Il destino (crudele) degli istriani dopo la Seconda guerra mondiale

Il progetto espositivo, inaugurato al Museo etnografico dell'Istria di Pisino, è stato realizzato in collaborazione con il CRS di Rovigno e con le CI di Gallesano, Dignano e Valle

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Il destino (crudele) degli istriani dopo la Seconda guerra mondiale

Al Museo etnografico dell’Istria di Pisino è stata inaugurata la mostra “Veze – Legami – Istriani dopo la Seconda guerra mondiale – Istrani nakon 2. svjetskog rata”, un progetto espositivo realizzato in collaborazione con il Centro di ricerche storiche di Rovigno e con alcune Comunità degli Italiani. L’evento è parte del più ampio progetto europeo “Identity on the line” (Identità minacciate), nell’ambito del Programma “Europa creativa”, a cui collaborano ben sette Paesi: Croazia, Slovenia, Polonia, Lituania, Svezia, Danimarca e Norvegia. La narrazione del progetto – come spiegato nella presentazione dell’esposizione – è incentrata sulle migrazioni forzate avvenute in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, che hanno interessato decine di milioni di persone, costrette a lasciare ogni cosa in seguito agli eventi bellici, degli spostamenti dei confini e delle pulizie etniche o semplificazioni che avvennero all’epoca. Autrici della mostra sono Lidija Nikočević e Tamara Nikolić Đerić, mentre il design dell’allestimento e la sua versione online sono firmate dallo Studio Sonda.

L’evento è stato inaugurato dalla direttrice del Museo etnografico dell’Istria, Ivona Orlić, la quale ha dichiarato che la mostra parla degli istriani che se ne sono andati e di coloro che sono rimasti nella penisola nel secondo dopoguerra e ha voluto ringraziare le autrici che si sono cimentate con un tema difficile.

Un periodo estremamente buio

Il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha definito molto importante il progetto espositivo. Ha ricordato che secondo alcuni studi e ricerche sono stati 30 milioni i cittadini costretti alle migrazioni forzate, deportati, dispersi per volere di Hitler e Stalin tra il 1939 e il 1945, mentre altri 20 milioni sono stati oggetto di pulizia etnica e forzati trasferimenti nell’Europa che si andava liberando dal giogo nazi-fascista dal 1943 al 1948. “Un periodo particolarmente buio nella storia d’Europa e dell’umanità: l’oppressione e le violenze del regime nazi-fascista si accanirono in queste latitudini particolarmente contro i croati e gli sloveni, ma anche contro tutti gli oppositori del regime, italiani compresi – ha puntualizzato Tremul -. Si tratta di tragici accadimenti e orribili crimini che sono giustamente ricordati a futura memoria. Parimenti vanno ricordate le violenze e i crimini perpetuati dal regime comunista jugoslavo contro tutti gli oppositori sloveni e croati, in particolare contro la popolazione italiana, che sfociò nella tragedia delle foibe e portò all’espulsione forzata, all’esodo della maggior parte degli italiani, ma non solo. Oggi siamo pienamente coscienti che l’antifascismo e l’antitotalitarismo di qualsiasi colore, la difesa della democrazia e delle libertà fondamentali dell’uomo sono valori che vanno affermati e difesi con sempre maggior determinazione in un periodo storico in cui vanno crescendo”, ha osservato Tremul, aggiungendo che l’esodo nel secondo dopoguerra dall’Istria, ma anche da Fiume, Quarnero, Dalmazia ha profondamente mutato la fisionomia di queste terre.

L’esodo – un fatto ancora sconosciuto

“L’espulsione della popolazione italiana autoctona ha quasi cancellato le radici e l’identità profondamente plurale dell’Istria che non ha bisogno di aggettivazioni nazionali croato italiano sloveno. Sarebbe una nuova violenza in una realtà in cui le nostre genti si sono mescolate tra loro”, ha sottolineato Tremul, osservando come in Istria probabilmente non c’è famiglia che non abbia parenti italiani, croati, sloveni ed esuli italiani, sloveni e croati.

“La vicenda dell’esodo è ancora sconosciuta alla maggior parte della popolazione istriana in Croazia e in Slovenia ed è ancora oggetto di tanti preconcetti, mistificazioni e falsificazioni. Devono invece essere conosciute e studiate. Meritano rispetto. Questo progetto rappresenta un inestimabile contributo alla conoscenza, al sapere, unici rimedi alle nuove battaglie che ancora oggi insanguinano il nostro Pianeta, dall’Ucraina alle guerre dimenticate, ai nascenti nuovi totalitarismi e tentazioni totalitarie di cui conosciamo i pericoli avendoli contrastati fisicamente fino a ieri”, ha precisato Tremul, ringraziando le autrici del progetto espositivo, il Centro di ricerche storiche di Rovigno, il Museo etnografico dell’Istria e le Comunità degli Italiani di Gallesano, Dignano e Valle e tutti coloro che hanno collaborato alla sua riuscita. Ha espresso quindi l’auspicio che la mostra possa venire allestita anche in altre città, incluse Lubiana e Zagabria.

Monetine, gioielli e accessori rinvenuti sul territorio istriano.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Un approccio partecipativo

Lidija Nikočević, autrice della mostra assieme a Tamara Nikolić Đerić, ha ringraziato tutti i collaboratori al progetto e ha rilevato come in seno al Museo non si è voluto costruire una nuova verità sull’esodo, ma l’intento è stato quello di dare una voce a coloro che raramente vengono ascoltati. Si è detta compiaciuta per la collaborazione con il Centro di ricerche storiche di Rovigno, più precisamente con la storica Orietta Moscarda che ha scritto l’introduzione all’allestimento. “In questo contesto abbiamo voluto dare la possibilità di esprimersi alle istituzioni che si occupano di queste tematiche – ha puntualizzato -. Si tratta di un approccio partecipativo al progetto”, ha aggiunto Lidija Nikočević, rilevando come al progetto hanno contribuito anche due esponenti dei “rimasti”, Marina Pauletich e Giulia Cnapich.

Tamara Nikolić Đerić ha ricordato che “due anni fa, all’inizio di quest’avventura, una persona mi disse ‘buona fortuna’ – ha osservato l’autrice -. Questo è un tema difficile che ha tante sfumature e tante posizioni diverse. La domanda era da dove cominciare, ma grazie all’approccio partecipativo di coloro che hanno dato il loro contributo e a coloro che hanno condiviso le loro memorie ed esperienze, oggi possiamo dire che noi del Museo etnografico dell’Istria abbiamo cominciato e abbiamo fatto questo primo passo per avvicinare i destini ai più giovani non solo in Istria, ma in tutta l’Europa. Speriamo di imparare dal passato e di guardare al futuro insieme tutelando il nostro patrimonio condiviso”.

L’assessore alla Cultura della Regione istriana, Vladimir Torbica, ha definito molto emotiva e personale la mostra, in quanto gran parte della sua famiglia se n’è andata in Italia nel secondo dopoguerra. “Tutti noi siamo coscienti che molte cose in Istria non sarebbero le stesse se i nostri antenati fossero rimasti nella loro terra. Però, l’esodo c’è stato e posso soltanto ringraziare le autrici della mostra per aver ripreso a elaborare un tema che per tanto tempo era trascurato e credo che dovrebbe essere molto più presente e visibile in pubblico”, ha osservato Torbica, il quale ha invitato i soci delle varie CI a visitare la mostra.

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