Rinasce la rampa di lancio. Si replica!

C’è speranza per la struttura dell’ex Silurificio, che necessita di urgente rinnovo

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Rinasce la rampa di lancio. Si replica!

Dell’animo profondamente industriale di una volta, a Fiume è rimasto ben poco. Infatti, gli unici testimoni di quel passato glorioso, ormai “smantellato”, sono oggi i suoi stabili in disuso. Uno dei più attraenti soggetti di questo tipo è indubbiamente la rampa di lancio dell’ex Silurificio sita nell’ambito dell’ex fabbrica nell’odierna via Milutin Barač (in passato via dell’Industria), complesso iscritto nel Registro nazionale dei beni culturali che, purtroppo, a causa di un’incomprensibile incuria e di una mancata attenzione pluridecennale, nonché del palleggio di responsabilità tra amministrazione cittadina, Autorità portuale e Ufficio per il restauro e la conservazione dei beni storico-culturali di Fiume, versa in uno stato di totale degrado. La Fabbrica di siluri, di fronte alla quale fu costruita la rampa, è scomparsa da tempo e la questione principale attorno alla quale oggidì verte la diatriba inerente alla rampa di lancio è in che modo la stessa possa venire salvaguardata e riportata in vita come attrazione turistica e muto testimone di un ricco passato industriale.

Muto testimone di un ricco passato industriale, la rampa di lancio dell’ex Silurificio tornerà a vivere

Già nel 2012 un team dell’Istituto per le strutture portanti della Facoltà fiumana d’Ingegneria edile, aveva evidenziato il pessimo stato di salute della struttura. Successivamente, a giugno del 2019, il tema sul futuro della stessa tornò a essere attuale, dopo il crollo di parte del tetto in legno. Inoltre, all’epoca si appurò che le colonne sostenenti la rampa, a causa delle onde e della salinità, si erano assottigliate, tantoché il cedimento venne inteso come un serio, drammatico, campanello d’allarme. Dopodiché, complice l’infelice periodo dovuto all’emergenza sanitaria, sulla problematica calò il silenzio fino a circa un mese fa, quando la questione è stata risollevata nel corso dell’ultima sessione del Consiglio cittadino. In quell’occasione il sindaco Marko Filipović, interpellato a pronunciarsi in merito, aveva rilevato che la stazione di lancio si trova sul Demanio marittimo gestito dall’Autorità portuale, responsabile della sua manutenzione, e che la stessa ha realizzato un progetto di conservazione in base al quale l’intera struttura della rampa di lancio andrebbe buttata giù. Dall’elaborato si evince, infatti, che sarebbe più economico demolirla e realizzarne una replica, piuttosto che risanare ciò che ne è rimasto. Il costo approssimativo ammonterebbe a circa dieci milioni di kune per la ricostruzione, il che converrebbe molto più del restauro. Per di più, se all’interno del complesso verrebbe trasferita la sezione del Museo civico inerente al siluro, rappresenterebbe un’altra carta turistica vincente del capoluogo quarnerino. A detta del primo cittadino, la municipalità è pronta a destinare per il progetto in sé una parte minore dei fondi, prevista anche nel Bilancio del prossimo anno, mentre la Port authority ne pianificherà quella maggiore per la ricostruzione. A confermarcelo è stata anche la responsabile dell’Ufficio della Direzione dell’Autorità portuale, Sonja Tešić, a detta della quale, in accordo con la Soprintendenza fiumana, in virtù della prevenzione da altri eventuali crolli e della preparazione per la ricostruzione nonché della replica dell’indiscutibile patrimonio industriale fiumano, da una ventina di giorni sono iniziati i lavori di pulizia dell’area interessata. Una zona alla quale è indissolubilmente legata la nascita, l’evoluzione e la diffusione del siluro come arma.

La struttura è da tempo pericolante

Cenni storici

Il siluro fu ideato negli anni ‘50 del XIX secolo dall’ufficiale della marina austriaca, Giovanni Luppis, che lo perfezionò in un prodotto industriale collaborando con Robert Whitehead, ingegnere inglese, che dirigeva lo Stabilimento Tecnico Fiumano, una fabbrica metalmeccanica che si sarebbe trasformata nel 1874 nel Silurificio Whitehead. La stessa divenne la fornitrice di siluri delle maggiori marine del mondo: oltre all’Austria-Ungheria anche Regno Unito, Francia, Germania, Russia e Stati Uniti divennero suoi clienti, e la Whitehead aprì filiali un po’ ovunque. Tra i brevetti dell’azienda figurano anche uno dei primi sistemi di puntamento guidato dei missili e il giroscopio. La produzione di siluri a Fiume continuò fino al 1966, quando lo stabilimento, denominato “Tvornica Torpedo”, fu riconvertito in Fabbrica di trattori e motori diesel. Non cessò invece la produzione di siluri Whitehead, grazie agli impianti che l’azienda aveva aperto in Italia (La Spezia, Napoli, Livorno). Ancora oggi i siluri prodotti da Leonardo si chiamano Whitehead, mantenendo una tradizione vecchia 150 anni. Il simbolo del silurificio di Fiume è, quindi, proprio la sua rampa di lancio, da cui venivano lanciati in mare i prototipi dei siluri. La struttura fu costruita nel 1866 e ristrutturata più volte con l’andare del tempo.

Nei giorni scorsi è stata smantellata la parte in legno della rampa di lancio

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