Giorno del Ricordo. Furio Radin interviene al Sabor

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Giorno del Ricordo. Furio Radin interviene al Sabor

La solennità del Giorno del Ricordo è stata commemorata pure al Parlamento croato. A portare all’attenzione del Sabor la ricorrenza del 10 febbraio è stato il vicepresidente del Parlamento e deputato della Comunità Nazionale Italiana, Furio Radin, intervenuto in plenaria a nome del Gruppo parlamentare dei deputati delle minoranze nazionali.

”Il 10 febbraio, in Italia in modo istituzionale e in molti altri Paesi nel mondo con manifestazioni spontanee, si ricorda l’esodo, ossia lo spostamento in massa di numerosi abitanti dell’Istria, di Fiume, delle isole quarnerine e di alcune zone della Dalmazia. Ricordare l’esodo significa anche rendere omaggio alla memoria delle vittime delle foibe, le persone gettate nelle cavità carsiche durante e dopo la Seconda guerra mondiale, gli unici ai quali lo Stato croato non ha manifestato la sua Pietas. Chi erano queste persone? Nella stragrande maggioranza dei casi erano civili, italiani autoctoni, il più delle volte estranei a qualsiasi forma d’ideologia politica”, ha detto Radin. “Quanti erano? – ha proseguito –. Non desidero fare speculazioni, lo lascio fare ai negazionisti da una e ai revisionisti dall’altra parte. Mi limiterò a dire che erano molti, troppi, e che si trattò di una tragedia etnica consumatasi in un territorio nel quale le culture s’intrecciano da secoli”.

”Dal punto di vista di noi che siamo rimasti – ancora il deputato della CNI –, sono molto più importanti le ragioni che hanno spinto queste persone ad andarsene e considerare chi se ne è andato. Personalmente, sono del parere che se ne siano andati coloro i quali non hanno avuto la forza di rimanere. Viceversa, a rimanere sono stati coloro i quali non hanno trovato la forza d’abbandonare quella che per secoli era stata la loro casa. Nel corso dell’intera loro esistenza sia gli uni che gli altri sono stati lacerati tra la memoria di ciò che fu e le opportunità che sono andate perse”.

”Alla fin fine – sempre Radin – ad andarsene sono state persone che hanno portato via con sé tavoli, armadi, sedie, semplici suppellettili che si possono vedere nel Magazzino 18 (oggi trasferito al Magazzino 26, nda) del Porto Vecchio di Trieste. Tutto è rimasto accatastato. Si tratta di oggetti che testimoniano, ad esempio, la miseria di 28mila miei concittadini di Pola, l’80 p.c. della popolazione d’allora. Dietro di loro è rimasta una città fantasma e noi, alcune migliaia il cui numero si riduceva di giorno in giorno. Mia nonna e mio nonno, i miei zii, zie e cugini. Tutti sono andati lontano dalla propria casa”.

”Ogni 10 febbraio mi reco a Roma, dove a turno, dal Presidente della Repubblica, al Senato o alla Camera dei deputati del Parlamento italiano vengono ricordate le vittime di questa tragedia. Quest’anno non sono potuto andare a Roma ad assistere alla cerimonia. Per questa ragione, desidero, per questa via esprimere la mia vicinanza e la mia solidarietà”, ha dichiarato Radin, puntualizzando che “l’esodo è una tragedia dell’odierna Istria, che ha subito una terrificante perdita demografica”. “Ad andarsene sono state persone che poi sono diventati grandi artisti, scrittori, chef di fama mondiale, imprenditori, campioni sportivi e altri personaggi già famosi o che lo sarebbero diventati.

Io, però, ricordo la gente comune, le persone semplici, le famiglie povere che s’incamminavano verso il porto di Pola portando con sé le poche cose di valore che possedevano; d’inverno, tremando dal freddo. Le ideologie sono passate sopra le loro teste. Non si può giustificare la loro tragedia con i crimini subiti in precedenza dai croati e dagli sloveni, con i quali gli italiani intrattenevano intensi rapporti personali, con i quali nel corso dei secoli si sono uniti in matrimonio, hanno stretto amicizie, hanno lavorato insieme e commerciato. Le guerre, gli esodi, i crimini commessi tra i popoli, tra i gruppi di persone o tra i singoli sono tragedie che si compiono e che non si possono spiegare con la logica causa-effetto. Una tragedia non spiega mai un’altra, la verità è che si sommano. Dedico questo Giorno del ricordo a tutti gli esuli, ma anche a coloro i quali sono rimasti e con i quali condivido il medesimo destino”, ha concluso Radin il suo intervento nell’emiciclo parlamentare di Zagabria.

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