Coppa Italia, la Coppa delle Coppe e nel 2000 conquista lo scudetto coronando un ciclo d’oro.
L’avventura sulla panchina dell’Inghilterra, tra il 2000 e il 2004, segna l’ultimo capitolo della carriera ‘top’: Eriksson guida una generazione di talenti, ma non riesce a portare la Nazionale dei Tre Leoni ad un trionfo che ancora oggi continua a sfuggire. Le ultime pagine della vita in panchina sono caratterizzata dalla parentesi al Manchester City e dai matrimoni poco felici con le Nazionali di Messico, Costa d’Avorio e Filippine. Da dirigente, toccata e fuga al Notts County, in Thailandia e in Arabia Saudita. L’ultima tappa è il ritorno alle origini, con l’incarico di direttore tecnico al Karlstadt, quarta divisione svedese. E’ la fine del 2022, poco dopo arriva la diagnosi di cancro e l’addio al calcio.
L’ultimo messaggio
Pochi giorni fa, online è rimbalzato l’ultimo messaggio di ‘Svennis’, affidato al documentario realizzato da Amazon Prime. “Ho avuto una bella vita. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo ma la vita riguarda anche la morte”, le parole dell’allenatore. “Dovete imparare ad accettarla, per quello che è. Speriamo che alla fine la gente dica: ‘Sì, era un brav’uomo’. Ma non tutti lo diranno, spero che mi ricorderanno come un uomo positivo”.
Negli ultimi mesi, Eriksson è stato protagonista di un commovente tour negli stadi che hanno scandito alcune tra le tappe più importanti della carriera: dall’Olimpico di Roma ad Anfield Road, fino a quelli di Benfica e Sampdoria, per prendersi l’affetto di tutti i suoi tifosi. “Non siate dispiaciuti. Sorridete. Grazie di tutto: allenatori, giocatori, pubblico. È stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi, della vostra vita e vivetela fino in fondo. Addio”.
Cancro al pancreas, cos’è e come si cura
Ancora molto difficile da curare, il tumore del pancreas – che ha colpito Sven Goran Eriksson, l’ex allenatore della Lazio morto oggi all’età di 76 anni – è il cancro con la minor sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi (34% nell’uomo e 37,4% nella donna) che a cinque anni (11% nell’uomo e 12% nella donna). Secondo i dati più recenti, nel 2022 sono stati stimati 14.500 nuovi casi in Italia.
Quando si manifesta
Il pancreas produce alcuni ormoni molto importanti tra i quali l’insulina e il glucagone (che regolano il livello degli zuccheri nel sangue). Anche diversi enzimi sono fabbricati nel pancreas, come per esempio la tripsina. Trasportati dai dotti pancreatici nell’intestino, tali enzimi contribuiscono alla digestione e all’assorbimento di alcuni tipi di nutrienti. Il tumore del pancreas – spiegano gli esperti di Airc, Associazione italiana ricerca contro il cancro – si manifesta quando alcune cellule, nella maggior parte dei casi le cellule di tipo duttale, si moltiplicano senza più controllo. Non solo. Le cellule tumorali che crescono nel pancreas si diffondono con grande facilità ai linfonodi vicini e ad altri organi quali il fegato e i polmoni, oppure si propagano nell’addome dando luogo alla cosiddetta carcinosi peritoneale.
Chi è più a rischio
I soggetti più a rischio sono fumatori tra i 50 e gli 80 anni di età. Secondo quanto riportato nel rapporto. I numeri del cancro in Italia, a cura – tra gli altri – dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), eliminando completamente il fumo si potrebbe potenzialmente evitare il 33% dei decessi per tumore del pancreas negli uomini e il 13% nelle donne. Il rischio di sviluppare un tumore del pancreas aumenta anche in presenza di mutazioni in specifici geni, come quelli per familiarità delle neoplasie della mammella e dell’ovaio, e inoltre di sindrome da melanoma familiare con nei multipli atipici, pancreatite familiare, sindrome di Lynch e sindrome di Peutz-Jeghers.
Altri fattori che possono favorire lo sviluppo del tumore sono l’abuso di alcol e caffè, sedentarietà, obesità, presenza in famiglia di casi di tumore del pancreas o della mammella o del colon e le esposizioni professionali ad alcuni solventi di uso industriale e agricolo o a derivati della lavorazione del petrolio. Inoltre, essendo un organo fondamentale per la digestione, anche la dieta ha un ruolo importante: un’alimentazione ricca di grassi e proteine animali sembra essere associata a un aumento di rischio. Non a caso lo stesso Eriksson aveva lanciato lo scorso gennaio attraverso numerose interviste un messaggio speciale: “Prendetevi cura della vostra vita”.
Sintomi e come riconoscerlo
Il tumore del pancreas in fase precoce non dà segni particolari e, anche quando sono presenti, si tratta di disturbi piuttosto vaghi, che possono essere interpretati in modo errato sia dai pazienti sia dai medici. Per questi motivi la diagnosi spesso arriva quando la malattia è già in fase avanzata. Tra i sintomi più evidenti: perdita di peso e di appetito, ittero (colorazione gialla degli occhi e della pelle), dolore alla parte superiore dell’addome o alla schiena, debolezza, nausea o vomito. Una percentuale di malati che va dal 10 al 20% può essere colpita anche da diabete.
La diagnosi si effettua con un’accurata visita da parte del medico per identificare la presenza di eventuali segni o sintomi della malattia e per raccogliere informazioni sulla storia medica personale e familiare. Quindi si procede con una tomografia computerizzata (Tc) per rilevare i tumori del pancreas e la loro eventuale diffusione a linfonodi, fegato e dotti biliari, con una ecografia dell’addome e con tomografia a emissione di positroni (Pet) per identificare la presenza di eventuali metastasi, anche piccole, e in alcuni casi viene eseguita in combinazione con la Tc (Pet/Tc).
In presenza di ittero è necessario controllare se i dotti biliari sono ostruiti e se tale ostruzione è dovuta a un tumore. A questo scopo si può ricorrere a diversi esami: la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (Ercp), la colangiografia transepatica percutanea e la colangiorisonanza magnetica. Quest’ultimo è il meno invasivo dei tre esami e permette di ottenere una buona definizione della sede dell’ostruzione; non consente però di effettuare una biopsia per cercare la presenza di cellule tumorali, cosa che è invece possibile con entrambi gli altri esami. Il prelievo di tessuto attraverso la biopsia è un esame fondamentale per confermare la presenza di un tumore del pancreas e anche per determinarne le caratteristiche, in modo da guidare anche il successivo trattamento.
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